LAVORO. Fornero: riforma ammortizzatori sociali con i soldi che abbiamo
È ripresa in tarda mattina presso il ministero del Lavoro la trattativa tra governo e parti sociali. Il confronto si incentra soprattutto su riforma degli ammortizzatori sociali e dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, le due questioni su cui le posizioni restano distanti. È stato annunciato che governo e parti sociali torneranno ad incontrarsi giovedì 23 febbraio e ancora il 1 marzo, incontro nel quale si parlerà di flessibilità. Il governo non ha specificato ma per flessibilità si dovrebbe intendere anche flessiblità in uscita."La riforma non può partire prima dell'autunno del 2013". Lo ha detto, secondo quanto si apprende, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, alle parti sociali. "Oggi - ha aggiunto - dobbiamo gestire la crisi con gli strumenti che abbiamo. La riforma ammortizzatori sociali la faremo con i soldi che abbiamo", ha aggiunto il ministro. "Per attutire gli effetti della crisi - ha affermato ancora secondo quanto trapela dal ministero del Lavoro - l'attuale sistema degli ammortizzatori resterà fino ad autunno 2013". Poi, spiegano fonti, partirà la riforma degli ammortizzatori con il riordino della cassa integrazione guadagni, l'assicurazione per la disoccupazione involontaria, il rafforzamento degli strumenti di sostegno al reddito e il riordino incentivi.
CAMUSSO: ARTICOLO 18, NORMA DI CIVILTA'Sulla riforma del lavoro è intanto intervenuta ieri sera Susanna Camusso, segretaria della Cgil, nel corso della trasmissione televisiva Che tempo che fa su Raitre: «L' universalità degli ammortizzatori è una cosa giusta ma non sostituisce la cassa integrazione che consente la reindustrializzazione. Per uno strumento universale servono poi le risorse e per finanziarlo si può pensare anche alla patrimoniale e alla lotta all'evasione». Questa posizione contrasta con l'idea del governo di sostituire la cassa integrazione con il sussidio di disoccupazione. La leader della Cgil ha infatti ricordato che la cassa integrazione può durare fino a tre anni mentre il sussidio non più di dieci mesi. Per Camusso, il problema resta comunque come creare occupazione e non soltanto aiutare chi il lavoro lo perde. Da qui la disponibilità alla trattativa: "È necessario che il paese abbia un intervento sul mercato del lavoro e credo sia necessario farlo con il contributo delle parti».Posizione distante dall'esecutivo pure sulla possibile riforma dell'articolo 18: «È una norma di civiltà. Èesistita per tanti anni e nessuno ha mai sollevato problemi. Non si può indebolirla. Non produrrebbe maggiore efficacia, ma darebbe alle imprese il messaggio potete fare quello che volete. Quel che si può fare è trovare una procedura per risolvere in tempi più rapidi i contenziosi». Camusso ricorda a tale proposito che «un procedimento giudiziario per licenziamento dura sei anni: questa è un'eccessiva incertezza sia per il lavoratore che per le imprese». Alla domanda se sarà raggiunta l'intesa sulla riforma del lavoro a fine marzo replica: «Dire che siamovicini è un pò presto».