Economia

Emergenza. Gori: «La povertà? Ormai è strutturale»

Alessandro Beltrami venerdì 17 luglio 2015
La popolazione in povertà assoluta, come dicono le nuove rilevazioni dell’Istat, passa dal 9,5% al 7%? Secondo Cristiano Gori, ricercatore presso la facoltà di scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica di Milano (al di là della valutazione sul sistema di rilevazione «che richiede una più lunga riflessione metodologica») non cambia il problema: «Non sposta la necessità di intervenire. Quattro milioni di persone costituiscono una fascia molto ampia della popolazione».Il vero punto, secondo Gori, ideatore del Reis, il Reddito d’inclusione sociale, è un altro: «È alla tendenza di lungo periodo che dobbiamo guardare. Non dobbiamo confrontare il 2014 con l’anno precedente ma con il 2007, quando i poveri erano il 3,1% della popolazione». Un dato più che raddoppiato: «Dopo l’enorme crescita, la stabilizzazione della povertà e magari anche una sua decrescita erano attese, Sarebbe stato strano il contrario. Il fatto fondamentale è piuttosto che la povertà assoluta non tornerà mai ai livelli del 2007. È una eredità strutturale della grande crisi».Più che davanti a una inversione di tendenza saremmo di fronte a una stagnazione: «È il radicamento di una condizione drammatica. Questa crisi ci ha restituito una realtà più fragile delle famiglie e del lavoro. Non sarà possibile ridurre la povertà in assenza di politiche adeguate. Il problema non è cosa farà il governo per l’anno prossimo ma qual è il suo progetto per il Paese per i prossimi cinque anni».Fino a ora si è andati avanti con sperimentazioni locali e una moltitudine di interventi focalizzati su singole categorie. È ancora assente un quadro globale di lotta e gestione del problema povertà. L’Italia in Europa è uno dei pochi Stati in cui manca uno strumento di protezione del reddito a garanzia del raggiungimento di uno standard di vita minimo per tutti i cittadini. Un fatto su cui la Ue ha più volte richiamato il nostro Paese. Una proposta era arrivata a marzo dal M5S, che aveva rilanciato l’idea di erogare un assegno mensile massimo di 780 euro a persona, con una platea potenziale di nove milioni di indigenti e una spesa complessiva vicina ai 17 miliardi di euro.Prevede un bilancio decisamente più sostenibile (7 miliardi di euro spalmati in quattro anni) il Reis, promosso da Alleanza contro la povertà: «Con il Reddito di inclusione sociale vogliamo costruire uno strumento attuabile – spiega Gori – rivolto a chiunque si trovi in povertà assoluta. Prevede un piano quadriennale, percorsi di monitoraggio che consentano miglioramenti in corso, accompagnamento delle persone all’interno del mondo del lavoro. Ha il vantaggio di avere una progettualità a lungo termine e una gradualità di costruzione». Inoltre, spiega Gori, lavora sull’alleanza tra Stato e territori: «Lo Stato definisce regole e risorse, mentre la gestione è affidata ai comuni, che poi insieme al terzo settore costruiscono i percorsi di inclusione. Il Reis è un progetto concreto, non una rivendicazione utopica. Alleanza contro la povertà, che riunisce per la prima volta tutte le associazioni sul tema, è un’occasione storica per l’Italia».