Lavoro. Occupati sopra quota 23 milioni, ma i contratti sono a tempo
L’occupazione recupera terreno e torna ai livelli pre-pandemia ma si conferma il trend emerso nell'ultimo anno: a fare da traino sono i contratti a termine, sempre più utilizzati dalle imprese che evidentemente hanno ancora poca fiducia nella ripresa, tanto più alla luce dello scenario attuale con i costi dell'energia e delle materie prime alle stelle e l'incertezza legata alla guerra in Ucraina.
All’indomani della festa del lavoro, incentrata dai sindacati confederali proprio sulla lotta al precariato e in generale al lavoro "povero, l’Istat ha diffuso oggi i dati relativi al mese di marzo. Il numero degli occupati torna a superare i 23 milioni e il tasso di occupazione si attesta al 59,9%, record dall'inizio delle serie storiche. Il tasso di disoccupazione scende all’8,3% tornando ai livelli del 2010 ma per i giovani il miglioramento non c’è, anzi si registra un aumento a 24,5% (+0,3%). In calo gli inattivi, con il tasso di inattività che si attesta al 34,5% e scende a livelli pre-pandemici (-5,5% rispetto al 2021). L'aumento degli occupati rispetto all'inizio dell'anno, pari a quasi 170 mila occupati, si concentra soprattutto tra i dipendenti. Rispetto a marzo 2021, la crescita del numero di occupati è pari a 800 mila unità, in oltre la metà dei casi riguarda i dipendenti a termine, la cui stima raggiunge i 3 milioni 150 mila, il valore più alto dal 1977. Nel dettaglio a marzo, la crescita congiunturale degli occupati è il risultato dell'aumento dei dipendenti permanenti (+0,7%) e a termine (+0,6%) e della diminuzione degli autonomi (-0,8%). Nell'arco dei dodici mesi l'occupazione risulta in crescita grazie ai dipendenti permanenti (+2,1%) e soprattutto a termine (+15,7%); l'aumento si registra anche per gli autonomi (+1,3%).
L’esplosione della precarietà, che colpisce soprattutto giovani e donne, allarma i sindacati. La segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti sottolinea come «pur in presenza di un calo dell'indice di disoccupazione e di inattività» il dato più eclatante di oggi sia che "la ripresa dell'occupazione si fonda sostanzialmente sull'esplosione dei contratti a termine, oramai quasi il 20% dei contratti di lavoro dipendente, segno che non sono più uno strumento per affrontare esigenze temporanee e limitate, ma una caratteristica strutturale".