Economia

Giovani. Se l'Erasmus si apre anche ai poveri. Ecco come

Andrea Persili giovedì 19 maggio 2022

L’Erasmus non lo puoi raccontare: lo devi vivere. Ciascuno di noi ha un amico che lo ha fatto, tutti dicono così. Evoca una ragazza italiana che parte per Lisbona: di giorno studia legge in portoghese, di notte si perde per i vicoli di Alfama. E, ritornando a casa, ricorda col sorriso il vento che scompiglia i capelli a Cabo da Roca e le prime difficoltà: da una lingua nuova da imparare alla prima esperienza fuori casa.

Dal rapporto Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) una storia come tante si specchia nei numeri: la generazione Erasmus ha il volto di una giovane (quasi l’85% ha tra i 18 e i 20 anni) donna (circa il 63%) colta (più della metà ha ottenuto un diploma quinquennale). Ancora alla ricerca di un proprio posto nel mondo, visto che si tratta in larga parte di studenti a tempo pieno. Ma che si sente già pienamente cittadina europea: circa il 67% era già uscita più d’una volta dai confini nazionali per le ragioni più varie.

Quando la studentessa torna in Italia, di tempo ne è passato poco (nel 74,6% dei casi il soggiorno è di breve periodo: da 2 settimane a 2 mesi). Ma abbastanza per ricordarsi di quella affascinante lezione di diritto sul 'contrato' o di quella volta che ha deciso di andare a fare l’alba con le sue nuove amiche sulla spiaggia di Nazaré. Così quasi il 98,2% di chi è partito nel biennio 2017-2018 non ha dubbi: lo consiglierebbe a un amico. E lo consiglierebbe, perché in questa esperienza ha trovato quello che cercava (quasi l’83% dice di aver ottenuto notevoli benefici).

In Erasmus non ci si va (o almeno non solo) con l’aspettativa di acquisire nuove competenze professionali (appena 11%) e men che meno con l’idea di migliorare le opportunità occupazionali (sotto il 5%). Chi parte vuole apprendere una lingua (quasi il 29%) e imparare a stare al mondo, acquisendo le soft skills: precisione, puntualità, resilienza, capacità di cavarsela in ogni contesto. E i risultati ci sono: per 47 su 100 le aspettative sono state 'molto soddisfatte' (abbastanza per il 45,7%). Un incentivo non da poco contro la dispersione scolastica: visto che il 61% dice di aver percepito un cambiamento positivo sulla formazione e lo studio.

Oggi che il progetto Erasmus compie 35 anni – termina domani con la Conferenza di chiusura presso l’Auditorium dell’Inapp la Settimana europea per celebrare l’anniversario – l’Istituto ricorda i risultati del passato: 53mila partecipanti alle esperienze di mobilità transnazionale realizzate dal 2014 ad oggi. E quelli del presente: 457 proposte progettuali per la mobilità individuale ai fini di apprendimento nel 2022 (+35% sul 2021) nonché le 195 candidature per lo sviluppo di Partenariati per la Cooperazione a fronte di una dotazione finanziaria per questo anno di circa 60 milioni di euro per il settore istruzione.

«Con 53mila partecipanti dal 2014 ad oggi, l’Agenzia Nazionale Erasmus+ Inapp conferma di aver raggiunto importanti risultati nel segmento istruzione e formazione professionale del Programma – spiega il presidente, Sebastiano Fadda – apportando, con alcuni dei progetti finanziati quest’anno, un contributo rilevante al tema della European Vocational Skills Week 2022 dedicata al contributo di Erasmus+ alla transizione verde, in linea con l’attenzione della Commissione europea a rispondere alle sfide del cambiamento climatico attraverso lo European Green Deal».

Tra gli obiettivi c’è anche quello di rendere il programma sempre più inclusivo. Nel periodo 2014-2020 gli investimenti Inapp hanno consentito il coinvolgimento di circa 8.000 soggetti con minori opportunità economiche (10,7% del totale dei partecipanti). © RIPRODUZIONE RISERVATA