Nel 2013 il mercato del lavoro continuerebbe a manifestare ''segnali di debolezza'' con un ''rilevante'' incremento del tasso di disoccupazione all'11,9% (+1,2 punti percentuali rispetto al 2012). È quanto prevede l'Istat, aggiungendo che nel 2014 il tasso di disoccupazione continuerebbe a crescere fino a raggiungere il 12,3%. Il tasso di disoccupazione salirebbe anche nel 2014 a causa del ritardo con il quale il mercato del lavoro è previsto rispondere alla lenta ripresa dell'economia. Insomma, spiega l'Istituto nazionale di statistica, il mercato del lavoro continua a mostrare segnali di debolezza. La caduta dell'occupazione, misurata in termini di input di lavoro, proseguirà per tutto il 2013 (-1%), mentre nel 2014, è prevista una graduale ripresa (+0,1%) a seguito del moderato miglioramento delle condizioni generali dell'economia. L'aumento delle persone in cerca d'occupazione determinerà una crescita sostenuta del tasso di disoccupazione nel 2013 (+1,2 punti percentuali rispetto al 2012, raggiungendo il livello dell'11,9% in media d'anno). Ciò avrà inevitabili effetti di trascinamento anche nel 2014 con il tasso di disoccupazione previsto al 12,3% nonostante la crescita positiva del Pil. Tale persistenza è, appunto, associata al ritardo con il quale il mercato del lavoro si adeguerebbe alla ripresa economica e ai fenomeni di allungamento della durata della disoccupazione. Inoltre, fa sapere l'Istat, date le condizioni di debolezza del mercato del lavoro, le retribuzioni per dipendente mostrerebbero una dinamica moderata (+1%, nel 2013 e +1,3% nel 2014). Come risultato di questi andamenti la produttività del lavoro diminuirebbe ulteriormente nel 2013 per tornare a crescere debolmente nel 2014. In base a questo scenario il costo del lavoro per unità di prodotto risulterebbe in decelerazione durante l'intero periodo di previsione.La spesa delle famiglie
è prevista in contrazione dell'1,6% nel 2013 per effetto della diminuzione del reddito disponibile, con un moderato aumento dello 0,4% nel 2014.Nel 2013 si prevede una riduzione del prodotto interno lordo italiano
pari all'1,4% in termini reali, mentre per il 2014, il recupero dell'attività economica, trainato prevalentemente dalla domanda interna, determinerebbe una moderata crescita dello 0,7%. "La caduta congiunturale del Pil iniziata nel terzo trimestre del 2011 dovrebbe proseguire, con intensità più contenute, almeno fino al terzo trimestre del 2013", spiega l'Istituto nazionale di statistica. Nel 2013 l'attività economica sarà contrassegnata da una flessione dell'1,4% in media d'anno, a causa di un contributo marcatamente negativo della domanda interna (-2,0 punti percentuali, al netto delle scorte), solo in parte compensato dalla domanda estera netta (1,1 punti). A causa dell'incertezza sulle aspettative di ripresa l'apporto delle scorte risulterebbe negativo (-0,5 punti). Invece, sottolinea l'Istat, nel 2014, il Pil aumenterebbe dello 0,7%. La domanda interna al netto delle scorte tornerebbe a fornire un contributo positivo (0,7 punti) che si accompagnerebbe a un aumento marginale della domanda estera netta (0,1 punti). Analizzando le differenze tra l'attuale quadro di previsione e quello presentato a novembre 2012, il tasso di crescita del Pil italiano è stato rivisto al ribasso per nove decimi di punto nel 2013. Tale differenza è in parte dovuta alle nuove ipotesi sul commercio mondiale e alla revisione delle serie di contabilità nazionale e per la parte restante a una contrazione maggiore di quanto inizialmente atteso dei consumi privati. Nel complesso, precisa l'Istituto, le previsioni attuali rientrano all'interno dell'intervallo di confidenza delle previsioni presentate a novembre 2012.Per quanto riguarda il pagamento dei debiti delle amministrazioni pubbliche verso i creditori privati, può avere moderati effetti espansivi nel 2014. Lo afferma l'Istat nelle Prospettive per l'economia italiana nel 2013-2014, aggiungendo che "in particolare, l'immissione di liquidità nel sistema economico, potrebbe sostenere consumi e investimenti privati, contribuendo a migliorare le aspettative di famiglie e imprese sulle loro condizioni economiche".