Lavoro. Le piattaforme italiane per far incontrare domanda e offerta in agricoltura
Lavorare nei campi per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori. In Italia si può fare. Ed è tutto sommato anche un modo diverso di contribuire a tenere viva la produzione agroalimentare del Paese, alle prese con Covid– 19 e quindi con la carenza di manodopera straniera da un lato e, dall’altro, con le esigenze pressanti delle aziende agricole ormai costrette a procedere con le raccolte di stagione oltre che con i lavori primaverili. Che la questione sia importante, lo si deduce da pochi dati. Il quasi saccheggio degli scaffali di prodotti alimentari nei supermercati, le file fuori dai pochi negozi aperti, le scorte casalinghe degli alimenti di base, sono tutti segnali di una corsa all’accaparramento che, fra l’altro, non ha mai avuto ragione d’essere ma che pure ha rischiato di mettere in crisi la produzione e la distribuzione agroalimentare.
Sul fronte più strettamente economico, invece, i numeri dicono tutto. Coldiretti, per esempio, ha calcolato in mezzo milione le giornate di lavoro andate perse in agricoltura a marzo con la chiusura delle frontiere ai lavoratori stranieri per far fronte all’emergenza Covid– 19.
E probabilmente in aprile non è andata meglio. A complicare la vita degli agricoltori, ci si sono messe anche le regole di assunzione piuttosto rigide. Ma il comparto non è stato certo a guardare. Coldiretti, per esempio, in pochi giorni ha progettato e attivato Jobincountry un portale che è una banca dati che funziona da luogo di incontro virtuale tra la domanda e l’offerta di lavoro agricolo.
Le aziende agricole inseriscono le loro necessità e le condizioni contrattuali; chi cerca lavoro indica le esperienze fatte e le proprie disponibilità. L’attività è svolta direttamente nelle singole provincie attraverso le società di servizi delle Coldiretti locali. Sperimentata prima in Veneto e poi estesa a tutta Italia, l’iniziativa ha avuto grande successo. Tratti simili ha AgriJob di Confagricoltura che viene presentato come un “servizio di intermediazione” il cui funzionamento prevede che la compilazione da parte del lavoratore di un modulo che trova sul sito dell’organizzazione agricola e nel quale deve indicare la provincia di interesse: la candidatura viene quindi smistata automaticamente e segnalata all’azienda che cerca manodopera.
“Anche le imprese – spiega l’associazione –, possono usare la piattaforma, pubblicando le offerte di lavoro”. Stessa filosofia e modalità d’azione per la piattaforma Lavora con agricoltori Italiani di Cia–Agricoltori Italiani dove aspiranti lavoratori agricoli vengono messi in contatto con le aziende in cerca di manodopera. Certo, è improbabile che Covid–19 scateni una sorta di contro esodo dalle città alle campagne, ma una cosa appare chiara: con la pandemia il lavoro nei campi pare abbia ritrovato nuovo smalto, una sorta di rilancio e riconsiderazione. Il successo dei portali di ricerca di manodopera è lì a dimostrarlo. Basta sapere che solo Jobincountry in poche ore ha totalizzato qualche migliaio di richieste: in fila, anche studenti universitari, pensionati, cassaintegrati.