Brescia. Italcables in mano a 57 soci-lavoratori
Dalla paura di restare senza prospettive a un futuro da protagonisti: è la sintesi della vicenda che ha coinvolto (e coinvolge) un ampio gruppo di lavoratori, tenaci e decisi a non arrendersi di fronte alle difficoltà della propria azienda, la Italcables con sede legale a Brescia. Il percorso, iniziato con l’affitto durato tre anni, si è concluso con l’acquisto definitivo, per 3,8 milioni di euro, come previsto nel preliminare firmato nel 2015: lo testimonia l’atto notarile, del 22 novembre scorso, con il quale il professionista bresciano Antonio Passantino – già presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Brescia e liquidatore giudiziale nell’ambito del concordato preventivo della Italcables spa – ha sancito il passaggio definitivo del ramo d’azienda, per la produzione di trefolo, treccia e filo per cemento armato, alla Cooperativa Wbo Italcables: è stata costituita e finanziata da un gruppo di 57 lavoratori dello stabilimento di Caivano (Napoli), guidati dall’ex dirigente Matteo Potenzieri, mettendo sul piatto Tfr (trattamento di fine rapporto) e indennità di mobilità. Un’operazione, resa possibile dall’articolo 11 del decreto legge 145/2013 sulla prelazione a favore dei lavoratori di imprese in crisi, che, di fatto, scrive il lieto fine su una storia durata diversi anni – tra proteste clamorose e colpi di scena –, ma allo stesso interrompe in modo definitivo il percorso della società in terra bresciana, dove aveva la propria sede legale. Prima a Sarezzo e poi in via Oberdan in città.
La storia della Italcables è articolata: nata nel 1975, avviando la produzione di funi di acciaio e accessori per sollevamento, negli anni Ottanta ha diversificato l’attività iniziando la produzione di acciai a basso rilassamento, utilizzati nelle strutture in cemento armato precompresso. Nel 2005 è arrivata l’acquisizione da parte del gruppo portoghese Companhia Previdente che, tre anni più tardi - nel maggio 2008 ha avviato le procedure per rilevare la Tecna Sud di Caivano (del gruppo Redaelli Tecna), con la volontà di consolidare la propria presenza sul mercato e di aggiungere un’ulteriore unità produttiva locale a quella già presente a Cepagatti (Pescara). Inizialmente gli occupati erano oltre 200, di cui circa 130 a Caivano: di loro, dopo l’insorgere delle difficoltà, 57 hanno deciso di intraprendere la nuova avventura. Per agevolare la chiusura del passaggio hanno rinunciato a una parte di area prospiciente allo stabilimento, venduta a parte, e ad alcuni macchinari che non ritenevano indispensabili. Ora continueranno con il loro business, come hanno sempre fatto. Sullo stabilimento di Cepagatti cala invece il sipario. «Per Pescara non abbiamo ricevuto offerte ha ha precisato il liquidatore giudiziale: lo stabilimento è stato svuotato dei macchinari e sono attualmente in corso le trattative per la vendita dell’immobile». L’operazione di acquisizione in cooperativa della Italcables di Caivano – favorita anche dai contributi del Mise, di Regione Campania e di Legacoop attraverso il fondo mutualistico Coopfond, oltre al mutuo concesso da Banca Etica – rappresenta una novità assoluta nel comparto siderurgico. E soprattutto apre nuove prospettive, anche occupazionali, dopo la messa in liquidazione della società, l’avvio della procedura concorsuale e lo stop allo stabilimento, poi occupato con le conseguenti proteste dei lavoratori.