La tendenza. I salvadanai digitali aiutano a riscoprire il risparmio
Il vecchio salvadanaio non va più molto di moda. Su Amazon i modelli più apprezzati hanno al massimo qualche centinaio di commenti. Ci sono utenti che si lamentano di doverli rompere per aprirli. Il collegamento tra l’immagine di un maialino e il mondo del risparmio inizia a essere poco familiare per un bambino nato nell’ultimo decennio. È un peccato, perché per molti bambini del secolo scorso il salvadanaio è stata una prima forma di educazione finanziaria, qualcosa che servirebbe ancora di più oggi che i soldi sono meno di un tempo e che il livello di conoscenze finanziarie degli italiani resta molto basso. Sia tra i giovani che tra i più anziani. Chi ha o ha avuto un salvadanaio conosce bene qual è il primo ostacolo al risparmio: non tanto la disponibilità di denaro, ma la capacità di abituarsi a metterne da parte anche piccole quantità. Bisogna ricordarsi di “riempire il maialino”. Ricordare richiede uno sforzo, per quanto minimo, e un’umana pigrizia ferma in partenza tanti aspiranti risparmiatori.
La tecnologia può aiutare. Negli ultimi anni si stanno diffondendo app e altre soluzioni di salvadanai digitali, strumenti che permettono di accantonare in automatico e con regolarità piccole quantità di denaro, anche solo qualche euro al mese. Nel tempo i piccoli risparmi si cumulano raggiungendo cifre anche significative. In molti casi il salvadanaio può essere legato a precisi obiettivi, come una vacanza, una bicicletta, un televisore. Oltre al risparmio accantonato con regolarità questi salvadanai possono riempirsi di spiccioli elettronici, come i decimali di resto su un acquisto con un bancomat o una carta di credito.
Non ci sono cifre precise su quanto vale questo settore. È una questione tecnica: dal punto di vista contabile, per una banca o per chi gestisce un app che contiene un salvadanaio di questo tipo c’è poca differenza tra il denaro che viene “etichettato” come risparmio e quello che resta sul conto “tradizionale” del cliente. La moltiplicazione delle offerte fa però capire che il fenomeno del micro-risparmio è in crescita. È un mercato dove si sono inserite molte banche tradizionali. Intesa Sanpaolo ha lanciato per esempio il suo XME Salvadanaio, pensato soprattutto per i giovani o per i genitori che possono usarlo per la “paghetta” dei bambini. Lo stanno usando 665mila clienti. «XME Salvadanaio è nato proprio come strumento di educazione al risparmio. Le somme accantonate possono essere destinate a obiettivi concreti, come l’acquisto di un oggetto o del viaggio sempre sognato, ma anche a un investimento in strumenti finanziari» spiega Andrea Lecce, responsabile della direzione “Sales & Marketing Privati e Aziende Retail” di Intesa. Fra i modi preferiti per accantonare risparmi tra i clienti di Intesa c’è l’arrotondamento dei pagamenti fatti con bancomat o carte di credito: «Così si risparmia senza neppure lo sforzo di farlo».
Il mondo del fintech, quello delle app che innovano i servizi bancari, ha saputo adattarsi con rapidità al bisogno di risparmio dei clienti. Satispay, la startup dei pagamenti tramite il telefonino, ha lanciato il suo servizio “Risparmi” nel 2018. «I numeri da subito in crescita hanno confermato non solo l’esistente necessità ma anche il forte potenziale di sviluppo di futuri strumenti che possono permettere di investire» dice il fondatore e ceo di Satispay, Alberto Dalmasso, confermando che il fenomeno dei micro-risparmi è in crescita: «Da inizio anno abbiamo assistito a un incremento molto interessante del servizio: oggi su circa 1,3 milioni di utenti Satispay già il 20% utilizza attivamente la funzione 'Risparmi' dell’app ».
Anche Hype, app per la gestione delle spese quotidiane che ha 1,3 milioni di clienti, segnala che c’è un forte aumento di chi usa la funzione “risparmi”. Su Hype si indica la cifra che si vuole raggiungere e la data entro cui raggiungerla. Automaticamente il sistema accantona giornalmente l’importo necessario per centrare l’obiettivo. «Questa proposta ha subito trovato grande riscontro nella fascia 18-29 anni – nota Antonio Valitutti, ceo e fondatore di Hype –. Trovo molto interessante che proprio tra i più giovani l’obiettivo di risparmio finalizzato a futuri investimenti è la quarta voce tra le diverse categorie, mentre nella fascia più matura, che tipicamente ha più spese famigliari e quindi diverse priorità, tende a scendere».
L’investimento è il naturale passaggio successivo. Chi inizia a risparmiare un po’ alla volta si interessa alla possibilità di non lasciare fermi i risparmi. Per chi si occupa di investimenti questi piccoli salvadanai possono diventare qualcosa di importante. AcomeA, società indipendente di gestione del risparmio, lo ha capito tra i primi quando, nel 2013, ha lanciato Gimme5, un’app che investe i risparmi (anche solo 5 euro, come dice il suo nome) in fondi comuni di investimento. «Il sottoscrittore medio dei fondi comuni in Italia ha 56 anni, un grande patrimonio, un elevato livello culturale e vive al Nord. Noi di AcomeA ci occupiamo da sempre di questi clienti. Con Gimme5 abbiamo voluto aprirci a tutti gli altri, allargare il mercato dei fondi comuni di investimento esplorando quel mondo che rappresenta il futuro della nostra industria » spiega Flavio Talarico, head of product di Gimme5.
Oggi Gimme5 amministra 35,3 milioni di euro per più di 48mila clienti. Quest’anno c’è stata un’accelerazione di nuove registrazioni. «La pandemia e il lockdown hanno aperto pensieri e casseforti, molti hanno iniziato a ragionare sulla possibilità di mettere da parte qualcosa – continua Talarico –. Noi abbiamo una strategia che accompagna il risparmiatore nell’investimento un passo alla volta, guidandolo verso i suoi obiettivi attraverso strumenti consolidati come i fondi comuni». Per il neo-risparmiatore esiste il rischio di farsi prendere la mano e fare un ulteriore passo avanti nel mondo della finanza, spostandosi dalla realtà del risparmio gestito al trading. Negli Stati Uniti spopola l’app Robinhood, che permette a chiunque di mettersi a fare trading con strumenti anche complessi. «Devo dire che questo un po’ mi spaventa, anche se negli Stati Uniti il pubblico è più maturo che qui e ha una diversa educazione finanziaria – avverte Talarico –. Un ventenne deve avere chiara la differenza tra un prodotto tradizionale come un fondo di investimento e uno strumento a leva che può fare guadagnare molto ma anche perdere tutto in poco tempo».