Nei periodi di crisi, il lavoro domestico e cura della persona resta una colonna portante dell'economia italiana. L’Oil-Organizzazione internazionale del lavoro stima
che il settore potrebbe
generare, se supportato da politiche economiche e sociali, circa 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030. Ciononostante, il contributo del lavoro domestico al benessere collettivo è spesso sottovalutato sia riguardo la natura specifica del datore di lavoro che — nella stragrande maggioranza dei casi è un individuo o un membro dalla famiglia — sia in relazione alle competenze e la responsabilità che esso richiede. Nel complesso sono oltre due milioni le persone che lavorano come colf, badanti o assistenti familiari. Secondo i dati
Inps (relativi al 2020) rielaborati da
Domina ne
l Terzo Rapporto annuale sul lavoro domestico, i
lavoratori domestici regolari sono stati oltre 920mila, con un aumento del 7,5% rispetto all’anno precedente. Tra questi, vi è una netta
prevalenza di donne (87,6%) e una
forte presenza straniera, pari al
68,8% del totale, proveniente per lo più dall’Est Europa. Il comparto rimane quello con la
maggior presenza di lavoro nero. I dati evidenziano infatti un
tasso di irregolarità pari al 57%, ben al di sopra rispetto alla media dei principali settori produttivi.
Nonostante oggi il comparto sia molto più tutelato di un tempo (innanzitutto grazie al Ccnl), i cambiamenti sociali ed economici continuano a porre nuove sfide. Un esempio, di cui si fa cenno nel Rapporto, è dato dalle piattaforme digitali che entrano piano piano anche nel mondo del lavoro domestico. Questo fenomeno, al pari di altri processi sociali, è stato accelerato notevolmente dagli effetti della pandemia.
Secondo il rapporto Welfare Italia, supportato da Unipol con la collaborazione di The European House-Ambrosetti, con il nostro Paese che registra i primati della denatalità e della popolazione più anziana, dietro solo alla Finlandia,
nel 2035 ci saranno 2,5 milioni di persone in meno rispetto al 2020, e nel 2050 la popolazione italiana potrebbe attestarsi a 52,3 milioni di persone - 6,7 milioni in meno del 2020 - con un'incidenza degli over-65 pari al 37% del totale. La diminuzione della base lavorativa e l'aumento della popolazione anziana metteranno ancor di più sotto pressione il sistema di welfare del Paese. Nel 2035 il numero di pensionati supererà per la prima volta quello degli occupati, mentre per essere in equilibrio dovrebbero esserci tre lavoratori ogni due pensionati. Come invertire la tendenza?
Welfare, Italia pone l'accento sull'occupazione femminile: a oggi l'Italia è penultima nell'Unione Europea per tasso di occupazione femminile e prima per tasso di part-time involontario
. Tra le altre cose, suggerisce il rafforzamento strutturale degli strumenti di sostegno alle famiglie e alla natalità, la trasformazione dei congedi di maternità e paternità in «congedi gender neutral», e poi corsi di formazione per l'up-skilling o il re-skilling. La ministra per la Famiglia
Eugenia Roccella ha parlato della necessità di ricostruire una «rete per sostenere maternità», da accompagnare alle misure fiscali («la famiglia dal punto di vista fiscale è sempre stato trattata molto male»). Ha anticipato l'intenzione di predisporre «un piano strategico per la natalità coinvolgendo la Sanità, il Lavoro e gli altri ministeri che di volta in volta saranno toccati», per «mettere al centro» quello che ha definito un «inferno demografico, visto che questo non è più un inverno demografico e che sono gli ultimi anni in cui si può fare qualcosa».