Economia

Contratto. «L'industria alimentare deve puntare sui giovani»

Maurizio Carucci giovedì 20 giugno 2019

A fine maggio era stata presentata la piattaforma per il rinnovo del contratto di lavoro dell’industria alimentare. Onofrio Rota, segretario generale della Fai Cisl, ora è in attesa dei riscontri da parte dei rappresentanti dei datori di lavoro.
A che punto è la trattativa?
Prima della pausa estiva vorremmo incontrare la controparte. Questo rinnovo rappresenta una sfida che interessa oltre 400mila addetti occupati nelle 57mila imprese italiane per l’industria: quasi 54mila per il food e oltre 3mila per il beverage. Ci sono poi oltre 5mila cooperative della trasformazione alimentare con 94mila occupati.
Con quale atteggiamento affrontate questo rinnovo?
Affrontiamo la tornata contrattuale per dare a questi lavoratori e alle loro famiglie risposte forti e puntuali. Ma anche per favorire le condizioni che possano dare a tanti giovani la possibilità di entrare nel mondo del lavoro, e di entrarci dalla parte giusta, quella del lavoro dignitoso, di qualità, e di un settore che è tra le locomotive dell’economia italiana. Prevediamo circa 30mila uscite e vorremmo favorire l’ingresso di tanti giovani, utilizzando anche l’alternanza scuola-lavoro e l’apprendistato.
Quali sono i punti di forza di questo nuovo contratto?
Il rinnovo contrattuale é chiamato a qualificare l’efficacia e l’utilità delle relazioni sindacali in una fase di grande trasformazione del lavoro e dei sistemi di produzione. Ci sono molti elementi nuovi che investono sempre più il lavoro e la vita delle imprese e che vogliamo portare al centro delle relazioni nei luoghi di lavoro: formazione delle competenze adeguate, crescita della occupabilità, migliore gestione degli appalti, staffetta generazionale, evoluzione della classificazione, welfare e migliore conciliazione sono solo alcune delle questioni nuove che vogliamo elaborare con il dialogo e far emergere tramite soluzioni condivise
Il Patto per la fabbrica è stato una buona base di partenza...
In effetti. Il Patto per la fabbrica ha messo in evidenza il ruolo e il protagonismo delle parti sociali. Con la piattaforma che abbiamo costruito la nostra categoria non intende negare o evitare le regole definite a livello confederale dal Patto. Siamo convinti di sapere sviluppare un negoziato che potrà dare risposte articolate e adeguate sia per il Tem, sia nella individuazione del Tec e di tutte le voci che le compongono, sia per la migliore distribuzione della produttività e del migliore andamento del settore che dovrà riguardare soprattutto tutte le imprese che di norma non svolgono contrattazione aziendale. Ma lo stesso Patto per la fabbrica si pone un obiettivo di condiviso di crescita dei salari reali, e in questa direzione, senza alcuna velleità, vogliamo muovere la trattativa.
Quindi non è solo questione di aumenti salariali?
Assolutamente no. Siamo consapevoli di avere presentato una piattaforma ambiziosa, molto articolata e strutturata, carica di proposte e costi: ma lo facciamo in funzione di un negoziato che ci dovrà vedere tutti attenti a costruire soluzioni sostenibili e avanzate, piuttosto che semplici mediazioni. Il rinnovo contrattuale è soprattutto un rinnovo normativo. Guai a noi giocare tutta l’attenzione e il dibattito sul pur importante tema salariale.
Grande attenzione anche alla sicurezza...
Un pilastro fondamentale di questo rinnovo. Nelle nostre aziende si contano ancora 100 morti l’anno. Dobbiamo garantire la sicurezza e la prevenzione. Con la formazione e con il welfare possiamo migliorare la qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori e aumentare anche la produttività.