Ambiente. Ermete Realacci: «L'economia oggi è più avanti della politica»
Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola
«Da Assisi mi aspetto emozioni e proposte concrete che facciano fare dei passi avanti. Mi aspetto che si entri nel merito in un momento in cui la situazione è sicuramente difficile, ma come dice sempre papa Francesco, peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla». È la certezza di Ermete Realacci, ambientalista di antica data, presidente di Symbola e tra i promotori del 'Manifesto di Assisi per un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica' firmato nello scorso gennaio da imprenditori, ambientalisti, intellettuali, proprio al Sacro Convento.
In perfetta linea con Economy of Francesco.
È un’ottima base per ragionare sul futuro, sull’economia, sulla società, e termina con la parola 'gentile'. Alcuni la ritenevano un po’ frivola in un documento così impegnativo. Ma poi abbiamo visto il ruolo che la gentilezza ha avuto in Fratelli tutti. Dell’enciclica mi ha colpito la forza del rivendicare l’importanza di sentimenti, emozioni, comportamenti apparentemente minori ma in realtà potenti nel loro essere diversi. Nella Laudato si’ questo ruolo lo svolgevano altri termini, come la bellezza e la sobrietà, che non si oppone allo sviluppo ma è una sua condizione. Non è meno vita, non è bassa intensità ma il contrario. È il rivendicare la mitezza come chiave del futuro. E un’economia a misura d’uomo è più capace di futuro. Questo vale per l’organizzazione della società: la diseguaglianza non può essere più considerata un fattore marginale nel ragionamento sul futuro. Ma vale anche per la crisi climatica che non è solo un pericolo ma anche una straordinaria opportunità.
Ma perchè oggi questa sfida è più praticabile?
Perché l’economia va da quella parte. Le fonti rinnovabili costano sempre meno. L’ultima asta fatta in Portogallo sul fotovoltaico ha spuntato un prezzo del kilowattore un quarto del termoelettrico italiano e un decimo del nuovo nucleare francese. Trump aveva puntato tutto sul carbone. E la successiva uscita dagli accordi sul clima di Parigi era motivata proprio da questo. Ha fatto misure a favore del carbone ma i consumi sono calati tantissimo, hanno chiuso 50 centrali e a giugno tutti i nuovi impianti di erano da rinnovabili.
L’economia è più avanti della politica?
Non metterei la mano sul fuoco che è una conversione di cuore ma ha capito che là bisogna andare. Nella politica c’è invece ancora l’idea che parlare di sobrietà e gentilezza, occuparsi della coesione, preoccuparsi di non lasciare indietro nessuno, occuparsi dei piccoli comuni, della bellezza, sia un po’ da fighetti. Non puoi dire di non farlo, ma non dipende da quello il tuo futuro. Questa visione oggi è economicamente molto più debole.
Ma ci sono anche altri rischi?
Smettiamola di pensare che dobbiamo convincere gli altri che abbiamo ragione. Concentriamoci sull’obiettivo. Ci può essere chi va nella direzione che noi vogliamo anche se non ha i nostri stessi punti di vista. Anche a lui dobbiamo parlare. Da questo punto di vista la cultura cattolica è una vaccinazione contro l’unilateralismo delle idee. E in questo Assisi, luogo del dialogo, svolge un ruolo formidabile.
In questa fase ci potrebbero essere tentazioni, in nome della ripresa, di scegliere vecchie strade.
Il rischio c’è. Ma andiamo a rileggere il Papa. La Laudato sì ha fatto un po’ da ombrello a un ragionamento sulla possibilità di un’altra economia che oggi durante questa durissima pandemia, è ancora più forte. La risposta alla pandemia, pur tra contraddizioni, scontri, può essere la chiave di un enorme investimento. Sembra che l’Europa abbia trovato la sua luna, come fece Kennedy col famoso discorso del 1962 in cui disse che avrebbe portato un americano sulla luna entro il decennio. Molti pensarono che fosse impazzito. Invece con un investimento fortissimo in termini tecnologici, economici ma anche valoriali, fu una sfida vinta.
E l’Italia?
Nonostante tanti difetti, abbiamo un impianto in larga parte della nostra economia che è più intrecciato con le comunità, i territori. Le imprese che vanno meglio sono quelle legate alla qualità e alla bellezza, perché si nutrono di coesione. Con gli schiavi non produci cose belle.