Economia

Sostenibilità. L'aereo che vola a legna

Pietro Saccò venerdì 18 novembre 2016

Nello sforzo globale per ridurre le emissioni di CO2 il trasporto aereo può dare un contributo significativo. Secondo le stime dell’Atag, associazione non profit che riunisce aziende di tutto il settore aeronautico, i viaggi aerei nel 2015 hanno prodotto 781 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, cioè il 2% di tutte le emissioni di diossido di carbonio riconducibili all’attività umana e il 12% di quelle legate ai trasporti. Lo sforzo dell’industria per ridurre questo impatto ambientale è molto forte. Lunedì scorso dall’aeroporto americano di Seattle-Tacoma è decollato un volo dell’Alaska Airlines alimentato da una miscela con un 20% di biocarburante ottenuto dalla lavorazione di rami, ceppi e legno di scarto che arrivano dal taglio degli alberi di foreste private, boschi amministrati in ottica imprenditoriale per produrre legname, un’attività molto diffusa nell’America del Nord.

È stato il primo caso di volo commerciale alimentato da un biocarburante di questo tipo e non casualmente questa esperienza arriva dall’Alaska, area ovviamente particolarmente attenta al tema del cambiamento climatico. Così come non appare casuale che la destinazione dell’aeroplano fosse Washington Dc, il centro politico degli Stati Uniti.

Questo tipo di biocarburante è il frutto di cinque anni di ricerche del Nara, un progetto americano lanciato nel 2011 che coinvolge 32 soggetti tra laboratori, aziende e università. Secondo i calcoli dei ricercatori questo biofuel riduce del 50-80% le emissioni di CO2 prodotte lungo tutto il suo ciclo di vita rispetto a un carburante tradizionale. Le emissioni prodotte dal volo di lunedì, in particolare, secondo le stime sono state inferiori del 70% rispetto a quelle che si sarebbero prodotte con il normale jetfuel.