Economia

Il progetto. Investimenti coerenti con la fede, la finanza cattolica unisce le forze

Luca Mazza martedì 12 novembre 2024

L’ecosistema della finanza cattolica internazionale si riunisce e cerca di fare rete per sviluppare un mercato di investimenti da circa 1.750 miliardi di dollari – considerato il valore degli asset detenuti dalle istituzioni cristiane a livello globale – in modo coerente con la fede e i valori cattolici.

Da ieri fino ad oggi a Londra si tiene la conferenza “Mensuram Bonam” (letteralmente: “Misura Buona”), che prende il nome dal documento lanciato nel 2022: una guida della Pontificia Accademia vaticana delle Scienze Sociali contenente criteri, principi e linee guida linee guida pratiche e metodologiche per coloro che operano nel mondo della finanza, sia come istituzioni che come individui. All’evento londinese partecipano circa novanta esperti del settore finanziario e responsabili ecclesiastici provenienti da sedici Paesi proprio con l’obiettivo di mettere il turbo a questo mercato e dirottare al meglio le risorse. L’appuntamento è organizzato da Jean-Baptiste de Franssu, economista francese e presidente dello Ior (Istituto per le opere di religione) dal 2014, insieme a 5 gestori patrimoniali specializzati a livello internazionale con sedi in Europa e negli Stati Uniti.

Il documento “Mensuram Bonam” e gli incontri come questo nel Regno Unito riflettono il desiderio della Chiesa di garantire che la gestione patrimoniale sia «orientata a riflettere questo dono di Dio alla famiglia umana, servendo il bene comune, rispettando la giustizia e gli standard etici». In linea di massima gli investimenti coerenti con la fede (Faith-consistent investing, Fci) vengono considerati quelli in settori che apportano benefici sociali e ambientali. «Ci sono società di gestione finanziaria specializzate nel servire capitali allineati alla fede cristiana, tuttavia lo sviluppo di questo mercato rimane troppo modesto e la diversità delle offerte è limitata – spiega de Franssu –. Ecco perché stiamo riunendo l’intero ecosistema a Londra: dai fornitori di indici e dati ai consulenti per gli investimenti, agli specialisti del voto per delega e alle organizzazioni di gestione della performance dei fondi. Un obiettivo chiave sarà quello di apportare una maggiore coerenza di approccio e una definizione e classificazione più chiare dei prodotti per contribuire a stimolare il mercato». Per il numero uno dello Ior è fondamentale che i leader finanziari coinvolti con capitali allineati alla fede cristiana «si impegnino a sviluppare strumenti finanziari che bilancino la performance finanziaria, gestiscano i rischi non finanziari e si sforzino di massimizzare gli impatti positivi sulla società e sull’ambiente».

Spesso infatti i criteri degli investimenti coerenti con la fede (Fci) cambiano da Paese a Paese, come dimostra una ricerca presentata martedì 11 novembre. E a volte questo mancato allineamento crea problemi anche nella gestione delle risorse, che in caso di armonizzazione dei parametri potrebbe migliorare molto. Già nel primo giorno di confronto i partecipanti alla conferenza si sono impegnati a lavorare insieme per rendere più facile l’accesso agli Fci, proprio per poter contare su una maggior uniformità nei criteri.

L'incontro è ospitato a Londra da Ccla Investment Management, realtà specializzata in investimenti in beneficenza e chiese, con il supporto di Anthos Fund and Asset Management con sede nei Paesi Bassi e delle società statunitensi Cbis Catholic Responsible Investing, Catholic Investment Services e Knights of Columbus Asset.

L’interesse per questo mercato sta aumentando a livello internazionale. «C’è un interesse crescente da parte di tutte le denominazioni, compresi i cattolici, per gli investimenti coerenti con la fede nel Regno Unito – conferma Peter Hugh Smith, amministratore delegato della Ccla –. Le persone con valori religiosi sono sempre più impegnate a far sì che il loro denaro abbia un impatto positivo sul mondo in un momento in cui c’è molto fermento e tanta preoccupazione. Il documento “Mensuram Bonam” non è tassativo su tutti gli aspetti legati agli investimenti e quindi l'ecosistema finanziario sta ora ascoltando i proprietari di asset per sviluppare prodotti adeguati. I nostri clienti ci chiedono se gli investimenti aumenteranno o eroderanno la fiducia sociale, se supportano diritti umani e se le affermazioni sulla sostenibilità siano autentiche o il frutto di operazioni di greenwashing».
Insomma, si chiede chiarezza e certezza sulla reale natura degli investimenti, per evitare errori.