Economia

Lavoro domestico. Durante la pandemia è cresciuto, ma oltre la metà è irregolare

Maurizio Carucci martedì 8 marzo 2022

Oltre la metà dei lavoratori domestici è in "nero"

Oltre due milioni di lavoratori domestici, più della metà (57%) in "nero": è la fotografia del settore, scattata nel III Rapporto Domina. Il 68,8% è straniero, soprattutto dell’Est Europa e per lo più si tratta di donne (87,6%), nonostante l’aumento della componente maschile e di quella italiana. Il lavoro domestico rimane il settore con la maggiore presenza di “lavoro nero”, ben al di sopra della media di tutti gli altri (12,6%). Ciò significa che i 920mila lavoratori registrati all’Inps rappresentano meno della metà del totale, che supera dunque i 2,1 milioni. I datori di lavoro nel 2020 sono oltre 992mila (108 ogni 100 lavoratori), in aumento rispetto all’anno precedente (+8,5%). Considerando la componente irregolare, si stimano 2,3 milioni di datori di lavoro domestico totali. Le donne sono il 57,1% dei datori di lavoro. Le principali classi d’età sono quella sotto i 60 anni (31,5%) e quella sopra gli 80 (35,9%). Nel 2020 le assunzioni hanno superato i licenziamenti di quasi 124mila unità, mentre l’anno precedente il saldo era pari solo a 15mila. In particolare, i picchi delle assunzioni sono avvenuti nel mese di marzo (primo “blocco”) e nei mesi di ottobre e novembre (nuove restrizioni anti-Covid e primi effetti della regolarizzazione dei lavoratori stranieri). Le restrizioni dovute alla pandemia hanno influito sulle scelte delle famiglie, che hanno preferito avviare nuovi contratti per avere la certezza della presenza del lavoratore. A questo si è aggiunta la “sanatoria” (inserita nel decreto Rilancio), che in un anno ha già prodotto 125mila emersioni. Per la gestione dei lavoratori domestici, le famiglie italiane nel 2020 hanno speso un volume complessivo di 14,9 miliardi di euro. L’impegno dei datori di lavoro domestico si traduce inevitabilmente in un risparmio per le casse pubbliche, rendendo di fatto le famiglie veri e propri attori di welfare. Il risparmio per lo Stato si può quantificare in 11,6 miliardi (0,7% del Pil), pari a quanto lo Stato dovrebbe spendere se gli anziani accuditi in casa venissero ricoverati in struttura. Il contributo del lavoro domestico al Pil nel 2020 è pari a 16,2 miliardi. Nel 2020, causa Covid, si è registrato un brusco calo sia del Pil totale che di quello del lavoro domestico. Tra i datori di lavoro, oltre un terzo si concentra in Lombardia e nel Lazio (complessivamente il 34,7%). Nell’ultimo anno, in tutte le regioni italiane si è registrato un aumento del numero di datori di lavoro domestico. L’incremento varia tra il +3,1% del Lazio ed il +21,0% della Basilicata, mentre la media nazionale si attesta a +8,5%.

Cnel: in 20 mesi il precariato è aumentato del 5,4%

I lavoratori dipendenti a tempo determinato sono aumentati del 5,4%, passando dai 2,9 milioni di febbraio 2020 a tre milioni e 67mila di ottobre 2021. Si tratta un numero maggiore di quello pre-pandemico. Anche le comunicazioni obbligatorie mostrano che nel 2021 la quota dei rapporti di lavoro cessati, con durata inferiore o pari a un anno, era il 74,7% nel primo trimestre e l’82,3% nel terzo trimestre, mentre i contratti con durata tra uno e tre giorni sono cresciuti da 265mila a 433mila (+63,4%) nello stesso periodo. Sono alcuni dei dati analizzati dal Cnel-Consiglio nazionale per l'economia e il lavoro. «L’idea è capire in che modo la marcata crescita acquisita per l’anno appena concluso (+6,2%) si stia trasmettendo ai canali occupazionali, considerando le note segmentazioni del mercato del lavoro in termini generazionali, di genere e di territorio – ha detto il presidente del Cnel Tiziano Treu -. Restano troppo diffuse ed elevate le forme di lavoro precario, come il part-time involontario e i contratti a termine. Qui i caratteri negativi non consistono solo nella quantità di lavori temporanei, ma nella loro spesso brevissima durata che impedisce ogni prospettiva di sviluppo, e per altro verso nelle ridotte possibilità di trasformarli in contratti a tempo indeterminato o nei tempi lunghi della possibile trasformazione. Questo è un segno drammatico dell’incertezza delle prospettive che pesa anche sulle imprese disponibili ad assumere. Per contrastare queste forme di precarietà possono essere solo parzialmente utili i vari tipi di incentivi alla stabilizzazione, anche più durevoli e mirati di molti disposti in passato. Così molte limitazioni legali dei contratti a termine si sono dimostrate insufficienti, nonostante se ne siano sperimentate di vario tipo, come le diverse forme di causali, previste secondo e anche oltre le indicazioni europee». Il Cnel ha iniziato ad analizzare il processo di allargamento della platea del cosiddetto “lavoro povero”, che si aggiunge a quella dei disoccupati e agli inattivi in età lavorativa (disponibili a lavorare, ma che non cercano attivamente perché scoraggiati), determinando un’estesa area di disagio occupazionale e salariale che rischia di accrescersi ulteriormente a causa dell’incremento degli occupati a termine e part-time.

Inl-Ispettorato nazionale del lavoro, assunzioni contro il "sommerso"

Stanno per entrare in servizio i primi 300 nuovi dipendenti dell’Inl-Ispettorato nazionale del lavoro. Si tratta di funzionari amministrativi, che hanno già effettuato la scelta della sede e inizieranno a lavorare a giorni. A questi seguiranno, tra fine marzo e aprile, 900 ispettori e altri 131 funzionari amministrativi, vincitori dell’ultimo concorso, espletato in tempi celeri grazie alla procedura semplificata. Inoltre, è già stato bandito (pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 11 febbraio) il concorso per altri 1.174 ispettori tecnici, 50 funzionari statistici e 25 funzionari informatici, la cui assunzione è prevista entro l’estate. In totale, Inl sta assumendo 2.480 persone, su un organico attuale di circa 5mila dipendenti, registrando così un incremento di personale pari al 50%. A beneficiarne saranno soprattutto gli uffici territoriali, che attualmente sono in sofferenza. Solo per fare un esempio, all’Ispettorato Territoriale di Bergamo, dagli attuali 32 ispettori tra ordinari e tecnici si passerà a 93; in particolare, gli ispettori tecnici verranno decuplicati, passando da 3 a 31.