Lavoro domestico. Ecco come renderlo regolare e semplificato
Una colf al lavoro
Il lavoro domestico in Italia rappresenta un settore cruciale, ma al contempo uno dei più esposti a forme di sfruttamento e precarietà. Una ricerca di Assindatcolf-Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico-Idos sostiene che nel 2025 le famiglie italiane avranno bisogno del supporto di due milioni e 288mila unità di personale domestico per soddisfare il proprio fabbisogno di assistenza. Numeri che conteggiano non solo i nuclei con lavoratori già in regola, ma anche i datori di chi lavora senza contratto. Di questi, due su tre saranno stranieri (un milione 524mila lavoratori) e 764mila saranno invece nostri connazionali. L'aspetto che più di tutti gli altri elementi riassume le difficoltà del settore è la scelta di molte donne di rinunciare al lavoro a causa dell'incompatibilità con gli impegni familiari. Tra il 2018 e il 2023, nonostante l'incremento dell'occupazione femminile, è aumentato, infatti, il numero di donne tra i 55 e i 64 anni che hanno scelto di non lavorare per tale motivo (+219 mila, il 34,7% in più rispetto al 2018). Negli ultimi due anni (2021-2023), si è assistito a un calo particolarmente vistoso: secondo l'Istat, sono 145 mila gli occupati in meno nel settore domestico, per una contrazione del 9,5%, a fronte di un mercato del lavoro che ha invece raggiunto nuovi record di occupazione. Anche la domanda dei servizi di collaborazione mostra lo stesso andamento: da due milioni e 600 mila famiglie che si sono avvalse di colf, badanti e baby-sitter nel 2011, a 1,9 milioni del 2022, pari al 7,4% dei nuclei residenti. Per l'Assindatcolf, calo delle nascite e diffusione dello smart working sono le probabili cause che hanno impattato sulla domanda di servizi di collaborazione, in particolare per quelli legati alla prima infanzia e alla cura della casa. «Ma soprattutto, a pesare è la difficoltà a sostenere i costi per l'assistenza di parenti non autosufficienti», si sottolinea.
Secondo l'indagine Family (Net) Work svolta a luglio 2024 su un campione di 2.015 famiglie aderenti ad Assindatcolf e Webcolf, i nuclei che si avvalgono dei servizi forniti da una badante affrontano ogni mese un costo superiore al 50% del reddito mensile. «Cifre ormai insostenibili non solo per le famiglie a basso reddito, ma anche per il ceto medio (le famiglie che fanno fatica a sostenere queste spese passano dal 27,9% del gennaio 2023 al 55,2% del luglio 2024)». Non va, inoltre, sottovalutato come la stessa offerta di lavoro, molto ampia in passato, si stia restringendo. Le famiglie italiane, infatti, non solo hanno problemi a reclutare la persona giusta per il tipo di lavoro da svolgere (68,7%), ma anche nel reperire le figure disponibili (21,5%). «Emblematica è la difficoltà di ricambio generazionale nel settore - si evidenzia nel rapporto -. Se nel 2014, su 100 badanti, 24 avevano meno di 40 anni e 12 più di 60 anni, nel 2023, la quota di under 40 risulta quasi dimezzata (14,2%), mentre quella degli over 60 più che raddoppiata (29,1%)». Resta infine irrisolto il nodo del sommerso, così come ha evidenziato l'Istat: l'elevata quota di irregolarità che ancora caratterizza il comparto è stimata, infatti, al 54% nel 2023. Il lavoro domestico rappresenta il 38,3% dell'occupazione irregolare dipendente in Italia e genera un costo per la collettività pari a quasi 2,5 miliardi di euro all'anno (1,5 miliardi di euro derivanti dal mancato gettito contributivo e 904 milioni di euro annui dall'evasione Irpef).
Una piattaforma contro la precarietà
Con l'intento di contrastare la precarietà e lo sfruttamento di colf, tate, badanti e baby sitter e semplificare la gestione dei rapporti di lavoro domestico, nasce Baze, la startup che attraverso intelligenza artificiale e algoritmi, promuove attivamente la regolarizzazione e la trasparenza del settore. La piattaforma innovativa che permette alle famiglie di trovare, assumere e pagare collaboratori domestici referenziati e verificati attraverso un'app per smartphone. Con un team di dipendenti che lavora da remoto dal Sud al Nord Italia, fino alla Thailandia e all'Argentina, Baze è stata fondata da tre giovani imprenditori under 26, Davide Lauria (Bologna), Nicolò Gori (Padova) e Dario Valastro (Catania) che si sono ritrovati ad affrontare in prima persona il problema con le rispettive famiglie, ovvero la ricerca estenuante di una persona affidabile che aiuti nella cura della casa. Questa esperienza li ha spinti a ideare una soluzione innovativa. Così nasce Baze, piattaforma rivoluzionaria che promette di trasformare il settore del lavoro domestico, tradizionalmente gestito in maniera analogica e spesso afflitto da irregolarità e complessità burocratiche. La missione è chiara: rivoluzionare il settore domestico rendendo veloce e accessibile la ricerca di colf, tate affidabili e verificate introducendo un'innovazione digitale rispetto un settore ancora arretrato.
Da luglio 2023, Baze ha registrato una crescita esponenziale: più di 6mila lavoratori sono già attivi sulla piattaforma, con 400mila euro in stipendi regolari generati e una crescita mensile del 20% nei posti di lavoro creati. La piattaforma ha anche stretto collaborazioni con associazioni di categoria come Nuova Collaborazione e Assindatcolf firmatarie del Ccnl domestico. In meno di 15 minuti le famiglie ricevono i migliori candidati per la posizione lavorativa e possono svolgere videocolloqui direttamente in app in ambiente sicuro. L'app guida gli utenti attraverso l'attivazione dei contratti di lavoro e l'archiviazione sicura dei documenti, garantendo conformità legale e facilità nella gestione delle presenze mensili e delle buste paga. Per i lavoratori, Baze offre la possibilità di creare e mantenere un curriculum digitale aggiornato, accesso a offerte di lavoro su misura e notifiche istantanee per opportunità di impiego che corrispondono alle loro competenze e preferenze.
La piattaforma utilizza un algoritmo di intelligenza artificiale per pre-screening e verifica candidati rapidi, riducendo tempi e costi di ricerca e matching, e offre una gestione completa del rapporto lavorativo, inclusa la registrazione all'Inps e la gestione delle buste paga. Con un'interfaccia intuitiva e user-friendly, l'app offre una soluzione completa che copre ogni aspetto del processo di assunzione e gestione dei lavoratori domestici.
Utilizzando tecniche avanzate di machine learning, l'algoritmo ottimizza il processo di selezione abbinando famiglie e lavoratori in modo efficace e preciso. Ats Proprietario: il sistema di gestione delle candidature integra l'algoritmo di smart matching per un processo di selezione rapido e mirato, consentendo una gestione efficiente delle candidature e delle selezioni finali. Baze ha integrato funzionalità avanzate AI per migliorare l'esperienza utente e l'efficienza operativa, includendo supporto al cliente tramite chatbot, assistenza nelle vendite e selezione automatizzata dei lavoratori. Baze non solo offre un servizio, ma crea un impatto positivo sulla società, mirando a stabilire rapporti di lavoro dignitosi e duraturi, garantendo sicurezza e conformità normativa. Attraverso piani di welfare e benefit aziendali, Baze aiuta anche le aziende a ridurre significativamente il tempo di recruiting e il turnover dei dipendenti.
Tra opportunità e ritardi
«Se non saranno allungati i tempi previsti per il precaricamento delle istanze del decreto Flussi 2025, in particolare per le 10mila nuove quote per l'assistenza a over 80 e disabili, si rischia un flop del click day del 7 febbraio». È quanto dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. «La finestra stabilita (dall'1 al 30 novembre) per caricare le domande sul portale dedicato - spiega Zini - è infatti troppo breve per consentire alle associazioni firmatarie del Ccnl come la nostra e alle Apl, ma in generale anche a tutti i cittadini che lo faranno in modo autonomo, di poter gestire tutte le incombenze burocratiche, che tra l'altro ancora non sono state chiarite a livello operativo. In un mese non vi è nemmeno il tempo di dare una corretta informazione alle famiglie potenzialmente interessate: per questo chiediamo che la fase di precaricamento si chiuda a fine dicembre. Altrimenti si rischia di vanificare un'opportunità di cui, al contrario, c'è davvero molto bisogno». «Nella memoria che abbiamo presentato in audizione - continua - abbiamo anche ribadito la necessità di escludere le 10mila quote dal meccanismo del click day o di prevedere una o più date alternative, perché le esigenze di assistenza possono verificarsi in qualsiasi momento dell'anno e non possono essere ricondotte a un solo giorno». Infine l'auspicio: «Chiediamo che così come avvenuto per il 2025, con la previsione di ulteriori 10mila quote in aggiunta alle 9.500 già programmate, anche nel futuro il comparto domestico possa contare su un numero di quote congruo rispetto al fabbisogno familiare».