Crociere. L'italia ha perso 3,5 miliardi in tre mesi
L'attesa è per giovedì quando si terrà il tavolo con la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, per cercare di fare ripartire il comparto. Ma a quel tavolo il settore crocieristico non si presenterà compatto, anzi, in questi giorni appare marcata la spaccatura tra Assarmatori e Confitarma "in guerra" sui mini itinerari lungo le nostre coste, che dovrebbero rappresentare un primo via al ritorno delle crociere, a causa di un emendamento sulle agevolazioni fiscali e contributive.
Il fatto è che la litigiosità stona in un momento così difficile. Anche perché è un conto immaginare che le crociere sono ferme, un altro è leggere i numeri dello stop. Infatti secondo il report di Clia, l'associazione che riunisce i principali gruppi del settore, in Italia - che ha un peso del 30% dei posti di lavoro crocieristici in Europa - la fermata di due mesi ha bruciato 848 milioni di euro. A questa cifra si devono aggiungere 6 mila posti di lavoro persi. Ma poiché le navi sono ormeggiate da tre mesi la perdita diretta per il Belpaese sale a 1,5 miliardi e 9.300 posti sacrificati. Se a ciò viene aggiunto l'indotto, secondo Clia si giunge ad una perdita totale di 3,5 miliardi e di 24 mila lavoratori. L'italia è la peggiore in Europa perché il fermo di tre mesi, per esempio, costa al Regno Unito 2,7 miliardi di euro e 13 mila posti, mentre la Germania perde 2 miliardi e 12 mila posti. Soffrono anche Francia e Spagna ma siamo noi il grande malato, la nazione dove ogni anno le crociere pagano 1,7 miliardi di stipendi e garantiscono occupazione a circa 53 mila addetti: "ogni giorno di stop provoca una perdita di 100 posti diretti che diventano 250 con l'indotto" dicono gli analisti Clia.
Dati pesantissimi confermati anche dall'International Transport Forum (Itf), centro di ricerca collegato all'Ocse: secondi Itf nel settore crocieristico nel Mediterraneo si è registrato un calo del 12% a gennaio e, dopo una crescita del 3-4% a febbraio, a marzo con l'avvento del Covid-19 è arrivato un crollo del 70%. Non solo: secondo i dati di Cemar Agency al 30 aprile si sono persi 1.486 scali e 4.118.000 passeggeri. Nel caso di ripresa a metà luglio si perderebbero circa 10 milioni di passeggeri (sui 13 milioni totali stimati) e 3.875 toccate nave (su 4.860). Considerando che ad aprile e maggio tutto è rimasto fermo ora l'obbiettivo è ripartire: ripartire forti anche dei dati dell'Istituto superiore di sanità di fine aprile che hanno rilevato come su oltre 4.500 casi esaminati solo 62 persone avevano contratto il virus a bordo di una nave e, tra l'altro, non necessariamente da crociera. Ora gli addetti lavorano sui protocolli di sicurezza: la prima compagnia a renderli noti è stata Norwegian Cruise Line. È auspicabile che a breve sia seguita da tante altre.