Economia

La riforma. La spinta del "Runts" al Terzo settore

Antonio Fici * venerdì 4 febbraio 2022

Dopo una lunga attesa il Runts, Registro unico del Terzo settore, è divenuto operativo il 23 novembre scorso e i primi dati sulle iscrizioni sembrano confermare le iniziali aspettative: il "nuovo" Terzo settore, così come ridisegnato dalla Riforma del 2017, è diverso e più ampio rispetto al "vecchio", quello fondato su una moltitudine di leggi speciali e di registri regionali.
Il rinnovato interesse si evince dalle oltre 3.000 domande di iscrizione già pervenute agli Uffici competenti in soli due mesi. Se da un lato è vero che c’erano già tanti enti scalpitanti "alla porta" del Runts, dall’altro lato è anche vero che a tutti era richiesto di confrontarsi con un nuovo strumento informatico. Il dato è dunque molto significativo. Testimonia come la procedura di iscrizione, per quanto perfezionabile, si stia confermando agevole, sia dal lato tecnico che giuridico, a dimostrazione del buon lavoro svolto da Ministero del Lavoro (per i profili disciplinari) e Unioncamere (per la parte informatica).

L’uniformazione delle procedure d’iscrizione su tutto il territorio nazionale e la presenza di regole di accesso prestabilite e valide per tutti stanno fungendo da volano per lo sviluppo del Terzo settore. Insomma, l’essere "informatico", "unico" e "nazionale" si stanno rivelando i punti di forza del nuovo Registro. Ciò ovviamente non esclude la necessità di un attento lavoro di revisione della normativa applicabile, che in molti casi potrebbe essere semplificata per rendere la vita degli enti ancora più agevole. Perché, ad esempio, limitare al rappresentante legale dell’ente (o della rete associativa) la legittimazione a presentare la domanda d’iscrizione? Perché non consentirlo anche ad un professionista di fiducia dell’ente, munito di apposita procura?
Un Terzo settore anche diversamente strutturato rispetto al passato. È questa l’immagine che i primi dati ci restituiscono. La composizione delle singole sezioni del Registro dimostra infatti che il Terzo settore non è più soltanto formato dalle tradizionali Odv (Organizzazioni di volontariato) e Aps (Associazioni di promozione sociale), ma è più plurale al suo interno, grazie anche all’impulso della Riforma. Dei nuovi enti iscritti, più della metà sono Aps, mentre le nuove Odv sono solo un terzo delle nuove Aps. Il dato può trovare spiegazione da un lato nei maggiori oneri identitari e operativi a carico delle Odv rispetto alle Aps, dall’altro nell’attivismo delle reti associative nazionali di Aps, che a sua volta testimonia il loro ruolo fondamentale per lo sviluppo del settore. Di particolare interesse è inoltre l’avvio della sezione "enti filantropici", che è modesto (circa il 2% del totale) ma significativo, se si considera che questa nuova categoria accoglierà enti (per lo più in forma di fondazione) che svolgono un’attività specifica, non già operativa, bensì di sostegno ad altri enti e alle loro attività di interesse generale. Ancor più significativo, anche perché inaspettato, è il "decollo" della sezione "g" del Runts, quella dedicata agli "altri Ets". Un ente su quattro sta infatti manifestando la sua volontà di iscriversi in questa sezione "residuale", ma evidentemente attraente poiché non vincolata al possesso di requisiti specifici oltre quelli generalmente validi per tutti gli Ets. Ciò dimostra inoltre il desiderio di novità interno al Terzo settore e la forte attrazione che suscita.
Altri due aspetti da sottolineare sono il buon rendimento degli Uffici regionali del Runts e l’apporto sostanziale dei Notai, cui si deve circa il 20% delle domande complessive, a conferma di come nel Registro ci si iscriva anche per ottenere la personalità giuridica di diritto privato. Il buon avvio del Runds rende ancora più urgente l’autorizzazione europea del nuovo regime fiscale: l’ultimo tassello mancante per la completa attuazione della "grande" riforma.
Professore nell'Università di Roma Tor Vergata

Direttore scientifico di Terzjus