Il primo passo sul fronte monetario lo ha fatto la Fed. Dopo una lunga stagione a tasso praticamente «zero», la banca centrale Usa, a sorpresa, è intervenuta ieri sera sul costo del denaro, aumentando il tasso di sconto di un quarto di punto, dallo 0,50% allo 0,75%. Un intervento per drenare l’abbondante liquidità presente sul mercato finanziario. «La Fed – ha detto il presidente, Ben Bernanke – potrebbe iniziare a rimuovere le misure straordinarie a sostegno dell’economia». La mossa della Fed ha avuto subito ripercussioni sul cambio: l’euro è sceso nei confronti del dollaro a 1,3542.Intanto nel Vecchio Continente, tiene banco il caso Grecia. La durezza dell’Europa logora i nervi di Atene. È passata una settimana dal vertice con cui i capi di Stato dell’Unione europea hanno promesso che «non lasceranno sola» la Grecia. Il governo di George Papandreou non ha visto ancora nessun aiuto concreto, in patria il nervosismo cresce e, da qualche giorno, è saltata fuori anche la storia dei contratti
swap con Goldman Sachs, che complicano ulteriormente le cose. Papandreou ieri ha ripetuto che Atene «non ha chiesto il denaro dei contribuenti tedeschi, italiani, francesi o di altre nazioni» ma solo un «appoggio politico» dai governi per consentire alla Grecia di rimettere a posto i suoi conti in «condizioni normali». Il governo socialista è stanco di dovere aspettare l’aiuto dei compagni europei quando ha bisogno urgente di liquidità. La sinistra lo sta incalzando: ieri il partito Syriza gli ha chiesto di rispondere alle severe richieste di contenimento della spesa che arrivano da Berlino chiedendo allora alla Germania rimborsi miliardari per i danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale. L’insofferenza trapela dalle pagine dei giornali. La stampa greca scrive che George Papaconstantinou, il ministro delle Finanze, avrebbe detto ai colleghi di governo che se le trattative con Bruxelles non porteranno presto a una svolta allora ci si dovrà rivolgere al Fondo monetario internazionale. Sarebbe una soluzione poco gradita all’Europa. Atene infatti la usa come minaccia. Il Fondo è pronto a dare una mano ad Atene, ha affermato ieri il portavoce David Hawley, aggiungendo però che ancora il governo greco non ha chiesto nulla. E intanto monta la vicenda degli swap. L’accusa – emersa dal settimanale tedesco Der Spiegel – è che il governo greco nel 2001 si sarebbe accordato con Goldman Sachs ottenendo liquidità in cambio di bond pubblici denominati in dollari e yen per 10 miliardi di euro. La banca d’affari americana avrebbe falsato i tassi di cambio apposta per fare avere in anticipo ad Atene 2,8 miliardi. Un prestito camuffato, e quindi escluso dalle cifre sui conti pubblici della Grecia, già in crisi di credibilità. Dopo il cancelliere tedesco Angela Merkel, anche il ministro dell’Economia francese, Christine Lagarde, ha chiesto spiegazioni. L’Eurostat sta indagando.