Energia. La benzina ha già superato il "picco": i consumi pre-Covid non torneranno più
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È cominciato il declino della vecchia benzina. Il carburante che ha accompagnato l’avventura dell’automobile come mezzo di trasporto di massa potrebbe avere già superato il famigerato “picco”, cioè il punto in cui il suo impiego raggiunge il massimo e inizia a scendere. «I consumi globali di benzina probabilmente non torneranno mai ai livelli del 2019» ha sentenziato l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) nel rapporto sullo scenario del mercato del petrolio pubblicato mercoledì scorso.
Nel 2020, a causa dei lockdown in tutto il mondo, le macchine sono rimaste molto più spente del solito e il consumo globale di benzina – in termini di barili di petrolio utilizzato per produrla – è diminuito di 2,9 milioni di barili al giorno, da 26,6 a 23,7 milioni di barili. Dopo questa caduta ci sarà una ripresa quest’anno e nel 2022, con una risalita dei consumi da circa 2,2 milioni di barili. Dopodiché, prevede la Iea, la curva dei consumi globali si appiattirà e non ritroverà mai i livelli pre-Covid. Nel 2026, ultimo anno dello scenario della Iea, il consumo di benzina sarà di 690mila barili al giorno inferiore a quello del 2019.
Questo declino si spiega con diversi fattori. Nelle economie sviluppate già da diversi anni l’uso di benzina diminuisce anno dopo anno grazie allo sviluppo di motori più efficienti e per effetto della maggiore popolarità dei motori diesel. In Europa, per esempio, i consumi di benzina sono in discesa da quasi trent’anni. Nelle economie in via di sviluppo – a partire da Cina, India e Nigeria – emerge una nuova “classe media” che vuole la macchina e il consumo di benzina continua a crescere. Ma non cresce più abbastanza da compensare il calo delle nazioni ricche. La sempre maggiore diffusione delle auto elettriche farà il resto.
Il “picco” della benzina – che attualmente rappresenta circa il 27% del consumo petrolifero globale – è qualcosa che assomiglia a un segno premonitore per l’industria del petrolio più in generale. Anche il gasolio – che è la destinazione di un barile di petrolio ogni tre – nel 2019 ha raggiunto il suo “picco” nei Paesi dell’Ocse, le economie sviluppate per le quali lavora la Iea. Qui però la crescita dei consumi delle nazioni più povere, Cina e India su tutte, garantisce per il momento una tenuta e un marginale aumento dei consumi mondiali. Anche il declino del diesel però si avvicina: la Iea cita l’analisi di Bloomberg secondo cui 24 grandi città europee vieteranno la circolazione di auto con motori diesel nel corso del prossimo decennio e ricorda che tra il 2015 e il 2020 in Europa la quota di mercato dei motori diesel è scesa dal 52 al 30% delle nuove immatricolazioni.
Un pozzo petrolifero nello Stato dell'Alberta davanti a un cielo al tramonto - Reuters
Benzina e gasolio oggi fanno il 60% del mercato del petrolio, il loro declino non può che avvicinare la prospettiva di un “picco” anche nei consumi del greggio. Nei numeri della Iea per ora questo picco non c’è: l’Agenzia prevede che il petrolio non ritroverà più la traiettoria di crescita che aveva prima della crisi, ma nel 2026 i consumi globali saranno comunque superiori di 4,4 milioni di barili al giorno rispetto ai livelli del 2019. Cina, India e altre economie asiatiche emergenti porteranno il 90% di questa crescita dei consumi. Ma se davvero vogliamo raggiungere l’obiettivo globale di zero emissioni nette entro il 2020 la domanda globale di petrolio deve essere tagliata «adesso » avverte l’Agenzia.
Non è una missione impossibile. La Iea propone una serie di misure che potrebbero consentire di raggiungere il “picco” globale dei consumi petroliferi nel 2026: continuare a puntare sull’efficienza dei motori può consentire un risparmio di 900mila barili al giorno, incoraggiare la riduzione dell’uso della macchina (anche con lo smart working) può portare a un taglio da altri 800mila barili, un taglio della metà dei viaggi d’affari vale 1 milione di barili in meno, lo smart working accompagnato da una diminuzione dei viaggi aerei può consentire una riduzione da 1,7 milioni di barili, una combinazione di altre misure (dal minor uso della plastica alla riduzione dell’uso dei derivati del petrolio per riscaldare gli edifici) può portare un taglio da altri 2,5 milioni di barili. Tutte assieme queste misure potrebbero permettere un risparmio quotidiano di 5,6 milioni di barili di petrolio, con il risultato che i consumi globali non tornerebbero più ai livelli pre-Covid.
Raggiungere il picco del petrolio, insomma, è una scelta: soltanto il coordinamento internazionale dei governi può consentire di raggiungere questo traguardo.