«A volte ritornano? Ebbene sì, stanno ritornando ». Gregorio De Felice, presidente Aiaf (Associazione italiana degli analisti finanziari), non demonizza certo i prodotti strutturati. «Sono una delle cinghie di trasmissione del sistema: migliorano il passaggio del denaro da chi lo genera, le famiglie, a chi lo utilizza per creare lavoro, le imprese». Ne stigmatizza però la degenerazione dell’utilizzo. È stato fra i primi in Italia, nell’anno nero della finanza, a formulare con l’Aiaf delle proposte concrete per evitare nuovi collassi dei mercati.
Nel vostro documento, che risale alla primavera 2009, chiedevate fra l’altro di «modificare gli attuali modelli di supervisione e di vigilanza», aumentandone il grado di coordinamento a livello europeo, e di «accrescere la trasparenza nel collocamento e nella negoziazione di strumenti finanziari complessi, evitandone ad esempio il collocamento presso le Amministrazioni pubbliche». Siamo al punto di partenza? Anche noi analisti eravamo persuasi della necessità di nuove regole, di una vigilanza coordinata a livello internazionale e di una ridefinizione dei modelli di rating, le «valutazioni » sul rischio dei debiti fatte da poche agenzie che, non va dimenticato, sono stati uno dei problemi alla base della crisi. Finora, di concreto, è stato fatto ben poco.
Tante promesse dopo lo choc ma ancora pochi risultati? In Europa sono state ripetutamente annunciate nuove regole «micro» e «macro» ma agli effetti pratici ancora non ci sono. Negli Stati Uniti il presidente Obama aveva promesso una stretta senza precedenti sugli eccessi della finanza ma è stato bloccato.
Da chi? Dai banchieri, anzitutto, che stanno in qualche modo negando le loro responsabilità, attribuendole al 'sistema'. E dagli stessi uomini politici, che le nuove regole dovrebbero for- malizzarle attraverso le leggi ma sembrano aver già perso il senso d’urgenza del problema e la sua pericolosità, così evidenti invece dopo il crollo Lehman. Hanno trovato in Ben Bernanke, il presidente della Fed, un capro espiatorio: la maggioranza afferma che alla fine è stata tutta colpa della Banca centrale americana e della sua politica monetaria e ora se ne lava le mani. Obama, al di là dei moniti che ogni tanto lancia, pare bloccato.
Almeno i risparmiatori la lezione l’hanno imparata? O cercano ancora di massimizzare i rendimenti scegliendo prodotti rischiosi che non conoscono o non possono conoscere fino in fondo? Temo che il forte rimbalzo delle Borse, circa il 70% dai minimi di marzo 2009, abbia riacceso l’appetito al rischio abbassando la soglia di guardia.
In molti casi però sono stati gli stessi operatori finanziari – bancari, consulenti, private banker – a suggerire prodotti rischiosi... Per questo chiediamo al governo, a due anni dall’entrata in vigore della Mifid (la direttiva prevista dal Financial Services Action Plan del’Unione europea per aumentare le garanzie degli investitori, ndr), di introdurre le nuove regole per il consulente finanziario indipendente con la conseguente istituzionalizzazione di un Albo dei consulenti finanziari privi di conflitti di interesse.
La Consob ha però già approvato il nuovo regolamento. Attendiamo ancora la stesura da parte del ministero dell’Economia del Regolamento relativo alle Srl e Spa di consulenza e la costituzione dell’Organismo di tenuta dell’Albo. Con l’ultimo decreto «milleproroghe» siamo già al quarto rinvio.
Che benefici avranno i risparmiatori da questi nuovi professionisti? Avranno a disposizione una nuova generazione di consulenti in grado di indirizzare le loro scelte finanziarie con competenza e in assenza di conflitti di interesse.