Economia

Viaggio sotto il Vesuvio. Quale bellezza salverà Napoli?

Giuseppe Matarazzo sabato 22 febbraio 2025
Il panorama di Napoli e del suo Golfo con il Vesuvio sullo sfondo

Il panorama di Napoli e del suo Golfo con il Vesuvio sullo sfondo

La bellezza salverà Napoli? Dipende. Dipende da ciò che la bellezza è capace di generare. Perché «non basta essere la città più bella del mondo se chi la guarda poi va via con un pizzico di amarezza. Perché la criminalità alberga nella città, perché c’è un degrado che fa da contraltare e ne rovina l’esperienza. La bellezza estetica, così evidente e abbagliante, rischia di essere effimera se non accende la bellezza etica. Quella interiore, che porta a smuovere le nostre coscienze addormentate ». Don Salvatore Giuliano è il “custode” di uno dei luoghi simbolo di Napoli, dov’è possibile attraversare tutta la storia della città, tutte le sue stratificazioni architettoniche e culturali, dalle origini a oggi, dal mito di Partenope fino al riscatto possibile di questa terra dalla bellezza struggente, ma tristemente violata, ferita, ogni giorno da criminalità e incuria.

L'interno della Basilica di San Giovanni Maggiore a Napoli - Pino Codispoti - Ufficio Stampa DMO Napoli

Siamo nel cuore di Napoli, nella Basilica di San Giovanni Maggiore. Una delle più antiche chiese della città e della cristianità. Edificata intorno al 320 dall’imperatore Costantino per la figlia Costanza, dopo essere scampati a un naufragio, convertendo in tempio paleocristiano quello pagano che l’imperatore Adriano aveva dedicato ad Antinoo. Qui nel 1296 fu incoronato Roberto d’Angiò, quando il Duomo non era ancora stato completato. Al suo interno i segni di una storia antica che ha toccato diverse epoche, dalle testimonianze visibili nell’abside con le colonne e la pavimentazione del tempio pagano fino ai vari tratti bizantini e barocchi dei secoli successivi. Nel legame fra sacro e profano di questa chiesa cardinale di Napoli s’intreccia persino il mito di Partenope. All’interno del meraviglioso Oratorio della Confraternita dei LXVI Sacerdoti, nel cappellone del Crocifisso, una lapide di marmo recita in latino: «Altissimo creatore di tutte le cose proteggi felicemente Partenope». È proprio in questa chiesa che, secondo la tradizione sarebbe custodita la tomba della sirena. Una statua dell’artista Lello Esposito, dedicata a questa figura leggendaria, accoglie i visitatori, richiamando il legame profondo tra Napoli e le sue radici mitologiche.

Basilica di San Giovanni Maggiore a Napoli: l'abside con le sue stratificazioni storiche - Pino Codispoti - Ufficio Stampa DMO Napoli

Un luogo straordinario, dunque, la Basilica di San Giovanni Maggiore, che nel corso del tempo ha vissuto anche momenti bui. Se nel 1870, dopo il crollo del tetto, ha rischiato di essere rasa al suolo e solo con l’intervento dei fedeli e delle famiglie si raccolsero i soldi per la sistemazione, nel 1980, dopo altri cedimenti a causa del terremoto, venne chiusa, restando abbandonata per oltre quarant’anni, fra saccheggi e atti vandalici. Nel 2012 l’intervento della Sovrintendenza e della Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri ha restituito la chiesa alla città in tutto il suo splendore. Dopo alcuni anni di gestione della Fondazione stessa, la Curia ha accettato la sfida, provando a riportare la Basilica di San Giovanni Maggiore ad essere nuovamente cuore pulsante dell’azione pastorale, luogo di riscatto sociale e di promozione culturale e turistica. «Nel 2018 la chiamata dell’allora arcivescovo Crescenzio Sepe - ricorda don Giuliano, che oltre a essere parroco della basilica è delegato per il Giubileo (il 22 marzo il pellegrinaggio a Roma con l’arcivescovo Domenico Battaglia e l’udienza con il Papa) -. Quando sono arrimo vato, c’era una piazza disastrata, era un luogo di spaccio e con le pareti piene di scritte e graffiti. Abbiamo cominciato a ripulire. E ogni volta che loro sporcavano, noi ripulivamo. Lo abbiamo fatto otto volte. Così hanno perso il piacere di imbrattare ancora. Poi con le forze dell’ordine e grazie a un sistema di video-sorveglianza sia- riusciti ad allontanare la banda di spacciatori che gestiva la piazza e a riappropriarci degli spazi. Ora è terreno dell’oratorio, si organizzano iniziative aperte alla città, manifestazioni, incontri, giochi. Un progetto con la Polizia ci permette di aprire talvolta la chiesa la notte, con psicoterapeuti e sacerdoti pronti a incontrare i giovani. Ecco, da qui vogliamo che parta una nuova narrazione della città, fra passato e presente, per i milioni di turisti che ogni anno arrivano a Napoli » (nel 2024 è stata la terza città più visitata d’Italia con oltre 14 milioni di presenze, e una crescita significativa rispetto ai 12,5 milioni del 2023).

Bambini in visita al Museo del Tesoro di San Gennaro - Francesco Squeglia - Ufficio Stampa DMO Napoli

Così la Basilica è diventata molto più di un luogo di culto: è un centro culturale e storico, inclusivo e vivace, aperto ogni giorno con l’impegno e con il volto di un gruppo di giovani del servizio civile coinvolti da don Salvatore. Questi ragazzi accolgono i visitatori dalle 9 alle 18, curando visite guidate in quattro lingue, diventando i veri protagonisti di un nuovo racconto. Che parte dalle meraviglie della chiesa e continua nelle suggestive cripte, cariche di mistero, con le storie dei sacerdoti inumati fino al 1700. Due cripte sono già visitabili, mentre altre tre sono in fase di recupero, con un progetto che dovrebbe concludersi nel 2026. L’installazione di un doppio pavimento in cristallo permetterà di osservare le diverse stratificazioni, offrendo un’esperienza inedita. Visite guidate, ma anche attività che spaziano dai concerti alle mostre: iniziative come l’“Experience” e i dibattiti organizzati nell’attigua e meravigliosa Cappella Pappacoda dimostrano come sia possibile coniugare i momenti liturgici a quelli culturali. «La Basilica di San Giovanni Maggiore è un simbolo di rinascita in un’area che per anni ha lottato contro il degrado – sottolinea l'assessora al Turismo, Teresa Armato -. Il Comune sostiene con convinzione il recupero di luoghi come questo, dando loro nuovo valore sociale. L'arrivo qui della Natività a grandezza naturale, un tempo a Piazza del Municipio, ne è un esempio. E con il Giubileo, questo luogo si conferma un faro di accoglienza e bellezza, tutto da scoprire».

Napoli, un murales dedicato a San Gennaro - Ufficio Stampa DMO Napoli

Da qui, con occhi nuovi, può partire allora il tour della città posta ai piedi del Vesuvio che compie quest’anno 2500 anni, e dei suoi luoghi più iconici, da Spaccanapoli a Piazza Plebiscito, da Palazzo Reale al Duomo di San Gennaro e il suo tesoro, dal Maschio Angioino al Museo Capodimonte dal Lungomare di Mergellina al Castel dell’Ovo. E se Goethe, nel visitare la città durante il suo Grand Tour, a fine Settecento, usò la celebre espressione «Vedi Napoli e poi muori» per dire che non si può morire senza avere visto Napoli e la sua bellezza, l’ambizione oggi è di trasformarla in «Vedi Napoli e poi torni». Con quel monito alla «bellezza etica» di don Salvatore che davvero può salvare Napoli.