Istat. L'Italia cresce un po' meno. Banca d'Italia: politica dei conti prudente
Palazzo Koch, sede della Banca d'italia (Ansa)
Prosegue la fase di crescita dell’economia italiana ma si assiste ad un leggero rallentamento. A misurare lo stato di salute del sistema Paese è l’Istat con il suo «indicatore anticipatore» mensile. Mentre Bankitalia lancia l’allarme sulla necessità di una riduzione del debito pubblico per rilanciare gli investimenti.«Il problema non è la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza o dei redditi che è aumentata negli ultimi due anni ma che tutta l’economia italiana non è cresciuta come nel resto d’Europa» ha affermato il direttore generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi. «I segnali su inflazione e crescita sono incoraggianti, ma l’obiettivo non è stato ancora raggiunto» ha commentato il vice-direttore Fabio Panetta secondo il quale «una politica di bilancio prudente è nell’interesse dell’Italia» indipendentemente dalle richieste delle istituzioni internazionali. Quanto alla normalizzazione monetaria della Bce l’economia italiana non deve temere questo processo di normalizzazione, anche se «potrebbe affrontarlo da una posizione ben più forte se non fosse gravata da un elevato rapporto tra debito pubblico e prodotto».
A rendere il quadro favorevole, trainando di fatto il Paese, la crescita dell’economia statunitense e di quella dell’area euro. Anche se l’Istituto nazionale di statistica non nasconde le preoccupazioni sulle ripercussioni della guerra commerciale Usa-Cina anche in Italia. «L’introduzione dei dazi su acciaio e alluminio da parte degli Stati Uniti e prodotti alimentari da parte della Cina sono attesi condizionare negativamente l’attuale ciclo positivo del commercio mondiale».
Migliorano nel trimestre novembre-gennaio i consumi e il potere di acquisto. I consumi delle famiglie italiane hanno registrato un aumento congiunturale (+ 0,5%). La propensione al risparmio è stata pari all’8,2% (+0,1). Anche il potere di acquisto è migliorato (+0,2%).Bene l’occupazione grazie ad significativo aumento dei dipendenti a tempo indeterminato e ai risultati positivi della componente femminile. C’è da dire che la diminuzione del tasso di disoccupazione italiano procede con una velocità più contenuta rispetto al resto d’Europa. A febbraio 2018 il tasso di disoccupazione è stato del 10,9%, inferiore di 0,6 punti percentuali rispetto a un anno fa. Nell’area euro è sceso ad 8,5%.La fiducia delle famiglie rimane elevata mentre quella delle imprese manifatturiere manifesta alcuni segnali di peggioramento dei giudizi sugli ordini. La produzione industriale fa segnare un calo dell’1,9% con l’eccezione dei beni di consumo non durevoli mentre nel trimestre novembre-gennaio aumentano fatturato (2,1%), importazioni (2,4%) ed esportazioni (1,7%). Per quanto riguarda i prezzi si segnala il rallentamento della crescita di quelli alla produzione per i beni destinati ai consumi sul mercato nazionale. In generale, le attese sull’inflazione da parte delle aziende non indicano significative spinte all’aumento nel breve periodo.
L’Istat ha diffuso anche i dati sui prezzi delle abitazioni che diminuiscono dello 0,4% rispetto al 2016, quando la variazione era stata pari a -0,8%. «Pur trattandosi del sesto anno consecutivo di flessione dei prezzi delle abitazioni, la diminuzione del 2017 è la più contenuta dal 2012», osserva l’istituto di statistica. La contrazione dei prezzi del 2017 è sintesi di un aumento per le abitazioni nuove (+0,1%) e di una diminuzione per quelle esistenti (-0,6%). Rispetto al 2010, nel 2017 i prezzi diminuiscono del 15,1%. Per il 2018, il tasso di variazione acquisito dell’indice dei prezzi delle abitazioni risulta invece del -0,1%. «L’Istat segnala che in Italia i prezzi delle case continuano a scendere, impoverendo i risparmi di milioni di famiglie. È l’unico Paese in cui ciò accade» afferma il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa ricordando il manifesto di 10 proposte per il rilancio del settore presentato in Parlamento e chiedendo al governo misure adeguate.