Monete virtuali. Le Borse non sanno resistere alla tentazione dei bitcoin
(Ansa)
Fra un paio di settimane su due Borse di Chicago sarà possibile comprare e vendere contratti futures basati sulla quotazione dei bitcoin: acquistando questi derivati su piattaforme regolamentate anche gli investitori meno spericolati potranno aggiungere un po’ di monete virtuali al loro portafoglio. Gli servirà comunque coraggio. Il valore del bitcoin in dollari è molto volatile, può succedere che aumenti del 20% in un giorno solo ma allo stesso modo può anche crollare bruscamente.
Ultimamente gli aumenti di valore sei bitcoin e delle altre principali valute virtuali, come l’Ethereum o il Litecoin, sono state più numerose e potenti delle cadute. In un anno il prezzo del bitcoin è salito di oltre il 1300%, fino a raggiungere gli attuali 10.812 dollari. Siamo in piena corsa all’oro virtuale. Era difficile per le grandi Borse resistere alla tentazione di restare fuori da questa partita. È diventato difficile anche per molti investitori o piccoli risparmiatori, che entusiasmati dalle notizie sulla corsa dei prezzi si stanno tuffando nell’attività di acquisto e vendita dei bitcoin. Il numero di portafogli per bitcoin attivi su Coinbase, una delle maggiori piattaforme per l’acquisto e la vendita della moneta virtuale, quest’anno è più che raddoppiato, passando da 5 a 13,5 milioni utenti. Mentre l’app di Coinbase è entrata nella classifica delle quaranta più scaricate sull’App Store degli iPhone. Pochi giorni fa però la stessa Coinbase ha smesso di comunicare i dati sul numero di utenti attivi, rendendo ancora più opaco un mercato che è già pieno di misteri. C’è il mistero originale, cioè quello su chi si nasconda dietro lo pseudonimo di Sakoshi Nakamoto, l’inventore della moneta virtuale.
Ma il mercato dei bitcoin ha anche misteri meno affascinanti e più pericolosi. Non si sa nulla di chi vende e compra monete virtuali, non si sa nulla di chi le produce usando la memoria dei computer per risolvere i complicati calcoli nell’attività di mining dei bitcoin, non si sa nemmeno quanti siano i bitcoin effettivamente in circolazione. La tecnologia blockchain garantisce la regolarità delle transazioni attraverso la moneta virtuale, ma nient’altro. Ad esempio si stima che almeno un terzo delle monete virtuali sia andato perso dentro hard disk sconosciuti o abbandonati anni fa. Il clamoroso caso di Mt Gox, che nel 2013, quando era la principale Borsa di scambio di bitcoin, fece bancarotta dopo avere denunciato il furto di 650mila monete virtuali (un bottino che oggi vale più di 7 miliardi di dollari), è ancora lì a ricordare quanto sia pericoloso operare in un contesto senza regole.
Per quanto ai paladini del bitcoin piaccia l’idea di considerare la moneta virtuale come una valuta alternativa, il bitcoin è in realtà ha poco in comune con i soldi. Assomiglia piuttosto a un contratto derivato su un metallo prezioso, come quelli sull’oro. Non assomiglia a una valuta perché nessuno oggi compra dei bitcoin con l’obiettivo di usarli per acquistare effettivamente qualcosa: una moneta che guadagna o perde “normalmente” il 5% ogni giorno è inutilizzabile per acquisti 'veri'. Chi si mette ad aprire un portafoglio di bitcoin oggi sta investendo. Può anche essere fortunato e riuscire a guadagnarci. Ma entra in un mondo sregolato dove si trova a spendere soldi veri per comprare monete virtuali il cui valore è determinato soltanto dalle mosse di soggetti sconosciuti. Nessuno degli altri futures che si possono comprare sulla Borsa di Chicago – dove si scambiano anche contratti singolari, come quelli sulla pancetta di maiale o sul succo di arancia – è simile ai bitcoin nel loro essere completamente separati dalle dinamiche di domanda e offerta che avvengono nell’economia reale. E nulla è più azzardato che investire su qualcosa che, in definitiva, non esiste.