Istat. La ripresa occupazionale lascia a casa le donne
L'Istat: ad ottobre 35mila posti di lavoro in più, ma solo per gli uomini
È una ripresa disomogenea e "di genere" quella registrata dal mercato del lavoro nel mese di ottobre e fotografata dall’Istat. Rispetto all’anno scorso ci sono 390mila occupati in più ma il gender gap si è acuito. Oltre due terzi della nuova occupazione è appannaggio della componente maschile con 271mila nuovi posti di lavoro mentre i nuovi contratti al femminile sono stati appena 118mila. Stesso andamento per la disoccupazione con un calo su base annua di appena 22mila unità per la componente femminile e di 117mila per quella maschile.
In pratica il tasso di disoccupazione su base tendenziale è diminuito di 0,3 punti per gli uomini ed è rimasto invariato per le donne. Il tasso di disoccupazione complessivo ad ottobre si attesta al 9,4% con una crescita dei 0,2 punti rispetto a settembre e un calo dello 0,6% rispetto ad un anno fa. I disoccupati hanno raggiunto quota 2 milioni e 373mila unità mentre continua il calo degli inattivi che in un anno sono diminuiti di 425mila unità, dopo un boom nel 2020. Rispetto ai livelli pre-pandemia il numero di occupati complessivo è sceso di 200mila unità, con il tasso di occupazione al 58,6% (appena lo -0,1% in meno), il tasso di inattività invece è salito al 35,2% (+0,4%).
Se i numeri indicano un progressivo ritorno alla "normalità", entrando nel dettaglio emerge una ripresa dell’occupazione a velocità ridotta rispetto a quella economica, con alcune categorie che rimangono "ferme". Rimanendo sulle diseguaglianze di genere ancora più drastico appare il dato mensile: hanno trovato lavoro soltanto uomini in base ai dati Istat (36mila persone) mentre le donne sono rimaste a guardare. I dati di ottobre confermano altri trend emersi in questi ormai quasi due anni di pandemia. I contratti a termini continuano ad essere trainanti; ben 384mila in più in un anno a fronte di 137mila assunzioni a tempo indeterminato. Segnale che le imprese preferiscono non sbilanciarsi nonostante i buoni risultati della produzioni industriale e delle esportazioni. Prosegue l’emorragia del lavoro indipendente, iniziata con l’arrivo del virus: in un solo mese gli autonomi sono diminuiti di 132mila unità. Attualmente lavorano in proprio 4,9 milioni di italiani, a gennaio del 2020 erano 5,3 milioni. «Di un ridimensionamento del lavoro autonomo accentuato dalla pandemia» parla l’Ufficio Studi di Confcommercio commentando i dati sull’occupazione. «Rispetto a febbraio del 2020 il gap è di 318mila unità. Per una ripresa più sostenuta dell’occupazione è necessario che anche questa componente torni a crescere». Un segnale incoraggiante arriva dall’occupazione giovanile: gli occupati under 25 sono 38mila in più nel mese di ottobre rispetto a settembre e 129 mila in più in un anno. Dati che hanno come effetto quello di ridurre il tasso di disoccupazione al 28,2%, in calo del 2,7% in un anno. Gli occupati nella fascia d’età 15-24 anni in un anno sono cresciuti del 5,3%.