Economia

I dati. Il boom del lavoro è in via di esaurimento. E i disoccupati diventano inattivi

Pietro Saccò venerdì 14 marzo 2025
Una commessa in un negozio di elettronica

Una commessa in un negozio di elettronica

Il boom del lavoro in Italia sembra andare verso l’esaurimento, dopo avere portato un aumento di oltre un milione di occupati nel giro di cinque anni. Ora il numero di persone con un impiego cresce meno, complici anche fattori demografici, e non sembra esserci molto spazio per un ulteriore aumento del tasso di occupazione, che pur restando ai massimi storici (66,3% di occupati tra la popolazione italiana con età compresa tra i 20 e i 64 anni) resta il più basso d’Europa, dove la media è al 75,3%.

I dati sugli ultimi tre mesi del 2024, pubblicati dall’Istat, mostrano che alla fine dello scorso anno c’è stato un nuovo un rallentamento della crescita delle ore lavorate (+0,2% sui tre mesi precedenti) e soprattutto degli occupati, che hanno segnato variazione zero: il numero totale delle persone con un impiego è rimasto stabile rispetto al trimestre precedente, cioè poco sopra i 24 milioni, che è – conviene ricordarlo – il numero di occupati più elevato di sempre. In media, calcola l’Istat, rispetto al 2023 in Italia le persone che lavoravano sono state 352mila in più (+1,5%), i disoccupati erano 283mila in meno (-14,6%) e gli inattivi 56mila in più (+0,5%).

Le scarse speranze di una nuova fase di espansione del lavoro arrivano dalle tabelle dei “flussi”, quelle in cui l’Istat mostra com’è cambiata la situazione lavorativa delle persone nel tempo. È in queste tabelle che emerge il problema: le persone che non lavorano tendono a continuare a non lavorare. Succede per gli inattivi, che sono 12,5 milioni di persone che non lavorano e un lavoro nemmeno lo cercano. Nell’ultimo trimestre del 2024 la quota di persone che hanno fatto il “grande salto”, passando dalla situazione di inattività a quella lavorativa, è scesa dal 7,5% al 5,4% (il minimo dal 2021, quando inizia questa serie statistica) mentre è salita dall’88,1% all’89,7% (e qui è invece il massimo degli ultimi cinque anni) la quota di inattivi rimasti tali.

Altrettanto allarmanti sono i dati sui “flussi” dei disoccupati. Quello che nel gergo statistico chiamano il “tasso di transizione dalla disoccupazione verso l’occupazione” nell’ultimo trimestre del 2024 è stato del 19,1%, e anche in questo caso è il livello più basso almeno da inizio 2021. Nei momenti di maggiore crescita del mercato del lavoro questo tasso di passaggio dallo stato di disoccupazione all’occupazione era sopra al 30% , addirittura al 36,2% nel secondo trimestre del 2022, mentre nella media degli ultimi tre anni si era sempre mantenuto attorno al 25%. È rimasto più o meno stabile (salito dal 21,6 al 21,8%) invece il tasso di disoccupati rimasti nella situazione di disoccupazione. Ma non perché trovino lavoro, piuttosto perché si arrendono: l’Istat ha rilevato un balzo del “tasso di transizione dalla disoccupazione all’inattività” che si è portato a ridosso del 60% (precisamente al 59,1%) dopo che fino alla prima parte del 2024 era raramente salito al 45%.

Tutte tendenze che si legano anche al rallentamento dell’economia, con una crescita del Pil debole per il 2024 (+0,7%) che rischia di rallentare ulteriormente per l’anno in corso.