Green. L'Ue è preoccupata perché gli italiani hanno smesso di ristrutturare le case
L'Unione Europea ha lanciato un ultimatum al nostro Paese: l’Italia deve accelerare drasticamente i ritmi di ristrutturazione del patrimonio edilizio, soprattutto degli edifici più energivori. Il monito arriva in un momento di crescente preoccupazione per l'impatto sociale ed economico della scarsa efficienza energetica del nostro parco immobiliare.
Ma perché è così urgente ristrutturare? I dati presentati dalla Commissione Europea sono preoccupanti. Nel 2023, oltre il 4% degli italiani ha faticato a pagare le bollette energetiche, mentre quasi il 10% non è riuscito a riscaldare adeguatamente la propria abitazione. Il riscaldamento e il raffrescamento rappresentano l'80% del consumo energetico finale degli edifici in Italia, con una quota di energie rinnovabili impiegate che però è ancora troppo bassa (solo il 21%), mentre la dipendenza dai combustibili fossili resta elevata. Inoltre, nonostante siano una tecnologia fondamentale per l'efficienza energetica, le vendite di pompe di calore sono diminuite del 26% nel 2023.
Per l’Ue la mancata ristrutturazione degli edifici ha conseguenze dirette sulla vita dei cittadini, ed è per questo che è stata varata la direttiva "Case green". C’è innanzitutto un problema di povertà energetica: sempre più famiglie si trovano a dover scegliere tra riscaldare la casa e acquistare beni di prima necessità. La questione riguarda però anche la salute: gli edifici inefficienti nelle zone più povere possono causare problemi respiratori e altre patologie legate all'inquinamento indoor. Infine, si pone una questione legata alla dipendenza dalle importazioni dall’estero di energia: una maggiore efficienza energetica ridurrebbe la nostra dipendenza dall’import di combustibili fossili, aumentando la sicurezza energetica del Paese.
L'Unione Europea ha messo a disposizione ingenti risorse finanziarie per sostenere gli Stati membri nella transizione energetica. L'Italia potrebbe accedere a oltre 7 miliardi di euro dal Fondo sociale per il clima (che ammonta in tutto a 86,7 miliardi), destinati a interventi mirati per la ristrutturazione degli alloggi sociali e il sostegno al reddito delle famiglie più vulnerabili. Entro giugno 2025 bisogna presentare il Piano nazionale per accedere ai fondi.
La ristrutturazione del patrimonio edilizio italiano è una sfida complessa, che richiede di superare diversi ostacoli. Il primo è quello della burocrazia, in quanto le procedure per ottenere i permessi necessari sono spesso lunghe e complesse. Il secondo riguarda i costi, dato che la ristrutturazione di un edificio è un investimento oneroso, soprattutto per le famiglie a basso reddito. Infine, si può citare la carenza di professionisti qualificati nel settore della ristrutturazione energetica.
Per rispondere alla sollecitazione dell'Unione Europea, l'Italia dovrà mettere in campo una serie di misure concrete come la semplificazione delle procedure burocratiche per le pratiche necessarie ad avviare i lavori di ristrutturazione, l’introduzione di incentivi fiscali più vantaggiosi per stimolare la domanda di interventi di efficientamento energetico, ma anche sostenibili per i conti pubblici, in particolare dopo la necessaria stretta sul Bonus ristrutturazioni del 110%. Altri interventi suggeriti riguardano la formazione di nuove figure professionali specializzate nella ristrutturazione degli edifici, ma anche l’informazione dei cittadini sui vantaggi della ristrutturazione energetica e sulle opportunità di finanziamento disponibili.
La ristrutturazione del patrimonio edilizio italiano è una sfida cruciale per il futuro del nostro Paese. L'Unione Europea ha lanciato un chiaro segnale, mettendo in evidenza l'urgenza di agire. L'Italia ha l'opportunità di cogliere questa sfida, trasformandola in un volano per la crescita economica e sociale, per la tutela dell'ambiente e per migliorare la qualità della vita dei cittadini.