L'evento. Festival della Dottrina sociale a Verona: la speranza antidoto al virus
Un invito al cambiamento che parta dalle piccole cose e abbia come orizzonte la costruzione del bene comune dopo la 'frattura' causata dalla pandemia. È questo l’invito che arriva dal Festival della Dottrina Sociale, dal titolo evocativo «Audaci nella speranza, creativi con coraggio », che si apre stasera e si concluderà domenica 28 novembre presso il Palaexpo Verona Fiere. Quattro giorni di dibattito e confronto etico su temi di attualità, politica ed economia.
Si parlerà delle sfide che ci attendono nel post pandemia, sfide alle quali è dedicato anche il videomessaggio di papa Francesco, trasmesso in apertura alle 20,45 insieme ad un messaggio dell’arcivescovo di Canterbury. A seguire i saluti istituzionali del sindaco Federico Sboarina, di monsignor Giuseppe Zenti, vescovo di Verona e di Alberto Stizzoli, presidente di Fondazione Segni Nuovi. A seguire il dibattito con il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e Giulio Tremonti, docente ed economista, che sarà moderato dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Nelle tre giornate suc- cessive si parlerà di istruzione e formazione, delle difficoltà affrontate da insegnanti, genitori e studenti. Tra i relatori i ministri dell’Istruzione Patrizio Bianchi, per le disabilità Erika Stefani e per le Pari opportunità Elena Bonetti. Il Festival – organizzato dalla Fondazione Segni Nuovi e arrivato alla sua undicesima edizione – è ormai un appuntamento fisso. «Costruire insieme, non lavorare contro, non distruggere, evitare i personalismi, svegliare il bene della comunità».
A Verona si discuterà su temi di attualità dalla scuola alla salute
Le parole pronunciate da monsignor Adriano Vincenzi in occasione di un’edizione del Festival continuano ad essere attuali oggi, in un mondo provato da quasi due anni di pandemia. È crollata l’illusione di una società del benessere perenne, basata su un modo di vivere individualista ed egoistico. L’invito è quello di ritrovare la speranza. Che non vuol dire coltivare la nostalgia del passato, cercando di tornare il più velocemente possibile alle abitudini di prima, ma avere la consapevolezza che è necessario un cambiamento e che le difficoltà possono essere occasione di profonde e proficue trasformazioni. Necessarie per lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore: non a caso il cui logo del Festival è il disegno un papà che tiene sulle spalle il figlio. La speranza è vista come un impegno comune, l’arte di cogliere le occasioni e attivare la capacità di rispondere a ciò che accade, e non a quello che vorremmo accadesse. Ad imparare dalla tragedia dell’emergenza sanitaria, coltivando una speranza autentica e collettiva, in grado come ha detto papa Francesco in un’omelia a Casa Santa Marta, di “buttare l’ancora all’altra riva”. Consentendo, con creatività e coraggio, la progettazione: intesa come la capacità di proiettarsi oltre il presente, verso il futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA