Legge di bilancio. Dal Reddito di cittadinanza un miliardo per le bollette
Con il varo della Nota di aggiornamento al Def da parte delle Camere, e soprattutto con l’approvazione dello scostamento di bilancio da 9,1 miliardi di euro per il 2022 - approvazione cui hanno contribuito anche le opposizioni - si sono create le condizioni perché stasera il Consiglio dei ministri vari il quarto decreto-aiuti contro il caro energia.
Un intervento che conferma sino a fine anno il taglio delle accise sulla benzina e le principali misure di protezione per famiglie e imprese, con la contestuale proroga al 2023 della vendita di gas a prezzo calmierato da parte del Gse.
Ancora in discussione l’ipotesi di alzare da 600 a mille euro i fringe benefit esentasse che le aziende possono corrispondere ai dipendenti per il caro energia.
Entrerà nel decreto anche il “pacchetto-trivelle” - consistente in nuove concessioni per aumentare l’estrazione di gas naturale nell’Adriatico -, che inizialmente sembrava dovesse essere un emendamento al dl Aiuti-ter. Non fila tutto liscio, su questo fronte: curiosamente, gli amministratori leghisti e meloniani del Nord-Est contestano le scelte di Salvini e della premier. Un caso nel caso.
Ma l’attenzione, intanto, è già interamente rivolta alla manovra. Ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in audizione alle Camere per illustrare la Nadef, ha fissato un tempo di tre settimane per il testo.Mentre il suo viceministro Maurizio Leo illustrava il possibile intervento sul Reddito di cittadinanza - «reperire un miliardo da destinare alle bollette attraverso una serie di controlli e misure», dunque non una vera e propria riforma come annunciato nei giorni scorsi -, Giorgetti metteva in fila i pilastri della legge di bilancio: flat tax fino a 85mila euro con un doppio binario che potrebbe riguardare anche i dipendenti, tregua fiscale, possibilità per i datori di lavoro di riconoscere premi fino a 3mila euro esentasse. Ma anche una revisione del superbonus e un aggiustamento degli extraprofitti. Giorgetti torna a promettere un «approccio prudente, responsabile e realista».
Il ministro dell’Economia, che ieri ha firmato il decreto che aggiorna dal primo gennaio del 7,3% le pensioni in riferimento all’inflazione, ha ribadito che la priorità della manovra resta il caro-energia. Alle bollette il governo destinerà tutti 21 miliardi in deficit individuati per il prossimo anno, conferma Giorgetti. In manovra, le «ulteriori risorse» saranno destinate a dare «dei primi segnali» sugli impegni presi nel programma di governo.
Ma l’orientamento di politica fiscale sarà «selettivo», avverte. Inoltre per ogni settore di intervento le risorse andranno cercate con una “spending review” interna ai dicasteri.
Arriverà sicuramente la flat tax, per la quale si sta studiando, oltre all’estensione del tetto (da 65 a 85mila euro) per le partite Iva, anche una versione “incrementale” (sull’incremento di reddito nel 2022 rispetto al maggiore dei redditi dichiarati nei tre anni precedenti) per «i titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfettario»: misura che quindi sembrerebbe essere allo studio anche per i lavoratori dipendenti.
Nel pacchetto di interventi tributari c’è la «tregua fiscale», con l’ipotesi di nuova rottamazione e stralcio per le cartelle fino a mille euro. C’è poi da sciogliere il nodo del Superbonus, misura che costa troppo rischiando di pregiudicare altre risorse, spiega il titolare del Mef: sarà rivisto «in modo selettivo», con l’ipotesi di scendere dal 110 al 90% almeno per i redditi alti. Modifiche in arrivo anche per gli extraprofitti, la cui norma «non funziona»: la soluzione, spiega il viceministro Maurizio Leo, potrebbe essere «una nuova base imponibile» anziché i flussi Iva che «non colgono esattamente l’extraprofitto».
Si punterebbe ad utilizzare gli utili, come indicato in sede Ue. Allo studio c’è anche la possibilità per le aziende di riconoscere ai dipendenti «una sorta di premio o indennità fino a 3mila euro» esentasse, sul modello di quello già sperimentato in Germania.L’audizione di Giorgetti è la premessa del voto sulla Nadef: la maggioranza tiene al Senato (111 sì) e alla Camera (218 favorevoli). Le opposizioni si aggregano invece quando si tratta di votare le risorse per il decreto di stasera. Azione-Iv, però, sulla Nadef non voto contro ma si astiene.
Duro M5s contro le ipotesi di taglio del Reddito: «Governo forte con i deboli e debole con i forti».