L'indagine. La pandemia non frena l'economia sostenibile
L'Italia ha conquistato il ruolo guida in Europa nel riciclo dei rifiuti urbani
La pandemia ha accelerato in Italia il ritorno a un’economia a misura d’uomo. Quella che è – o dovrebbe essere – una nostra antica vocazione. A certificarlo anche il XII Rapporto Greenitaly di Fondazione Symbola e Unioncamere. Sono oltre 441mila, infatti, le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti "verdi": lo ha fatto il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi, valore che sale al 36,3% nella manifattura. Non è difficile capire le ragioni di queste scelte. Queste imprese hanno un dinamismo sui mercati esteri superiore al resto del sistema produttivo italiano, innovano di più e producono più posti di lavoro. «C’è un’Italia che può essere protagonista alla Cop26 di Glasgow: fa della transizione verde un’opportunità per innovare – spiega Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola –. Nel Rapporto si coglie un’accelerazione verso un’economia che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Possiamo dare forza a questa nostra economia e a questa idea di Italia grazie alle scelte coraggiose compiute dall’Unione Europea con il Next Generation Ue e al Pnrr. La burocrazia inutile ostacola il cambiamento necessario, ma possiamo farcela se mobilitiamo le migliori energie del Paese senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno, come recita il Manifesto di Assisi».
Sotto il profilo dell’occupazione, i contratti relativi ai "lavori verdi" rappresentano il 35,7% dei nuovi contratti previsti nell’anno. Inoltre emerge una domanda per figure professionali più qualificate ed esperte. A fine anno gli occupati che svolgono una professione "verde" erano pari a oltre tre milioni. «Il Covid non ha fermato gli investimenti green – sottolinea Andrea Prete, presidente di Unioncamere –. Ma ancora oltre la metà delle imprese manifatturiere percepisce questo passaggio più un vincolo che una opportunità. Per dare ulteriore impulso alla transizione ecologica occorre intervenire: sulla carenza di competenze attraverso percorsi di formazione adeguati; sulla diffusione di una cultura d’impresa più sostenibile; sull’accesso al credito bancario per facilitare il reperimento di risorse destinate investimenti ambientali; sulle norme e sulla fiscalità, semplificando le procedure amministrative oltre a incentivi e agevolazioni».
Per Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, «questa materia deve diventare fondamentale nelle scuole e questo si fa con una partnership pubblico-privata. Solo nel settore Ricerca e sviluppo abbiamo 30-35mila ricercatori in meno rispetto a nazioni con lo stesso Pil comparabile. Qui c’è un problema enorme. Questa battaglia si vince con le competenze». Insomma, l’Italia guida l’economia circolare con un riciclo sulla totalità dei rifiuti - urbani e speciali - del 79,4% (2018): un risultato ben superiore alla media europea (49%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (69%), Francia (66%) e Regno Unito (57%) con un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 nelle emissioni (2018).
«È un momento cruciale – aggiunge Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici –. Da un lato siamo alla vigilia della Cop26 a Glasgow, dall’altro siamo dentro alla transizione climatica, con le sfide, le difficoltà e l’impegno politico che questo richiede ». La Commissione europea ha fatto della transizione ecologica «una carta d’identità, ancora prima della pandemia e fin dal momento del suo insediamento con il Green deal come pilastro. Poi, abbiamo visto che in tutti i Piani europei la sfida ambientale è centrale». Inoltre, «durante l’estate la commissione Ue ha aggiornato i propri obiettivi per ridurre in modo ancora più ambizioso le emissioni al 2030». «Questo – conclude Gentiloni – richiede un impegno innanzitutto economico nei prossimi dieci anni per sostenere questo ritmo; avremo bisogno di una finanza più verde, che si cimenta con la sfida ambientale. L’ultima emissione in green bond ha avuto un successo straordinario nei mercati. L’Italia ha molte carte da giocare soprattutto nell’economia circolare. Senza dimenticare che nessuno va lasciato indietro».