Finanza. L’Ue vuole più potere sulle banche in crisi
Bandiere dell'Unione europea davanti alla sede della Commissione, a Bruxelles
La Commissione europea vuole cambiare le regole sulla gestione delle crisi bancarie, per evitare che gli Stati usino denaro pubblico per salvare le banche in crisi. A Bruxelles circola la bozza di un piano di riforma della direttiva del 2014 sulla risoluzione delle banche in crisi, quella che ha fissato le regole dei bail-in e introdotto il Comitato di risoluzione unico (Srb), l’agenzia che si occupa di gestire in maniera ordinata i fallimenti delle banche.
Fin qui le regole europee sulle crisi bancarie hanno funzionato poco e male. In quasi dieci anni il Comitato è potuto intervenire soltanto in due crisi bancarie: quella del Banco Popular Español nel 2017 e quella delle filiali croate e slovene della banca russa Sberbank, nel 2022. In almeno altri quindici casi – comprese le crisi di Banca Etruria e quelle delle banche venete – i fallimenti delle banche sono stati gestiti a livello nazionale, in base al principio del “pubblico interesse” a evitare una liquidazione ordinaria della banca, che comporta sistematiche perdite per gli obbligazionisti e i correntisti, oltre che per gli azionisti. Le regole nazionali variano però da uno Stato all’altro, ostacolando così il processo verso l’Unione bancaria, che si è arenato lo scorso anno.
Il progetto di riforma delle regole non è una novità. La Commissione ha avviato il dibattito pubblico sulla revisione della direttiva nell’inverno del 2020 mentre lo scorso febbraio, sulla scia del fallimento americano della Silicon Valley Bank e del salvataggio del Credit Suisse, Pascal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo, aveva chiesto di accelerare per definire un sistema migliore per gestire le crisi bancarie. Anche Dominique Laboureix, da gennaio presidente del Srb, un mese fa ha avviato una revisione strategica del Comitato per farlo funzionare meglio. Tra le novità previste dalla bozza in via di definizione che la Commissione intende presentare il 18 aprile, l’applicazione a tutte le banche dello schema europeo di risoluzione, che oggi si utilizza solo per gli istituti di grandi dimensioni, e un nuovo ruolo per la Banca centrale europea, che in quanto autorità di vigilanza sarà chiamata ad avvisare in anticipo quando emergono i primi segni di difficoltà di un istituto di credito.
Portare avanti questo tipo di riforma sarà politicamente complicato, perché con le nuove regole la Commissione vuole limitare ulteriormente la possibilità degli Stati membri di intervenire in aiuto delle banche in crisi. «Ad oggi, molte molte banche in fallimento di piccole o medie dimensioni sono state gestite nell'ambito di regimi nazionali che spesso comportano l'uso del denaro dei contribuenti (bail-out) invece delle reti di sicurezza finanziate dall'industria, come il Fondo di risoluzione unico (Srf) nell'Unione bancaria, che finora è stato inutilizzato nelle risoluzioni» scrive la Commissione secondo la bozza vista dall’agenzia finanziaria Reuters.