Itinerari previdenziali. L'Inps risparmia per effetto della mortalità Covid
La mortalità Covid ha avuto come effetto collaterale un risparmio per le casse dell'Inps
Il sistema pensionistico italiano ha sofferto per l’emergenza sanitaria ma si è dimostrato "sostenibile". Ma la mancata separazione tra l’ambito previdenziale e quello assistenziale – dove confluiscono le misure volte a sostenere le famiglie in difficoltà e a contrastare l’esclusione sociale – dà l’idea di una spesa fuori controllo. È questa la sintesi emersa dal nono Rapporto di Itinerari previdenziali, presieduto da Alberto Brambilla, che è stato presentato oggi in Senato.
Mortalità Covid produrrà risparmio di 12 miliardi in dieci anni. L’eccesso di mortalità per Covid che ha colpito soprattutto gli anziani ha prodotto come effetto collaterale un risparmio di circa miliardo. «Il 96,3% dell'eccesso di mortalità registrato nel 2020 – si legge nel rapporto – ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate. Considerando per compensazione l'erogazione delle nuove reversibilità, si quantifica in 1,11 miliardi il risparmio, tristemente prodotto nel 2020 dal Covid, e in circa 11,9 miliardi la minor spesa nel decennio». 16 milioni di pensionati. Dopo un trend positivo iniziato nel 2009 per effetto delle ultime riforme previdenziali che hanno innalzato i requisiti anagrafici e contributivi il numero di pensionali nel 2020 è cresciuto sia pur di poco (circa 6mila unità) attestandosi a 16 milioni e 41mila. Incremento comunque inferiore alle attese per l’entrata in vigore di quota 100 e per la conferma di altri provvedimenti di anticipo pensionistico come l’Ape sociale e Opzione donna e in parte per la cancellazione di molte prestazioni a lunga decorrenza per effetto della pandemia.
476mila pensioni pagate da più di 40 anni. Sono infatti quasi 80mila unità le pensoni ultraquarantennali erogate in meno dall’Inps. Sono oltre 476mila le pensioni (invalidità, vecchiaia e superstiti) pagate da oltre 40 anni, 423mila sono le prestazioni che riguardano il settore pubblico e 53.274 quelle riguardanti il settore privato. Cattive notizie sul fronte dell’occupazione con 570mila occupati in meno (gli occupati sono 22,8 milioni), flessioni significative per le donne e gli over55 mentre cresce in maniera sostanziosa il ricorso alla cassa integrazione e agli altri ammortizzatori sociali.
Prestazioni assistenziali fuori controllo Il rapporto fotografa infatti un pericoloso aumento del costo delle prestazioni sociali. Nel 2020 l'Italia ha destinato alle prestazioni sociali (pensioni, sanità e assistenza) 510,258 miliardi, quasi 22 in più del 2019 (+4,5%). Il numero delle prestazioni assistenziali (pensioni di invalidità, accompagnamento, pensioni sociali) ha toccato quota 4,1 milioni. Il numero di pensionati in tutto o in parte assististi dallo Stato è di 7,7 milioni, vale a dire il 48% dei pensionati totali. Dato che «non sembra rispecchiare le reali condizioni socio-economiche del Paese» secondo Brambilla.
Spesa per assistenza 144 miliardi di euro. La spesa per assistenza e welfare rappresenta il 30% del Pil italiano e draga circa il 65% delle entrate contributive e fiscali dello Stato. Il paradosso è che nonostante l’aumento della spesa assistenziale, cresciuta del 56% in meno di dieci anni e che si attesta attorno ai 145 miliardi, i cittadini in povertà assoluta sono raddoppiati e quelli in povertà relativa sono cresciuti del 36%. «Il modello italiano basato su distribuzione di sussidi senza controllo evidentemente non funziona» conclude Brambilla. Da qui la proposta di separare i due sistemi di previdenza e assistenza.