Mercato. L'Europa è pronta a introdurre dazi sulle automobili cinesi
Da oggi, giovedì 7 marzo, la Commissione europea inizierà la registrazione doganale delle importazioni di veicoli elettrici cinesi. Questo significa che se Bruxelles dovesse ritenere - in virtù dell'indagine commerciale avviata mesi fa - che la produzione di quei veicoli sta ricevendo sussidi statali che avvantaggiano i produttori cinesi rispetto agli altri competitori, potrebbe imporre dei dazi. Una decisione che sarebbe comunque non priva di rischi per la probabile reazione di Pechino che comanda e condiziona tutto il mercato mondiale dell'automobile.
La Commissione sta conducendo un’indagine antisovvenzioni sui veicoli a batteria cinesi per determinare se imporre tariffe per proteggere i produttori dell’Ue. La conclusione dell’indagine è prevista per novembre, anche se l’Ue potrebbe imporre dazi provvisori già a luglio. In un documento pubblicato ieri, la Commissione ha dichiarato di avere prove sufficienti che dimostrano che gli Ev cinesi sono sovvenzionati e che le importazioni sono aumentate del 14% su base annua da quando l’indagine è stata formalmente avviata. La Commissione ha affermato che i produttori dell’Ue potrebbero subire un danno, che sarebbe difficile da riparare, se le importazioni cinesi continuassero a questo ritmo accelerato prima della conclusione dell’indagine. La Camera di Commercio cinese presso l’Ue ha dichiarato di essere delusa dalla mossa e che l’impennata delle importazioni riflette la crescente domanda europea di veicoli elettrici.
Secondo Giuseppe Sabella, direttore del centro studi Oikonova, “l'Europa non starà a guardare. Tra i pilastri del Green Deal europeo, vi è il consolidamento della domanda interna. Più volte, Ursula von der Leyen ha parlato di "dazi verdi", sia per orientare il consumo sul prodotto locale - proprio come i dazi USA del 2017 - sia perché si ritiene anche che i prodotti di importazione possano essere penalizzati anche dal punto di vista delle condizioni ambientali e sociali - ad esempio il costo del lavoro - dei paesi di origine".
A ogni modo, BYD dal 2026 produrrà anche in Ungheria, e quindi in Ue. E altri player dell'industria cinese, tra cui Saic (con Mg), si stanno organizzando per avviare la loro produzione dentro i confini del Vecchio continente. "Pare inevitabile, pertanto, che una quota di mercato sarà conquistata dai produttori cinesi che nella tecnologia elettrica sono più avanti. Tuttavia - continua Sabella - dopo le elezioni e con la nuova Commissione, a Bruxelles rivedranno le rigidità del vigente Fit for 55 - che dal 2035 vieta la produzione di veicoli con motore endotermico - anche perché già i costruttori insistono sulla riabilitazione di alcune altre tecnologie, vedi l'ibrido, l'idrogeno, gli e-fuels, i biocarburanti. Il che significa, anche, riabilitare - in parte - il motore a combustione interna. Allo stesso tempo, è molto plausibile che a Bruxelles non siano troppo severi con Pechino: ogni anno, in Cina, vengono infatti immatricolati circa 5 milioni di autoveicoli europei (in particolare Volkswagen, BMW e Mercedes), fattore importante anche per il nostro made in Italy".