Non è tanto il calo in sé a deludere e, per certi versi, anche a preoccupare per l’effettiva forza della ripresa. Ma il fatto che, alla vigilia, le stime degli esperti avevano ipotizzato un recupero al ritmo del +0,3%, dopo il già deludente -0,6% di maggio. Invece a giugno la produzione industriale continua a scendere. Una flessione dello 0,4% su base congiunturale (sul mese precedente) e dell’1% tendenziale (rispetto a giugno 2015) che smentisce le attese e conferma un quadro di sostanziale debolezza per l’economia italiana.L’Istat, dopo avere rilasciato i numeri sull’attività produttiva, aggiorna pure le previsioni. Ma il contenuto delle "prospettive di breve termine" non cambia il disegno di uno scenario cupo. Anzi, aggiunge nuovi timori per la crescita. «L’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana – si legge nella nota mensile diffusa dall’istituto – evidenzia un ulteriore calo, seppur di intensità più contenuta rispetto alle flessioni degli ultimi mesi». Un’analisi che, tradotta in termini spiccioli, prefigura un’altra frenata in arrivo, con un Pil del secondo trimestre solo in timido rialzo di un paio di decimali.Entrando nel dettaglio dei dati e dei raffronti temporali, si vede come il risultato del secondo trimestre dell’anno della produzione industriale sia di un -0,4% anche rispetto al periodo gennaio-marzo. L’Istat precisa che si tratta del peggior esito dal terzo trimestre del 2014, quando la caduta era stata dello 0,7%. Anche il dato sulla produzione complessiva tocca i minimi da inizio 2015. Mentre tiene il progressivo annuo dell’industria: nei primi sei mesi del 2016 l’aumento è ancora dello 0,8%, e quindi vive di rendita sull’exploit di gennaio.Sull’arretramento del livello di attività delle imprese incide indubbiamente l’inversione di tendenza dell’automotive, in calo annuo a giugno dell’1%, il primo dal maggio del 2014, dopo due anni col turbo che hanno fatto da traino all’industria italiana.Ma allargando lo sguardo oltre i confini nazionali si scopre come è un po’ tutta la "macchina" europea a non scoppiare di salute. Anche gli ordinativi tedeschi di giugno, infatti, scendono dello 0,4% a fronte di un’attesa per un incremento dello 0,6%. Sempre a giugno, inoltre, perde slancio la produzione spagnola, cresciuta al tasso tendenziale dello 0,8% dopo lo 0,9% (rivisto al ribasso dall’1%) di maggio.Nel frattempo, suona pure l’allarme per un "rischio contagio" della produzione industriale sul Pil. «Quello di giugno è il secondo calo consecutivo e la contrazione industriale è stata maggiore delle attese anche su base trimestrale – sostiene Loredana Federico, economista di Unicredit –. Per il dato preliminare del Pil del secondo trimestre aumentano i rischi al ribasso rispetto alla nostra previsione di una crescita congiunturale dello 0,2%». Anche Fabio Fois di Barclays ritiene «probabile un rallentamento della crescita ad aprile-giugno» e rivede la stima per il Pil 2016 dell’Italia «dallo 0,8% allo 0,7%». Per Luca Mezzomo di Intesa Sanpaolo, «dopo l’anomalo boom della produzione industriale nel primo trimestre, la crescita del Pil torna a dipendere soprattutto dal contributo del terziario, come è stato per tutto il 2015».Tra meno di una settimana la situazione sarà più chiara. Venerdì l’Istat diffonderà i primi dati sul Pil del secondo trimestre. Ma centrare il +1,2% a fine anno, come ipotizzato dal governo ad aprile nel Documento di economia finanza, appare un obiettivo sempre più a rischio.