Economia

Lavoratori immigrati . Sempre in crescita la domanda delle imprese

Maurizio Carucci sabato 6 maggio 2023

Festa dei lavoratori migranti

Si mantiene elevata la domanda di lavoratori immigrati con 91mila ingressi programmati nel mese di maggio (+18mila rispetto allo stesso periodo del 2022), pari al 19,5% del totale. A ricorrere maggiormente alla manodopera straniera sono i servizi operativi di supporto a imprese e persone (il 37,3% degli ingressi programmati sarà coperto da personale immigrato), i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (28,7%), le costruzioni (23,9%), la metallurgia (23,2%) e l’alimentare (20,3%). Questo lo scenario delineato dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal. «Che il lavoro in Italia ci sia, è una certezza. Ce lo dicono i dati. Noi siamo un Ordine professionale e stiamo ai numeri. Non entriamo nelle dinamiche politiche. I numeri che noi abbiamo ci dicono che, se per esempio, al click day per le quote degli extracomunitari abbiamo, come risposte, il quadruplo delle richieste disponibili, vuol dire che ci sono posti di lavoro liberi». Lo dice Rosario De Luca, presidente nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, a proposito delle ultime stime che indicano l'esigenza di coprire un milione di posti di lavoro. Facendo un esempio, De Luca afferma che «se ci sono, ipotizzo, 100mila posti e ci sono 400mila disponibilità, di cui 300mila restano senza lavoratori, vuol dire che ci sono 300mila posti di lavoro liberi». Inoltre, per De Luca, «se Unioncamere ci dice che le aziende che sono iscritte alle Camere di Commercio necessitano, nel primo semestre, di 500mila posti, vuol dire che ci sono. Se giriamo nelle nostre città e vediamo esercizi commerciali con affisso il cartello "cercasi", e vale soprattutto per la gastronomia, non è che sia complicato arrivare a cifre importanti - commenta De Luca - . Il problema è come incrociare il lavoro che c'è con i lavoratori disoccupati, ma il lavoro in Italia c'è». A questi fabbisogni potrebbero rimediare anche i tanti lavoratori extracomunitari che chiedono di essere assunti in Italia. E qui le cose si complicano. Alla luce del click day del 27 marzo per il decreto flussi 2023 - oltre 240mila domande presentate tra le 9 e le 19 a fronte di un limite massimo di 82.705 tra ingressi dall'estero e conversioni di permessi di soggiorno autorizzati (fonte ministero dell'Interno), le parti sociali hanno rappresentato l'urgenza dell'emanazione di un nuovo decreto flussi - nelle more della predisposizione del decreto triennale - che possa assorbire l'eccedenza di domande già presentate, riducendo al massimo gli ulteriori adempimenti a carico dei datori di lavoro. Utilizzato poco e male negli anni scorsi e con dati molto spesso sottodimensionati, il decreto flussi è stato uno strumento utile e apprezzato da molte aziende italiane che grazie a esso hanno potuto programmare cicli produttivi complessi e avviare percorsi di formazione professionale. Ma soprattutto dal 1998, anno della sua comparsa, il meccanismo del decreto flussi ha consentito di pianificare diversi cicli manufatturieri del nostro Paese, compreso un ambito decisivo come quello dell'agricoltura. Negli ultimi 20 anni il decreto flussi ha consentito l'ingresso di 800mila lavoratori stranieri, escludendo però, in totale, 1,2 milioni di addetti stagionali, anche se spesso si tratta delle stesse persone che hanno fatto il loro ingresso nel nostro Paese in anni diversi. Questo insieme di elementi spiega l'alto numero di ingressi regolari concessi dal recente decreto flussi approvato dal governo Meloni, di cui una quota riservata a 30.105 ingressi per lavoro subordinato non stagionale nei settori dell'autotrasporto, dell'edilizia, turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell'alimentare e della cantieristica navale per cittadini di Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria. Il picco più alto di ingressi certificati negli ultimi anni è quello registrato nel 2006, con 250mila unità, di cui solo 80mila stagionali. Poco prima, nel 2003, gli ingressi erano stati 79.500 (di cui 68.500 stagionali), nel 2004 115mila e 500 (50mila stagionali) e nel 2005 179mila (45mila). Più alti i numeri del 2007, 237.175 (68.674), e del 2010 (181.580, di cui 83.500 stagionali); poi, dal 2012 in poi si è assistito a una forte riduzione degli ingressi certificati di lavoratori, passando dai 47.650 del 2013 (con 30mila stagionali) fino ai 30.850 del 2018 (18mila), dato rimasto pressoché immutato fino al 2020. Gli addetti ai lavori calcolano poi "a pioggia", nel corso degli anni, altri due milioni di ingressi non regolari di fatto autorizzati con sanatorie, come quella del 2003, scattate per l'impossibilità o l'incapacità di programmare un numero congruo di ingressi di lavoratori. Fuori da questo conteggio anche l'arrivo di addetti regolarizzati per altre ragioni, come i motivi umanitari o i ricongiungimenti familiari.​ La necessità di svecchiare l'immagine degli imprenditori e anche dei lavoratori stagionali sta alla base di alcune novità introdotte dal recente decreto flussi. Il provvedimento apre infatti le porte anche a cittadini stranieri che intendano costituire imprese start up innovative e a liberi professionisti e a imprenditori che intendono attuare un piano di investimento che preveda l'impiego di risorse non inferiori a 500mila euro. Nel 2022 si è registrato un deciso incremento nelle entrate programmate di lavoratori immigrati: si tratta di un flusso pari a 922mila assunzioni, +250mila rispetto al 2021 e quasi +295 mila sopra il livello del 2019. Un ritmo di crescita che è stato quindi superiore a quello che ha interessato il complesso delle entrate programmate: +47% tra il 2019 e il 2022 per i lavoratori immigrati e +12,2% per il complesso della domanda di lavoro delle imprese. Quello dei lavoratori stranieri è un segmento del mercato del lavoro che svolge già da tempo un ruolo fondamentale in tanti ambiti produttivi, con un peso che è atteso aumentare per l’impatto delle dinamiche demografiche. È lo scenario delineato dal volume Lavoratori immigrati, 2022 del Sistema informativo Excelsior. «Il Documento di economia e finanza mostra la correlazione tra debito pubblico e presenza di lavoratori immigrati - sottolinea Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere -. In particolare il Def evidenzia che, a causa della riduzione demografica che l'Italia sta vivendo, un aumento di circa il 30% di ingressi di migranti porterebbe a una consistente riduzione del debito pubblico nei prossimi decenni. E i dati Excelsior confermano oltretutto che le imprese hanno una forte necessità di manodopera che può essere assicurata dagli stranieri. È importante perciò che le scelte sulle politiche migratorie siano inquadrate anche nella prospettiva della crescita economica del Paese». L’incidenza di lavoratori stranieri sul totale delle entrate programmate – intendendo con questo termine i contratti della durata di almeno 20 giorni lavorativi che le imprese intendono stipulare, i quali quindi nel corso dell’anno possono anche essere molteplici per ogni lavoratore - risulta in netta crescita, e passa dal 13,6% del 2019 al 17,8% del 2022, in aumento anche la quota della domanda destinata a sostituire personale in uscita, che raggiunge il 38,6% rispetto al 35,3% del 2019. Nel 2022 il fabbisogno di personale immigrato più consistente emerge ancora nei servizi, che con 644 mila entrate programmate assorbono circa i tre quarti dei contratti di assunzione previsti per personale straniero; mentre il fabbisogno espresso dalle imprese appartenenti al settore industriale si attesta a 258 mila entrate programmate (pari al 28% del totale). Si rafforza il ruolo di principale settore per la domanda programmata di lavoratori stranieri per la filiera del turismo che con oltre 167 mila entrate totali esprime anche il maggior incremento in termini assoluti (+55 mila unità sul 2019, pari a +48,2%). Sempre considerando la crescita assoluta della domanda, seguono i comparti della logistica e trasporti (+34 mila unità ed entrate totali a 113 mila), la sanità (privata) e i servizi socio-assistenziali (+30 mila unità e 74 mila entrate) e i servizi operativi (+28 mila unità e 136 mila entrate). Tra i settori dell’industria, contribuiscono in misura rilevante agli aumenti degli ingressi rispetto al 2019 il settore delle costruzioni, che arriva a quasi 95 mila entrate programmate, e le industrie alimentari, che ne coprono circa 35 mila: per entrambi si raddoppia la domanda espressa dalle imprese. La metallurgia si conferma, con 42 mila contratti di assunzione (+13 mila unità), il principale settore manifatturiero per richiesta di lavoratori stranieri. L’aumento delle assunzioni attese di personale immigrato è diffuso per tutti i livelli professionali. Tra il 2019 e il 2022 si va da un massimo di quasi +60% per le professioni tecniche (+27 mila unità in valori assoluti), per la crescente richiesta delle professioni infermieristiche e sanitarie (complessivamente circa 23 mila entrate) e di quelle legate alla trasformazione digitale (15 mila entrate in totale), a un minimo +15,8% per gli impiegati, un ambito professionale in cui la domanda di stranieri è tradizionalmente contenuta. E’ circa del 50% l’incremento per le figure degli operai specializzati e conduttori di impianti (pari a +101 mila ingressi), con punte molto superiori, ad esempio, per i muratori, per gli elettricisti, per gli operai addetti a macchine confezionatrici di prodotti industriali e gli operai di macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali (rispettivamente, 39 mila richieste, 12 mila, 13 mila e 16 mila entrate). Per le professioni qualificate nel commercio e nei servizi e per le professioni non qualificate, su cui si concentra oltre la metà della domanda di personale straniero, la crescita è pari a +45,5% e +47,3% (in tutto quasi +152 mila richieste). Nel 2022 le imprese hanno riscontrato un’elevata difficoltà di reperimento (47,3%) per il personale immigrato, superiore a quella relativa al complesso delle entrate (circa il 40%), e in costante crescita negli anni. In termini di valori assoluti, questo equivale a circa 436 mila contratti di lavoro previsti per personale immigrato rispetto ai quali le imprese verificano difficoltà di reperimento, quasi 260 mila in più rispetto al 2019 (e circa 170 mila in più rispetto allo scorso anno). La mancanza di candidati riguarda in particolare le figure del settore del legno e del mobile, delle costruzioni, delle industrie metallurgiche, dei servizi sanitari e dei servizi di supporto alle imprese. Le assunzioni di immigrati mostrano una concentrazione nelle regioni del Nord Italia, dove i fabbisogni di personale non coperti sono maggiori. Emerge poi una relazione positiva tra la quota di assunzioni giudicate di difficile reperimento e la quota di entrate rivolta a personale straniero: nelle regioni dove la difficoltà di reperimento è più elevata, e quindi sono maggiori le tensioni dal lato della domanda di lavoro, emerge una maggiore propensione ad assumere immigrati, come per il Veneto, l’Emilia Romagna, la Lombardia e il Trentino-Alto Adige.

Le esigenze in agricoltura e in altri settori

La regolarizzazione di una quota di migranti per far fronte alle esigenze dell'economia e del welfare viene ormai chiesta da più parti, a iniziare dall'agricoltura, settore finora in prima fila nell'occupazione di gran parte degli immigrati con il 6,4% di presenza straniera tra gli occupati regolari. Dopo la fine della pandemia, sono tornati a crescere gli ingressi di soggiorno dei lavoratori immigrati e nel 2021 ne sono stati rilasciati 274mila, ma per tornare ai livelli pre-Covid, secondo i dati della Fondazione Leone Moressa, mancavano all'appello ancora 80mila stranieri. Resta poi da colmare la differenza tra presenze ed effettivi fabbisogni. Intanto, complessivamente nel 2021,gli occupati stranieri sono stati 2,3 milioni e hanno prodotto 144 miliardi di Pil, il 9% del totale. «In Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle fornendo oltre il 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore», secondo Coldiretti. Le quote per lavoro stagionale, attese principalmente nelle campagne, ammontano a 44mila unità (contro le 42mila dello scorso anno) delle quali 1.500 riservate alle nuove richieste di nullaosta stagionale pluriennale. Invece nella cura della persona lavora il 23% di stranieri contro il 5,7% degli italiani sull'occupazione totale. Assindatcolf chiede «non solo uno snellimento delle procedure di ingresso, chiediamo al governo di allargare le maglie dei decreti flussi e di prevedere espressamente delle quote dedicate al comparto domestico, escluso da ben 12 anni. La strutturale carenza di personale domestico, e in particolare di quello dedito all'assistenza di anziani e non autosufficienti, sta mettendo in seria difficoltà le famiglie, che non riescono più a trovare badanti, baby sitter e colf disposte a farsi assumere.
In un settore come quello domestico, in cui è storicamente prevalente la componente straniera, e soprattutto quella non comunitaria, sarebbe miope continuare a non gestire la programmazione dei flussi di ingresso regolare». Inoltre nell'industria «è emersa una carenza di disponibilità di personale specializzato, un tema che va affrontato a livello nazionale anche cambiando le regole esistenti per facilitarne l'immigrazione. Oggi se sono ingegnere laureato posso arrivare e rimanere, se sono un tecnico, un elettricista specializzato o un muratore specializzato no. Ci vuole un aggiornamento delle leggi», chiedono alcuni industriali italiani. «Disponiamo di molta cultura umanistica, di filosofi e avvocati, ma di gente che "fa" nelle fabbriche e nelle officine un po' meno, perchè c'è stato un cambiamento culturale negli anni. Quando calerà il Pil, quella volta cambieremo idea. Ma ci vorranno 10-15 anni», aveva sottolineato in passato Gianpietro Benedetti, presidente di Confindustria Udine. Nel settore della manifattura l'occupazione tra stranieri e italiani si equivale. Secondo i dati Unioncamere, nelle costruzioni le imprese di italiani perdono quasi 12mila unità, mentre le straniere aumentano di oltre 19mila, mentre la presenza di lavoratori stranieri nell'istruzione e nei servizi resta molto bassa e quasi inesistente nell'amministrazione pubblica.

Le buone pratiche nel settore agroalimentare

«Su un milione di operai agricoli oltre 300mila sono di origine straniera, persone che danno un contributo fondamentale alle produzioni made in Italy e alla sovranità alimentare: a maggior ragione è un dovere affermare per loro, e con loro, i principi della legalità, del lavoro in sicurezza e dignitoso, qualificato, ben contrattualizzato». Con queste parole il segretario generale della Fai Cisl Onofrio Rota precisa il significato della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, ricorrenza riconosciuta dal 1990, da quando l’assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Per l’occasione, la Federazione agroalimentare cislina ha riunito oltre 200 lavoratori e lavoratrici di origine straniera per riflettere su diritti negati, difficoltà, ma anche storie positive di emancipazione e riscatto. Ha aperto l’evento il segretario nazionale Mohamed Saady, che ha ricordato le principali azioni del sindacato per l’inclusione e la legalità. “L’agricoltura – ha detto il sindacalista – è uno dei settori che registrano il tasso di irregolarità più elevato, il 34%, e secondo l'Ispettorato nazionale del lavoro il 18% dei lavoratori è vittima di sfruttamento, con violazioni in materia di sicurezza, previdenza, salario e condizioni precarie di alloggio e trasporto sul luogo di lavoro; chiaramente i più esposti sono i cittadini sprovvisti di permesso di soggiorno, con 180 mila soggetti da considerarsi a rischio. Siamo orgogliosi come Fai Cisl di aver messo in campo tante iniziative, tra cui le recenti campagne "Mai più ghetti", "Sos caporalato", "Tutele in movimento", avendo come obiettivo primario la qualità del lavoro e la tutela della persona”. Diverse le storie emerse. Ionela, arrivata dalla Romania 15 anni fa, dopo le principali difficoltà, legate soprattutto alla lingua italiana, e dopo aver lavorato per diverse famiglie, ha trovato realizzazione in un’azienda ortofrutticola del Viterbese: «Oggi sono orgogliosa del mio lavoro e di far conoscere agli stranieri i diritti e doveri che hanno sul posto di lavoro. Per me è stato fondamentale l’incontro con il sindacato per risolvere tante problematiche, dai permessi di soggiorno, ai ricongiungimenti familiari, ai corsi di lingua italiana: oggi le priorità per chi arriva in Italia sono sempre queste, e il sindacato rimane una rete di solidarietà fondamentale». Tra le altre testimonianze, lavoratori provenienti da diversi Paesi, tra cui Alfred, che lavora per una marineria pugliese e ha alle spalle 30 anni da pescatore in Albania, ma la richiesta di regolarizzazione è ferma a causa della burocrazia italiana, inoltre la mancanza di un accordo previdenziale tra i due paesi, giunto all’ultimo miglio ma non ancora decretato, non concede la possibilità di vedere riconosciuti i propri contributi. Una condizione che riguarda tanti altri immigrati, non solo albanesi. C’è poi Mohamed, giunto dal Marocco dieci anni fa: anche lui, oggi occupato in un caseificio campano, ha vissuto sulla sua pelle il dramma delle barriere linguistiche che limitano la socializzazione e le opportunità di occupazione. Mentre Rajeev, indiano di 36 anni, ha raccontato il proprio inserimento progressivo in una realtà produttiva dell’agro pontino: «Oggi sto bene, lavoro con continuità e non vivo le discriminazioni che purtroppo sono capitate a diversi miei connazionali», ha detto il bracciante. Infine si chiama Afrisicilia e commercializzerà ortaggi. È la nuova cooperativa costituita a Catania dai migranti protagonisti del progetto Piu Su.Pr.Eme. (Percorsi individualizzati di uscita dallo sfruttamento), cofinanziato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, direzione generale dell'Immigrazione e delle politiche di integrazione e dall'Unione Europea, Pon inclusione Fondo sociale europeo 2014-2020. L'iniziativa è nata per contrastare il lavoro nero e la discriminazione in Sicilia. Subito dopo la formalizzazione della cooperativa, il gruppo di migranti e i partner coinvolti nel progetto etneo hanno accolto il plauso della dirigente dell'ex ufficio speciale Immigrazione dell'assessorato regionale al Lavoro e alla Famiglia (oggi Servizio 3 del dipartimento Famiglia e Politiche Sociali) Michela Bongiorno: «La Regione Siciliana ha finanziato sette progetti di agricoltura sociale: a Catania ce ne sono ben tre. L'orto sociale che è stato realizzato ci dimostra che si può uscire fuori dalla logica di sfruttamento lavorativo, con un affrancamento totale dal caporalato, creando attività autonome. Questa prima start-up catanese è un segnale di speranza, crea un precedente positivo anche per tutti coloro che ogni giorno arrivano nel nostro Paese in condizioni di fragilità e che difficilmente riescono a trovare una collocazione lavorativa legale. Come istituzione ci stiamo impegnando a contrastare il caporalato supportando i migranti protagonisti: qui stanno imparando a gestire le attività, condividono con noi il loro sapere e potranno trasferire questo know-how nel loro Paese d'origine. Questo scambio è fondamentale».

Le assunzioni in informatica e logistica

In Italia la professione del programmatore continua a essere tra le più ricercate e remunerate: si stima, addirittura, un vuoto di 6mila unità. Mumble, nata nel 2013 a Modena da un’idea di tre giovani under 35 e attiva in Europa e America, ha avviato una campagna di recruiting che chiuderà a fine giugno per quattro sviluppatori. Di seguito le posizioni aperte:

- Flutter Developer: le risorse dovrebbero avere almeno un anno di esperienza con Flutter, il framework open-source di Google per app mobile. Verranno assunte con contratto a tempo indeterminato, lavoreranno anche in lingua inglese e svilupperanno piattaforme digitali e app mobile per clienti presenti in tutto il mondo tra Usa, Brasile, Costa Rica, Guatemala, Italia, Messico, Regno Unito e Emirati Arabi Uniti. Dovranno conoscere almeno uno state manager (Riverpod, BLoC, GetIt), avere esperienza con sistemi di Version Control (Git, SVN, GitLab/Hub) e di interfacciamento client/server tramite Api Rest.

- Full stack Web Developer: anche queste figure verranno inserite con contratto a tempo indeterminato e lavoreranno in lingua inglese. A loro è richiesto un anno di esperienza con le principali tecnologie per la programmazione front-end e almeno un linguaggio di back-end per progettare, sviluppare e distribuire complesse applicazioni WEB. Riporteranno al CTO al quale proporranno nuovi strumenti di lavoro da integrare nel processo di sviluppo. I clienti con cui si interfacceranno sono basati principalmente negli UK e negli Emirati Arabi Uniti. Il contratto offerto è in modalità ibrida e la sede di lavoro è Modena. Per maggiori informazioni: https://www.linkedin.com/jobs/view/3569179922/. Da circa 100 a quasi 5mila punti di distribuzione su tutto il territorio nazionale in meno di due anni, con copertura di tutte le regioni raggiunta in questi ultimi mesi. È la misura della crescita in Italia di InPost, azienda fondata in Polonia nel 1999 e oggi tra i leader della logistica nelle consegne out of home, presente in nove Paesi con circa 745 milioni di pacchi consegnati in Europa nel 2022 (in crescita del 44% rispetto al 2021). «A oggi impieghiamo in Italia 78 persone – spiega Barbara Tonsa, Head of HR di InPost Italy – e siamo in piena crescita: prevediamo infatti di ampliare ulteriormente l’organico fino a raggiungere un centinaio di persone entro la fine del 2023. Cerchiamo in particolare persone nelle aree Logistics, Tech e Customer Support, ma anche nelle aree Finance, Legal, Hr, Commerciale, Operations, Aquisition. Siamo un’azienda diffusa su tutto il territorio nazionale. I nostri uffici centrali sono a Milano, dove risiedono una ventina di dipendenti, mentre gli altri si collocano da nord a sud, dal Piemonte alla Sicilia, passando per Pisa e Roma. Questo è possibile grazie a una grande flessibilità e approccio moderno al lavoro: l’azienda ha contrattualizzato lo smart working a tutti i dipendenti, ma attraverso una modalità di lavoro cross-functional stimoliamo il mantenimento del contatto e del network tra le persone. Chi risiede a Milano sceglie autonomamente almeno un giorno a settimana di lavoro in presenza in ufficio. Per gli altri è richiesta la presenza in occasione di particolari meeting e l’azienda rimborsa il viaggio, il vitto ed il pernottamento . Ogni stage che attiviamo – ne abbiamo attualmente 4 in corso – è finalizzato all’assunzione. I nuovi assunti sono accolti da un buddy dedicato che supporta il nuovo arrivato nel processo di orientamento in azienda. I neo assunti vivono un’esperienza unica di OnBoarding durante i primi giorni in InPost, che include anche l’esperienza diretta di ritiro in uno dei nostri locker, dove trovano un welcome pack. Questa e molte altre attenzioni che riserviamo alle persone sono frutto di attività di ascolto da parte dei manager e di survey specifiche con cui raccogliamo i feedback dei dipendenti, cercando di spostare sempre più in altro l’asticella della qualità del lavoro. Chiunque fosse interessato a restare aggiornato sulle opportunità di lavoro che offriremo nel corso del 2023 può seguire la nostra pagina LinkedIn, è lo strumento principale che utilizziamo per il recruiting».

Il Gruppo Dedem, fondato nel 1962, è leader italiano nel settore dell’automazione per macchine vending non alimentari sia in ambito B2B che B2C, con un team di 500 persone impegnate nella fabbrica, dei quali oltre 200 tecnici, informatici e programmatori, distribuiti sul territorio nazionale e specializzati nella progettazione, costruzione, manutenzione e aggiornamento di macchine automatiche. In particolare, Dedem è specializzata nel vending di fototessere, foto divertimento e altri servizi di stampa digitale sia in Italia sia in Spagna. È, inoltre, il principale operatore in Italia nell’installazione e gestione di spazi ludici per bambini nei centri commerciali. È infine attivo nella commercializzazione e prototipazione di stampanti 3D e nella fornitura di servizi di installazione e manutenzione di apparati informatici. Sono 40 le posizioni aperte. In particolare ricerca al momento:

- tecnici manutentori, ruolo per il quale sono richiesti il diploma di maturità, competenza elettriche, elettroniche e informatiche, in alcuni casi disponibilità a viaggiare. Viene assicurato un contratto full time a tempo determinato. Per il primo periodo è previsto un affiancamento che varia dalle due settimane al mese; vengono forniti un mezzo aziendale, un cellulare, un tablet, vestiario comprensivo di scarpe antinfortunistica.

- assistenti di sala per i Family Entertainment Center, figure per le quali è richiesto diploma, predisposizione alla gestione della clientela e soprattutto disponibilità a lavorare nei week-end

- servizio customer care, per i quali è richiesto diploma di maturità e disponibilità a lavorare nei week end, conoscenza pacchetto office e predisposizione a contatti con la clientela.

I cv si possono inviare tramite LinkedIn, Indeed o tramite il sito. Il contratto perlopiù è inizialmente a tempo determinato variabile tra i tre mesi e i sei mesi e poi la stabilizzazione in azienda con contratti di apprendistato o a tempo indeterminato a seconda dei casi. Una volta pervenuti i cv vengono smistati alle varie divisioni che li fanno poi pervenire con relativi riscontri all'Ufficio Risorse Umane, il quale poi si occupa di fissare gli appuntamenti e di inviare l'esito al candidato sia esso negativo o positivo. Nel caso invece in cui i cv pervengano da Randstad, sono loro a fornire il feedback direttamente al candidato.