Parità. L'Italia al terzo posto in Europa per donne nei Cda. La legge Golfo ha 13 anni
Il 12 agosto si celebra il tredicesimo anniversario dell'entrata in vigore della "Legge Golfo", provvedimento che ha rappresentato una svolta epocale per l'equilibrio di genere nei Consigli di Amministrazione (Cda) delle società quotate e partecipate. Questa legge, concepita e portata avanti con determinazione da Lella Golfo, ha introdotto per la prima volta in Italia le quote di genere, imponendo un'equa rappresentanza femminile nei vertici del mondo economico.
"Una vera e propria rivoluzione, culturale e nei numeri, che ha infranto tanti soffitti di cristallo e creato una nuova leadership femminile nel mondo economico", ha commentato Lella Golfo intervistata dall'agenzia Dire. "Oggi, la presenza femminile nei board delle società quotate e partecipate ha superato la previsione normativa ed è oltre il 43%. Le aziende e il mercato hanno riconosciuto gli indiscussi benefici del contributo femminile. Una legge epocale, che ha contribuito a cambiare il volto non solo della nostra economia ."
La Legge Golfo-Mosca del 2011 (Legge 120/2011) ha stabilito l'obbligo per le società quotate e a controllo pubblico di riservare almeno un terzo dei posti nei Cda al genere meno rappresentato. Questa quota è stata successivamente aumentata al 40% con la Legge di Bilancio 2020. Il risultato è evidente: la presenza femminile nei Cda delle società quotate è passata dal 6,3% nel 2009 al 43% nel 2023.
I benefici della maggiore inclusione femminile nei CdA non si limitano solo alla rappresentanza: le società che hanno adottato queste misure hanno registrato un miglioramento nella performance economica, con un aumento della produttività del 4-6%. Le ricerche dimostrano che le imprese quotate con una maggiore rappresentanza femminile nei Cda registrano un aumento del valore delle esportazioni e una maggiore propensione all'internazionalizzazione.
L'Italia, grazie alla Legge Golfo, si posiziona oggi al terzo posto in Europa – dopo Francia e Norvegia – e al quinto nel mondo per presenza di donne nei CdA delle società quotate. Inoltre, il nostro Paese vanta il primato europeo per la percentuale di donne alla presidenza dei comitati: 5% audit, 54% governance, 60% controllo e rischi.
Nonostante i progressi significativi, permangono ancora alcune sfide. La presenza femminile nei CdA non sempre si traduce in posizioni di comando, con molte donne che ricoprono ruoli di consiglieri indipendenti. Secondo l'ultimo report Deloitte "Women in the Boardroom 2024", solo il 4% dei CEO di Piazza Affari è donna, e nel management le donne non arrivano al 25%. I dati delle Dichiarazioni Non Finanziarie delle società quotate evidenziano che le donne dirigenti sono appena il 18%; solo due società hanno una maggioranza di dirigenti donne e sei non ne hanno affatto.
"Abbiamo raggiunto risultati straordinari, ma non possiamo fermarci qui", afferma Golfo. "È essenziale continuare a lavorare affinché la rappresentanza femminile non si limiti ai Cda, ma si estenda anche alle altre posizioni manageriali e alle prime linee, e che si creino piani di successione paritari. Dobbiamo creare un vero effetto cascata che permetta alle donne di avanzare in ogni settore del mondo del lavoro".
L'appello di Lella Golfo si rivolge alle imprese italiane, invitandole a fare un ulteriore passo avanti verso la parità di genere, indipendentemente dagli interventi normativi. L'introduzione di una modifica agli Statuti sociali che preveda la presenza del 40% del genere meno rappresentato negli organismi di amministrazione e controllo sarebbe un segnale di modernizzazione e maturità del tessuto economico italiano. Questo passo volontario potrebbe rappresentare un ulteriore rafforzamento della leadership femminile in un contesto economico in continua evoluzione.