Economia

I NUMERI DEL PAESE. Tremonti: «La crescita è insufficiente ma il bilancio ha tenuto»

Gregorio Massa mercoledì 25 maggio 2011
Una crescita che, seppure insufficiente, almeno c’è stata, grazie anche alla te­nuta dei conti pubblici. Tanti i temi af­frontati ieri da Giulio Tremonti alla presenta­zione del rapporto annuale della Corte dei Conti, dove ha ripercorso quanto fatto dal go­verno negli ultimi tre anni. La situazione non è certo facile: la crisi morde ancora, anche per­ché «i fattori che l’hanno generata sono tutti presenti», ha dichiarato. Secondo alcune vo­ci, intanto, il governo sta per varare una ma­novra da circa 40 miliardi (spalmata su più an­ni) per raggiungere nel 2014 il pareggio di bi­lancio. Dal 2015 in poi si aggredirà il debito con aggiustamenti che la Corte dei Conti va­luta in 46 miliardi l’anno. Tremonti ha poi definito «discutibile» la rap­presentazione dell’Italia emersa dall’ultimo rapporto Istat, secondo la quale un italiano su quattro sarebbe a rischio povertà: per il mini­stro, la ricchezza negli ultimi 10 anni è addi­rittura aumentata. Un altro passaggio pole­mico lo ha dedicato a Luca Cordero di Mon­tezemolo: «La dimensione dell’azionista va li­mitata all’economia». Non solo, ma «si sta diffondendo un calco linguistico che vuole che noi che siamo gli azionisti del Paese ab­biamo diritto a decidere. Formule di questo ti­po, che portano alla scomposizione sociale, non credo siano giuste». La replica del diret­to interessato non si è fatta attendere: bisogna «rispondere del proprio operato ai cittadini che, li si chiami come piaccia, azionisti o non azionisti, sono la fonte di legittimazione del potere politico». In serata è giunta il ministro ha precisato: «credo ci sia stato un malinteso, io mi riferivo a Diego Della Valle». In effetti il presidente Tod’s, parlando di un possibile im­pegno politico di Montezemolo, aveva detto che gli imprenditori «come cittadini, sono a­zionisti del Paese e hanno il diritto di giudicare i politici per quello che fanno».