L'allarme. Carne, farmaci, carta igienica: nel Regno Unito è boom di taccheggi
Il Regno Unito è alle prese con un nuovo problema. O meglio: con un problema vecchio quanto il mondo ma che oggi è particolarmente difficile da gestire e sopportare. Tanto da aver costretto i “big” della vendita al dettaglio, come Primark, Tesco, Target e Foot Locker, a portarlo al tavolo del governo e agli incontri con gli analisti finanziari. È il boom dei taccheggi.
Londra ha una certa familiarità con il fenomeno. Secondo alcuni storici è proprio qui che è nato questo crimine. Effetto collaterale dell’essere stata per secolo la capitale mercantile più trafficata d’Europa. Il termine ancora oggi utilizzato per identificare i taccheggiatori, shoplifter, è comparso per la prima volta in un libro del 1694, intitolato The ladies dictionary, che, oltre a spiegare come acconciare i capelli descriveva con dovizia di particolari la donna avvezza a rubare la merce esposta al mercato.
I piccoli furti rappresentano una costante secolare dell’economia e della società britannica (e non solo). Ma negli ultimi tempi, Oltremanica, se ne parla tutti i giorni. La stampa locale abbonda non solo di cronache di ruberie, tentate o riuscite, al supermercato o ai grandi magazzini. I giornali propongono mappe delle zone più colpite dal problema e, persino, dei negozi che potrebbero essere presi di mira nelle prossime settimane. Previsioni statistiche mescolate a intuizioni investigative.
La portata numerica del fenomeno non è univoca. I dati della polizia dicono che i taccheggi registrati in un anno, fino a marzo 2023, sono aumentati del 24% ma che sono più o meno in linea con quelli dell’era pre-Covid. Circa 340mila. Secondo il British Retail Consortium, l’associazione britannica che rappresenta il settore della vendita al dettaglio, il numero dei casi non può essere invece sceso al di sotto degli 8 milioni del 2022. L’ente ha rilevato anche che sono raddoppiati gli episodi segnati da violenza, aggressioni fisiche e minacce a mano armata. Nel 2019 se ne contavano 450 al giorno. Oggi sono arrivati a quota 850. La gran parte si consuma nella cornice dei discount. Oltre la media sono gli incidenti avvenuti nei punti vendita Co-op, società di supermercati economici, che nel primo semestre di quest’anno ne ha contati mille ogni 24 ore.
Nessuna statistica spiega chi è chi ruba e perché lo fa. Prima fra le possibili cause c’è la crisi scatenata dall’inflazione e dal carovita. Povertà. Le zone in cui le segnalazioni alle autorità di pubblica sicurezza hanno subito una forte impennata sono, non a caso, quelle più depresse del Paese: Cleveland, Nottinghamshire, Humberside, Northumbria, West Yorkshire e Durham. Anche la tipologia di prodotti portati via dagli scaffali la dice lunga. Si rubano soprattutto prodotti alimentari, proprio come secoli fa, e medicinali. Tra la merce più a sottrazione furtiva c’è la carne e i farmaci pediatrici del marchio Calpol. Seguono latte artificiale, caffè, formaggio, burro e detersivi. Molti obiettano che è offensivo sostenere che la povertà genera furti. E che l’indigenza incide poco sulla portata del problema che è invece di pura delinquenza. Questo è il fronte di quanti chiedono pene più severe per il taccheggio che una legge del 2014 ha relegato a “reato sommario” se relativo a furti da massimo 200 sterline di valore.
Dagli scaffali, certo, scompaiono anche prodotti di lusso. Ma vedere la placca antitaccheggio sul pollo, sui rasoi da barba, sui cioccolatini e persino sulla carta igienica (come successo in un supermercato Tesco a sud di Londra) fa più impressione di quelle poste allo champagne in esposizione nelle catene chic. Le perdite causate al settore ammontano a un miliardo di sterline all’anno. Sono 88 le aziende, tra cui anche Burberry, John Lewis e Marks and Spencer, che hanno chiesto l’intervento del Ministero degli Interni. Pesa anche il timore che prima o poi possa verificarsi un altro furto collettivo come quello organizzato dai teenager ad agosto, via Snapchat e Tiktok, al negozio JD Sports di Oxford Street. Agli addetti alle vendite di alcuni supermercati è stato intanto chiesto di indossare telecamere di sicurezza, tipo quelle in dotazione ai poliziotti, per scoraggiare i malintenzionati. Balordi, cleptomani o disperati che siano.