La decisione. La Bce taglia ancora i tassi e la domanda di mutui torna a crescere
La presidente della Bce Christine Lagarde in conferenza stampa a Lubiana (Slovenia) al termine del board
La decisione che sembrava improbabile soltanto un mese e mezzo fa – quando, dopo la seconda riduzione dell’anno, da Francoforte predicavano prudenza nel successivo percorso di discesa del costo del denaro – adesso è diventata ufficiale: la Bce ha tagliato i tassi di interesse dello 0,25%. La mossa era diventata praticamente scontata nei giorni scorsi, tra dati che indicavano l’inflazione in discesa e una crescita sempre più fiacca. Nessuna sorpresa, dunque, rispetto alle attese della vigilia. Dopo la prima volta di giugno, si è andati avanti spediti e la terza sforbiciata del 2024 (ancora una volta di un quarto di punto) si è trasformata in realtà. E tutto lascia pensare che il cammino di allentamento di politica monetaria proseguirà rapidamente, con nuovi interventi nella stessa direzione già nelle prossime riunioni. Anche se nella conferenza stampa post meeting – che per l’occasione si è svolto a Lubiana (Slovenia) – la presidente Christine Lagarde non dà nulla per scontato: «Le decisioni verranno prese di riunione in riunione, per cui restiamo dipendenti dai dati senza seguire un percorso predeterminato di riduzione». Ma le parole scritte nero su bianco nel comunicato finale infondono fiducia: «Le ultime informazioni sull’inflazione indicano che il processo disinflazionistico è ben avviato». Non solo: il target del 2% sarà raggiunto, spiega il comunicato pubblicato al termine della riunione, «nel corso del prossimo anno» mentre a settembre era indicata «la seconda metà». Tradotto significa che si potrebbe raggiungere il traguardo del 2% per i tassi addirittura entro l’estate 2025. Intanto il tasso sui depositi scende al 3,25% (dal 4% di giugno) per decisione unanime del Consiglio direttivo. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali cala al 3,4% e quello sui prestiti marginali al 3,65%.
Se l’inflazione non fa più così paura, a preoccupare ora è una ripresa economica asfittica nell’Eurozona. Le ultime informazioni per l’area euro «indicano un’attività economica in qualche modo più debole del previsto» con «rischi orientati al ribasso», ma «ci aspettiamo che l’economia si rafforzi nel tempo grazie alla ripresa dei redditi che permetterebbe alle famiglie di consumare di più», sostiene Lagarde. Restano i timori per la «continua contrazione del manifatturiero», con le esportazioni in calo e le conseguenti ricadute sulla domanda interna. Lo spettro recessione, però, viene allontanato, in quanto ritenuto un’ipotesi improbabile: «L’area euro non va verso una recessione e siamo diretti verso un atterraggio morbido». La numero uno dell’Eurotower si è soffermata comunque su alcuni pericoli per l'attività economica: un ulteriore inasprimento delle barriere commerciali costituirebbe «un rischio al ribasso» per le prospettive di crescita. La Bce inoltre monitora attentamente gli sviluppi nei due teatri di guerra, in Medio Oriente e Ucraina, i prezzi petroliferi e le misure di stimolo allo studio per l’economia cinese.
Nonostante le incognite non manchino, quasi tutti si aspettano nei prossimi mesi un’ulteriore discesa del costo del denaro: «Ci aspettiamo ulteriori tagli anche nei prossimi mesi», afferma Nicoletta Papucci, portavoce di MutuiOnline.it dopo la decisione di ieri della Bce che «si rifletterà sui tassi Euribor, indice sul quale vengono calcolati quelli dei mutui variabili. Chi ha scelto questo tipo di finanziamento vedrà quindi abbassarsi il tasso di interesse, con la rata mensile in calo di 20 euro su un mutuo da 150.000 euro a 20 anni. In generale l'abbassamento dei tassi sta rendendo l'accesso al credito più conveniente per i consumatori e il mercato si conferma in chiara ripresa». Lo dimostrano anche i dati del Crif: «La domanda di mutui ha ripreso la sua corsa, i primi nove mesi dell'anno chiudono con un +7,2% e nel solo mese di settembre arriva a sfiorare il +19%». Un altro volano per il comparto dei mutui immobiliari, aggiunge il Crif, sarà quello dell'effetto della direttiva Case Green: «Dal nostro osservatorio prevediamo infatti che i finanziamenti green raggiungeranno nel 2030 percentuali che oscillano tra il 24-30% e nel 2050 più di un mutuo su due sarà verde», spiega Simone Capecchi, direttore esecutivo dell’istituto.
Un risveglio delle intenzioni di accendere un mutuo viene confermato anche dal fronte bancario. Secondo una ricerca di Changes Unipol elaborata da Ipsos, il 34% delle persone in cerca di casa considera la sforbiciata al costo del denaro un incentivo alla sottoscrizione di un mutuo, soprattutto per la prima casa, mentre la spinta è minore sulle seconde case (16%) e sulle ristrutturazioni (21%). In generale, il 56% degli italiani che hanno già sottoscritto un mutuo è soddisfatto delle condizioni economiche mentre il 35% non lo è. Ovviamente è più alto (74%) il livello di soddisfazione di chi ha un tasso fisso, principalmente di vecchia data, mentre solo 4 italiani su 10 sono contenti del loro tasso variabile.
Il taglio dei tassi di ieri e soprattutto le prospettive di nuove sforbiciate all’orizzonte hanno fatto correre le Borse. Le piazze europee hanno chiuso la seduta con rialzi significativi da Parigi (+1,2%) a Francoforte (+0,75%). Per Milano la giornata termina con un +1,1% e con l'indice Ftse Mib che sale sopra quota 35mila punti.