Economia

L'intervista. «La riforma delle Bcc non va contaminata»

LUCA MAZZA martedì 15 dicembre 2015

«La riforma del credito cooperativo non deve essere assolutamente mescolata con la vicenda del salvataggio dei quattro istituti. Non deve subire contaminazioni. Sono due temi completamente diversi e tali devono restare». Alessandro Azzi, presidente di Federcasse  (l’Associazione nazionale delle Bcc e Casse Rurali), ritiene che, proprio in un momento come questo – dove la questione banche è di stretta attualità politica ma allo stesso tempo si attende nel giro di pochi giorni il varo della misura governativa sul nuovo assetto delle Bcc –, sia doveroso fare chiarezza: «Il nostro sistema è sano, solido, originale e virtuoso.

Lo dimostra, tra l’altro, anche il fatto che nessuna delle quattro banche coinvolte dal decreto governativo del 22 novembre era una Bcc». Il rischio, in questi casi, è quello di fare di tutta un’erba un fascio. Il timore, cioè, è quello che passi il princìpio secondo cui la numerosità e le dimensioni delle banche costituiscano un problema di per sé. Ciò non deve accadere: «A parte il fatto che le quattro banche portate a risoluzione non erano tutte piccole né tutte del territorio, perché si fa davvero fatica a considerare Banca Etruria e Banca Marche degli istituti locali – spiega Azzi –. Ma al di là di questo aspetto è fondamentale sottolineare che una buona o una cattiva gestione di un istituto di credito prescindono dalla loro dimensione».

Presidente, il caos banche è esploso proprio quando il governo si accinge a emanare il decreto sulla riforma delle Bcc. È preoccupato da questa coincidenza temporale? Non ci dovrebbe essere alcuna ragione di preoccupazione, perché il mondo delle Bcc è quanto di più lontano ci possa essere da questa vicenda. Anzi, a causa di questa situazione abbiamo dovuto pagare nel giro di due settimane 230 milioni di euro. Il cosiddetto decreto 'salva banche' e le azioni che il governo sta studiando per gli obbligazionisti coinvolti sono misure congiunturali, mentre il provvedimento di riforma è un intervento strutturale. È evidente che parliamo di due questioni completamente diverse.

Che cosa risponde a chi si lancia nell’equazione 'locale = fragile'? Che è un’associazione sbagliata ed è indispensabile fare le opportune distinzioni. Non c’è un unico modello standardizzato per fare banca. Il pluralismo è un valore nell’economia come nella finanza. I numeri di Bcc e Casse rurali presenti sul territorio, così come quelli dei Consigli di amministrazione, non rappresentano un problema. Semmai, sono una risorsa.

Anche le Bcc però hanno dovuto gestire qualche situazione di difficoltà negli ultimi anni... Sì, ma con la differenza che non se n’è accorto nessuno. Perché le pochissime criticità sono state risolte al nostro interno, senza alcun intervento del sistema bancario né tanto meno chiedendo un sostegno pubblico. E questo è stato possibile grazie agli strumenti di categoria di cui il Credito Cooperativo si è 'auto-dotato' (Fondo di garanzia dei depositanti, quello di garanzia istituzionale e Fondo di garanzia degli obbligazionisti) che hanno consentito alla clientela di non subire danni patrimoniali di alcun tipo.

La Capogruppo, che dovrebbe essere istituita con la riforma, riuscirà a rispondere a eventuali crisi di singoli istituti? Certo, ma oltre a essere in grado di fronteggiare queste situazioni sarà più facile prevenirle grazie al patto di coesione, modulato con criteri di 'meritevolezza', che legherà ogni singola Bcc alla Capogruppo, cioè a un soggetto che ha le sue stesse finalità mutualistiche, ma al tempo stesso supera i limiti della piccola dimensione attraverso una soglia adeguata del capitale. Il fatto che anche il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, abbia evidenziato l’importanza di poter contare su un unico contenitore è indicativo della doppia rilevanza (strategica e operativa) che avrebbe questa soluzione.

Renzi ha ribadito per la seconda volta nel giro di una settimana l’urgenza di varare la riforma del vostro settore. Come state vivendo questa attesa? Restiamo fiduciosi. Ci aspettiamo che il provvedimento possa essere emanato rapidamente, il prima possibile, e sulla base di quanto indicato nella bozza presentata da Federcasse già prima dell’estate e condivisa con la Banca d’Italia. L’obiettivo primario non deve essere quello di ridurre il numero delle nostre realtà, bensì di giungere a una coesione integrata del sistema che ne valorizzi ancor di più sia la biodiversità sia la funzione mutualistica.