Tendenza. Lavorare in cooperativa
Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative
Il sistema cooperativo italiano - riconosciuto anche dalla Costituzione - rappresenta un attore importante dell’economia nazionale, con un ruolo significativo nella creazione di valore, redditi, occupazione e coesione sociale. Il Rapporto di Euricse La cooperazione in Italia, curato dai ricercatori Chiara Carini ed Eddi Fontanari, offre un’analisi di questo sistema, mettendo in luce le sue caratteristiche economiche, occupazionali e sociali. I risultati dello studio rivelano una presenza diffusa delle cooperative in tutto il Paese - sono 70mila, contano 12 milioni di soci e rappresentano l'8% del Pil - ma con un maggiore peso economico nel Nord Italia. Le cooperative hanno registrato un fatturato di 160 miliardi di euro nel 2023, con particolare rilievo nei settori agricolo, produzione e lavoro, consumo e sociale. Mentre le banche di credito cooperativo hanno registrato finanziamenti lordi per 142 miliardi di euro nel 2022, con un aumento del 10,9% rispetto al 2018.
Nel corso del 2023, le cooperative italiane hanno creato oltre 1,3 milioni di posizioni lavorative, rappresentando il 7,2% delle unità di lavoro a tempo pieno occupate nel totale delle imprese private. Le opportunità di impiego offerte dalle cooperative si concentrano principalmente nei settori delle cooperative di produzione e lavoro, che rappresentano il 39,4% delle posizioni lavorative totali, seguite dalle cooperative sociali con il 39,3%.
I settori dell’assistenza sanitaria e sociale e dei servizi di supporto alle imprese rappresentano le principali aree di sbocco occupazionale. Le cooperative si distinguono per la loro significativa presenza femminile nell’occupazione. Infatti, il 53,1% delle posizioni lavorative all’interno delle cooperative è occupato da donne. Inoltre, il 18,1% delle posizioni lavorative è ricoperto da lavoratori con meno di 30 anni, mentre il 19,2% è occupato da persone con 55 anni o più. L’impiego a tempo parziale varia a seconda del settore cooperativo, con oltre il 70% delle posizioni lavorative nelle cooperative sociali occupate a tempo parziale, offrendo una flessibilità lavorativa per i dipendenti.
Per quanto riguarda la variabile dimensionale, il 3,4% delle organizzazioni di medio-grandi dimensioni (con più di dieci milioni di euro di ricavi) generano quasi i 3/4 del fatturato totale (e il 54,1% del valore aggiunto). Sul fronte territoriale, oltre il 66% del fatturato è prodotto dal Nord Italia, soprattutto dalla parte orientale, a seguito della dimensione media più elevata delle cooperative. I settori dell’economia italiana che beneficiano maggiormente dell’apporto della cooperazione (cooperative + controllate) sono la sanità e assistenza sociale e l’agroalimentare con una percentuale d’incidenza sul valore aggiunto rispettivamente del 7,3% e del 7%. Segue il trasporto con il 5,9%.
Il mismatch frena la crescita
«La mancanza di personale è il principale ostacolo alla crescita delle cooperative, per uno su due è un problema ormai strutturale a cui non sembra esserci rimedio. Da 24 mesi la scarsità di manodopera rappresenta il principale fattore che limita la competitività. Oltre 34.500 lavoratori introvabili. Erano 30mila sei mesi fa. Investire sulla formazione è una delle soluzioni». Lo dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, commentando quanto emerge dall’analisi congiunturale completata dal Centro Studi Confcooperative su un campione rappresentativo delle 16.500 imprese associate che danno lavoro a 540mila persone, fatturano 81 miliardi di euro e associano 3,1 milioni di persone.
Il sistema Confcooperative subisce il mismatch tra domanda e offerta di lavoro perché ha un peso maggiore di altre associazioni imprenditoriali nei settori socio-sanitario e nell’agroalimentare. Questi i profili mancanti: operatori socio-sanitari, educatori, infermieri, addetti alla logistica e facchini, autisti con patente C, trattoristi, agrotecnici, tecnici dell'energia, personale nella sanificazione e nelle pulizie. Crisi degli stagionali in agricoltura e grido d’allarme nelle stalle sociali e anche nel turismo, dove mancano camerieri, bagnini e animatori nei villaggi. Pure nei supermercati cooperativi, scaffalisti e banconisti della macelleria non disponibili a lavorare d’estate. Nella cooperazione dell’industria e costruzioni sempre più difficile trattenere gli operai qualificati. Introvabili i falegnami. A rischio anche il settore delle costruzioni.
Altri ostacoli: il 35,5% ha indicato gli impedimenti burocratici e il caos normativo (quota in ulteriore crescita rispetto alla rilevazione precedente). A seguire, tra gli altri fattori che ostacolano il percorso delle cooperative, si registrano l’incertezza e la confusione dovute alle congiunture internazionali, crisi di mercato e burocrazia con il 19,9%, la scarsa liquidità (con il 12,2%), l’insufficienza della domanda e la crisi sistemica (con il 10,8%), i cambiamenti climatici e i danni che ne derivano (con l’1,7%), la scarsità di fattori di produzione (con l’1,4%) e altri fattori prevalentemente di natura esogena (con il 3%).
Il welfare migliora il lavoro
Il benessere nelle imprese migliora il lavoro: lo testimonia la ricerca Il welfare aziendale nelle cooperative della Lombardia curata da Stefano Ronchi, ricercatore della Statale, e Valentino Santoni di Percorsi di secondo welfare per conto di Legacoop Lombardia, Agci Lombardia, Confcooperative Lombardia e dei sindacati lombardi Cgil, Cisl e Uil. Due sono stati i sondaggi somministrati: il primo a 112 cooperative e l'altro ai lavoratori di 12 coop con l'obiettivo di «comprendere meglio le esigenze dei dipendenti e di adattare le politiche aziendali per soddisfarle», come spiega nella prefazione dello studio la direttrice Legacoop Lombardia Barbara Farina. Su 113 società prese in esame, 80 - quindi il 70% - offrono ai dipendenti prestazioni e servizi di welfare, che sono maggiori nelle cooperative più grandi rispetto alle piccole e medie imprese. Si tratta di flessibilità negli orari, assistenza sanitaria complementare, previdenza complementare, buoni spesa e in alcuni casi interventi per l'infanzia, l'istruzione dei figli o la non autosufficienza. Dei 120 soci/lavoratori intervistati, 82 hanno utilizzato le misure di welfare. In numero maggiore lo hanno fatti maschi, laureati rispetto a chi ha un grado di istruzione inferiore, e beneficia di welfare chi ha uno stipendio alto rispetto a chi ha retribuzioni più basse. A ogni modo la loro valutazione è stata in 71 casi su 82 positiva, con un giudizio medio di 7,2 su dieci. La loro esigenza più sentita è quella di avere delle sicurezze sulla pensione. Secondo le cooperative i servizi offerti hanno migliorato il clima sul posto di lavoro e anche la produttività. E probabilmente per questo la metà delle coop che offrono già servizi di welfare pensa di incrementarli. Mentre solo dieci delle 33 che non li offrono stanno pensando di implementarli in qualche modo. Le preoccupazioni maggiori riguardano i costi, i problemi organizzativi e gli oneri fiscali e burocratici. «L'attenzione delle cooperative alle politiche di welfare aziendale che la ricerca fa emergere - sottolinea il presidente di Legacoop Attilio Dadda - conferma e rafforza il ruolo della cooperazione come motore dell'economia sociale, in linea con gli obiettivi del piano d'azione europeo per l'economia sociale, per favorire una società più equa».
In Emilia-Romagna nasce l'Osservatorio
In Emilia-Romagna è stato costituito dai rappresentanti regionali delle centrali della cooperazione sociale (Agci-Imprese Sociali, Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali) e delle organizzazioni sindacali (Fp-Cgil, Cisl-Fp, Fisascat Cisl, Uil-Fpl, Uiltucs-Uil) l'Osservatorio paritetico regionale su appalti e accreditamenti territoriali, previsto dal rinnovo del contratto delle cooperative sociali avvenuto a fine gennaio. Come coordinatore è stato nominato Emanuele Monaci (Agci - Imprese Sociali Emilia-Romagna), mentre in qualità di vice è stato indicato Fabio De Santis (Fp-Cgil Emilia-Romagna). Obiettivo dell'Osservatorio paritetico regionale, come previsto dall'art. 9 del rinnovo Ccnl Coop Sociali, è quello di «strutturare adeguati monitoraggi per la corretta applicazione delle norme sugli appalti e degli affidamenti alla cooperazione sociale, nonché proporre soluzioni e correttivi». In particolare, l'osservatorio farà affidamento sulle tariffe del nuovo ccnl Coop Sociali che sono state pubblicate dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. «L'Osservatorio paritetico regionale è uno strumento per la valorizzazione del lavoro sociale in linea con quanto previsto dal rinnovo contrattuale - precisano il coordinatore Monaci e il vice De Santis - e avrà il compito di monitorare l'applicazione del nuovo contratto delle cooperative sociali, scongiurando appalti pubblici e accreditamenti basati sul criterio del massimo ribasso e sulla riduzione del costo del lavoro. Inoltre , intende monitorare la piena e integrale applicazione del Codice degli appalti pubblici in ordine alle corrette applicazioni dei Ccnl stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Con quest'organo, imprese cooperative e sindacati intendono contribuire alla massima trasparenza nei procedimenti di gara, raccogliendo segnalazioni di eventuali anomalie e promuovendo iniziative formative e informative che coinvolgano tutti i soggetti interessati a partire da Regione, aziende sanitarie, amministrazioni comunali e locali, in particolare attraverso l'Anci Emilia-Romagna».