Le stime. L'Ocse: Pil Italia a +0,7% nel 2024 e +1,2% nel 2025
C’è un prudente ottimismo che trapela dalle Prospettive economiche dell’Ocse diffuse ieri a Parigi: la crescita economica globale sarà stabile nel prossimo biennio, quindi senza improvvise “impennate”, ma considerate le varie tensioni geopolitiche in corso già questa regolarità del ciclo economico appare agli analisti una buona notizia. Se il Pil dell'Italia dovrebbe crescere dello 0,7% nel 2024 e dell'1,2% nel 2025, a livello globale la crescita dovrebbe attestarsi al 3,1% nel 2024, stabile rispetto al 2023, prima di risalire leggermente al 3,2% nel 2025 grazie ad una "crescita più sostenuta dei redditi reali e ad un calo dei tassi direttori". Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, "le politiche macroeconomiche dovrebbero tuttavia rimanere restrittive in ampia parte delle economie, con tassi di interesse reali che caleranno solo progressivamente nel corso dei prossimi due anni e un moderato risanamento di bilancio in gran parte dei Paesi".
D’altronde ieri la Fed ha deciso di lasciare i tassi d'interesse invariati al termine dell'ultima riunione di politica monetaria, prendendo atto della recente "mancanza di progressi" sul fronte dell'inflazione, ma ha annunciato che ridurrà il volume degli asset in bilancio a partire da giugno: ottenere la "fiducia necessaria" per tagliare il costo del denaro richiederà più tempo del previsto. La banca centrale Usa ha dunque lasciato i tassi al livello più alto da oltre vent'anni a questa parte, tra il 5,25% e il 5,50%, intervallo all'interno del quale oscillano da luglio 2023.
Tornando all’analisi dell’Ocse, secondo l’organizzazione la ripresa differisce ''nelle sue modalità a seconda delle regioni del mondo. Gli Stati Uniti e un certo numero di grandi mercati emergenti continuano a registrare una forte crescita, contrariamente alle economie europee''. Il Pil dell'eurozona dovrebbe attestarsi allo 0,7% nel 2024 per poi salire all'1,5% nel 2025. Le forti tensioni geopolitiche, in particolare in Medio Oriente, “potrebbero turbare i mercati dell'energia e i mercati finanziari, causando una fiammata dell'inflazione e un rallentamento della crescita". Quanto al debito, ''già rappresenta un fardello importante che potrebbe appesantirsi ulteriormente''. Resta invece vigoroso il mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione Ocse al 4,9% a febbraio, vicino ai livelli più bassi dal 2001. L’Ocse suggerisce comunque "un solido approccio di contenimento a medio termine della spesa, l'aumento delle entrate e la concentrazione degli sforzi politici su riforme strutturali che favoriscano la crescita”. Necessario inoltre “rafforzare il commercio globale e la produttività. Il commercio e le politiche industriali dovrebbero mirare a rafforzare le catene di valore globali attraverso la diversificazione. Allo stesso tempo, accelerare la decarbonizzazione richiede misure politiche coraggiose, come investire in infrastrutture verdi e digitali, aumentare le tariffe sul carbonio e promuovere il trasferimento di tecnologie".
Per quanto riguarda l’Italia, l’attività “resta debole”. "L'elevata inflazione nel corso degli ultimi due anni ha eroso i redditi reali, le condizioni finanziarie rimangono restrittive e la maggior parte degli aiuti eccezionali legati alla pandemia da Covid-19 e alle crisi energetiche sono stati soppressi", osserva l'Ocse, sottolineando che tutto ciò "pesa sui consumi e gli investimenti privati. Il previsto rilancio della crescita dei salari reali e l'aumento dell'investimento pubblico legato ai fondi provenienti dal piano Next Generation EU compenseranno solo parzialmente queste difficoltà". Gli indicatori lasciano intravedere “una crescita modesta di breve termine”, “la fiducia dei consumatori è andata migliorando nel corso degli ultimi mesi ma la produzione manifatturiera, le vendite al dettaglio e la fiducia delle imprese restano deboli". Quanto al lavoro, puntualizza l'organismo internazionale, "malgrado il rallentamento della crescita nel 2023, il tasso di disoccupazione resta storicamente basso e l'aumento dei salari negoziato collettivamente è cresciuto per attestarsi al 3% circa, il che dovrebbe sostenere i redditi e i consumi privati nei prossimi quattro trimestri''.
Per l’Ocse, piazzare il livello di indebitamento ''su una traiettoria più prudente richiede aggiustamenti di bilancio e riforme strutturali. Il debito pubblico del nostro Paese si contrarrà ''restando tuttavia superiore al 3% fino al 2025". E ancora: "L'integrale attuazione dei programmi di investimento pubblico e delle riforme strutturali previste dal Pnrr potrebbe accrescere durevolmente il Pil dell'Italia, il che arrecherebbe il vantaggio supplementare di ridurre il rapporto deficit/Pil".