Finanziamenti europei. Le imprese pronte ad utilizzare le risorse Ue
Un'impresa su tre intende utilizzare i finanziamenti europei e i fondi comunitari. Chiede però la semplificazione amministrativa, un linguaggio semplice di bandi e modulistica e assistenza tecnica. È quanto emerge dall’indagine SiCamera e InfoCamere su oltre 32mila imprese nell’ambito del progetto Sisprint (Sistema integrato di supporto alla progettazione degli interventi territoriali), condotto da Unioncamere e dall’Agenzia per la Coesione territoriale e finanziato dal PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020.
Pandemia e nuove risorse europee danno linfa alla voglia di utilizzare finanziamenti Ue. Ma per affrontare le domande, una impresa su due lamenta difficoltà di adempiere alle richieste, oltre un quarto sottolinea l’eccessivo lasso di tempo tra richieste ed assistenza e la modesta rispondenza degli strumenti alle esigenze delle imprese. Alcune denunciano che i settori dei bandi non sono attinenti alle attività dell’impresa (17,8%) e pure la poca assistenza delle amministrazioni responsabili dei bandi (14%). Altre le dimensioni imprenditoriali limitate (13,6%), la scarsa chiarezza degli istituti di credito (13,2%) e le difficoltà legate all’obbligo di presentare garanzie e/o fidejussioni (10,9%). Così per oltre la metà delle imprese intervistate sarebbe indispensabile una semplificazione delle procedure amministrative, l’utilizzo di un linguaggio semplice nei bandi e nella modulistica (33,9%), l’assistenza tecnica per l’accesso ai bandi e in itinere (19,9%), una documentazione amministrativa standard (13,6%), una comunicazione più mirata a target specifici (13%), un’informazione più approfondita sulla tempistica di avvio dei bandi (12,6%) e tempi certi per la pubblicazione degli avvisi, la valutazione del progetto e i pagamenti (8,5%).
La salute e il benessere sono considerati i settori fondamentali sui quali concentrare le risorse comunitarie perché precondizioni essenziali dello sviluppo. Tra gli altri ambiti di intervento segnalati le politiche del lavoro (32,3%), l’istruzione di qualità (31,2%), le azioni dirette alla riduzione della povertà (24,4%), il maggior utilizzo delle fonti rinnovabili (13,9%), la dotazione infrastrutturale del territorio (13,6%), la ricerca e l’innovazione tecnologica (10,4%), la giustizia (riduzione dei tempi: 10,2%), una maggiore sicurezza e legalità (9,9%) e mobilità e trasporti (8,7%).
Alla sfida del nuovo settennato di programmazione comunitaria le imprese del Belpaese si presentano abbastanza preparate. L’indagine mostra infatti che il 24,6% è a conoscenza della politica di coesione territoriale dell’Ue, con la Basilicata tra le regioni più informate, seguita da Campania e Sardegna. Il 22,1% delle imprese manifatturiere conosce invece il Piano nazionale Transizione 4.0. E il 21,9% ha adottato tecnologie 4.0, puntando soprattutto sul digital marketing (5,7%), sulle tecnologie per la simulazione tra macchine interconnesse finalizzata all’ottimizzazione dei processi (5,2%), sui robot collaborativi interconnessi (5%), sulle stampanti 3D (3,9%) e sul big data analitics (3,7%).