made in italy. La cosmetica corre con le esportazioni, è un bene essenziale
Da Cenerentola ad ambasciatrice del made in Italy nel mondo. La cosmetica è un settore che non conosce crisi ma solo successi: il calo delle vendite in volume che ha caratterizzato il largo consumo negli ultimi due anni, per effetto della spirale inflazionistica, non ha scalfito produzione e fatturato, grazie ad una costante scalata del mercato mondiale.
Considerati sempre più come beni essenziali, ogni italiano in media ne usa otto al giorno tra bagnoschiuma, creme e profumi, i prodotti cosmetici generano un fatturato annuo di oltre 15 miliardi di euro che rappresenta l’1,3% del Pil nazionale. La provenienza dal Belpaese è una garanzia di qualità, sia come prodotti per conto terzi, nei quali l’Italia è storicamente forte grazie a laboratori all’avanguardia, sia come marchi italiani che si stanno affermando nel mondo. Basti citare tra gli altri i due colossi del trucco Kiko e dei prodotti per capelli Daviness.
L’ultimo rapporto annuale realizzato da Cosmetica Italia, l’associazione di settore che riunisce 640 aziende dalle pmi alle multinazionali come L’Oréal, fotografa la natura “anelastica” di questa industria resiliente che beneficia di un cambio culturale, da “superlflua” ad indispensabile per il benessere personale.
Per capire quanto sia strategico il peso dell’Italia in questo settore basta fare un esempio: il 67% del make-up consumato nell’Unione Europea e il 55% di quello utilizzato in tutto il mondo, è prodotto da imprese italiane. «Il comparto ha una forte capacità reattiva ed ha attraversato negli ultimi anni tutte le congiunture negative, dalle crisi del 2008 al doppio conflitto in Ucraina e in medio Oriente, senza subire scossoni. L’esportazione viaggia a gonfie vele e stiamo diventando uno dei baluardi del made in Italy insiema alla moda e al design» sottolinea il presidente Benedetto Lavino, fresco di riconferma alla guida di Cosmetica Italia. A fare da traino sono le esportazioni che rappresentano il 46% del fatturato e sono in crescita di oltre 20 punti percentuali rispetto al 2023. Negli ultimi vent’anni sono di fatto quadruplicate. Per il 2024 le prospettive, nonostante il clima da stagnazione della manifattura italiana ed europea, sono altrettanto rosee con un aumento del 12% per l’export e del 10% per i consumi interni. Livelli da record per la bilancia commerciale, il rapporto tra export e import, che ha superato i 4 miliardi di euro. «Il settore cosmetico si è distinto tra gli altri comparti manifatturieri per il maggior tasso di crescita dell’export nel corso del 2023» aggiunge il presidente di Cosmetica Italia.
Ad essere cambiati non sono solo le abitudini di acquisto ma anche le modalità. La grande distribuzione rappresenta il 42% delle vendite, con una crescita esponenziale dei negozi specializzati in benessere della casa e della persona, seguita dalla profumeria con il 20,2%. Dalla pandemia in avanti c’è stato un forte balzo in avanti delle farmacie dove si fanno il 16,7% degli acquisti di creme e altri prodotti cosmetici e dell’e-commerce. «Il canale digitale che sino a qualche anno fa appariva irrilevante oggi è il quarto con oltre un miliardo di fatturato» sottolinea Lavino.
«Dalla pandemia in poi i prodotti cosmetici sono diventati un bene essenziale che attraversa diverse aree come la protezione dai virus, basti pensare agli igienizzanti, alla prevenzione, nel caso dei prodotti solari che oggi sono in forte crescita, e l’aspetto edonistico» spiega Lavino. La tendenza delle aziende è quella di spingere sulla sostenibilità con la realizzazione di prodotti naturali, la riduzione di emissioni e di consumo di acqua. «Si lavora molto anche sulla riduzione del packaging, vale a dire confezioni di plastica più leggere, e sul refil, il riutilizzo dei contenitori che si sta affermando molto per i profumi» conclude il presidente di Cosmetica Italia.
Le ricadute economiche del sistema sono elevate se si allarga l’orizzonte ai macchinari per la produzione e il confezionamento, alle materie prime, alla logistica e al retail. In questo caso il valore aggiunto complessivo si attesta sui 38,7 miliardi di euro. Il lavoratori direttamente occupati nell’industria cosmetica sono 155mila, ma si sale a quota 390mila includendo i canali professionali di estetica e acconciatura. Particolare attenzione viene destinata alla ricerca scientifica per la quale le aziende spendono il 6% del fatturato con oltre 32mila scienziati a livello europeo coinvolti.