Economia

L'allarme dell'Istat. Lavoro, madri ancora penalizzate

Paolo Ferrario lunedì 18 novembre 2019

Diventare padri migliora la partecipazione degli uomini al mercato del lavoro, mentre essere madri è ancora panalizzante per le donne, a causa della difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia. Un dato (forse) inatteso e una conferma, invece ampiamente prevista, sono i due aspetti principali del report “Conciliazione tra famiglia e lavoro”, diffusa questa mattina dall'Istat, su dati del 2018. A livello generale, sono 12 milioni e 746mila le persone tra i 18 e i 64 anni (pari al 34,% della popolazione considerata), che si prendono cura di figli minori di 15 anni o di parenti malati, disabili o anziani. Tra questi, 2 milioni e 827mila svolgono questo servizio di cura in maniera continuativa. Fra i genitori occupati con figli minori di 15 anni, il 34,6% dei padri e il 35,9% delle madri lamentano problemi di conciliazione tra il lavoro e la famiglia e poco meno di un terzo utilizza i servizi messi a disposizione dagli enti locali. Anche questa carenza, fa sì che l'11,1% delle donne con almeno un figlio, non abbia mai lavorato fuori casa, per prendersi cura della famiglia.

Il divario tra uomini e donne

Mentre il tasso di occupazione degli uomini tra i 25 e i 54 anni, con figli minori di 14 anni, tende a migliorare (89,3% rispetto all'83,6% degli uomini senza figli), per le donne la situazione è opposta e ancora fortemente penalizzante. Il tasso di occupazione delle madri di 25-54 anni è al 57%, mentre quello delle donne senza figli è al 72,1%. I tassi di occupazione più bassi si registrano tra le madri di bambini in età prescolare: 53% per le donne con figli sotto i 2 anni e 55,7% per quelle con figli tra i 3 e i 5 anni. All'opposto, la quota di chi resta escluso dal mercato del lavoro è più bassa per i padri rispetto agli uomini senza figli, con un tasso di inattività pari, rispettivamente, al 5,3% e 9,1%. Per le madri, invece, il tasso di inattività è del 35,7%, rispetto al 20,3% delle donne senza figli.

La laurea fa la differenza

Cruciale, per favorire il lavoro delle madri, è il titolo di studio. Il report dell'Istat, infatti, evidenzia che oltre l'80% delle madri laureate ha un lavoro fuori casa, contro il 34% di quelle con titolo di studio pari o inferiore alla licenza media. Il divario con le donne senza figli scende da 21 punti percentuali se il titolo di studio è basso, a 3,7 punti se pari o superiore alla laurea. Il titolo di studio fa la differenza anche tra le donne che hanno responsabilità di cura di parenti malati, anziani e disabili. Un servizio che, in sei casi su dieci, è svolto dalle donne (1 milione e 343mila quelle tra i 45 e i 64 anni di età, di cui il 49,7% è occupata). Dal confronto con le donne che non hanno questo tipo di responsabilità, emerge un divario tra i tassi di occupazione pari a quasi 4 punti percentuali, confermato anche a livello territoriale. Il possesso di un titolo di studio pari o superiore alla laurea, annota l'Istat, riduce invece la differenza tra le donne con o senza responsabilità a soli 1,9 punti percentuali.

Italia maglia nera in Europa

La mancata partecipazione al mercato del lavoro o l'interruzione lavorativa per motivi legati alla cura dei figli, riguarda quasi esclusivamente le donne ed è un fenomeno che non viene riscontrato, con queste dimensioni, in altri Paesi dell'Unione Europea. Nel 2018, quasi il 50% delle donne tra i 18 e i 64 anni con almeno un figlio, ha interrotto il lavoro per almeno un mese continuativo, compresa la maternità obbligatoria (per chi ne ha usufruito). La media dell'Unione Europea è, invece, il 32,6%. Inoltre, in Italia, l'11,1% delle donne con almeno un figlio non ha mai lavorato, un valore triplo rispetto al 3,7% della media europea.

Orari impossibili

Oltre un lavoratore italiano su tre, il 35,1% per la precisione, denuncia la difficile conciliazione tra i tempi di lavoro e quelli di cura della famiglia. Al primo posto, nella classifica delle difficoltà quotidiane, c'è il regime orario. In particolare, le fatiche maggiori sono a carico delle madri con un impiego a tempo pieno (43,3% fa fatica a conciliare), rispetto al 24,9% di quelle che lavorano part-time. La conciliazione è resa complicata anche dal lavoro a turni, in orari pomeridiani o nel fine settimana (19,5%) e dal troppo tempo necessario per raggiungere il posto di lavoro (18,1%).

Servizi scarsi e troppo cari

Soltanto il 31% delle famiglie con figli sotto i 14 anni si avvale regolarmente di servizi pubblici o proivati, come asili nido, scuole materne, ludoteche o baby-sitter. Il 38% chiede aiuto ai parenti che, in nove casi su dieci, sono i nonni. Tra le madri di under 14 che non utilizzano i servizi, il 15% ne avrebbe, invece, estremo bisogno ma non può accedervi perché troppo costosi (9,6%), oppure assenti o senza posti disponibili (4,4%). In particolare, lamentano costi troppo alti le madri con figli di 0-5 anni (15,6%) e le non occupate (12,9%), le quote più alte per la mancanza dei servizi sono sempre tra le madri di figli in età prescolare (6%) e le residenti nel Mezzogiorno (5,5%).