Economia

Isfol. Identikit del cocopro: sotto i 40 anni e con un reddito inferiore a 10mila euro

giovedì 1 marzo 2012
​In Italia i lavoratori parasubordinati nel 2010 corrispondono a 1 milione 422mila. Il 46,9%, pari a 676mila unità, sono collaboratori a progetto (cocopro) ed hanno un reddito medio di 9.855 euro l’anno. Il 35,1% dei co.co.pro. ha un’età inferiore ai trent’anni e il 28,7% tra i 30 e i 39 anni. L’84,2% dei co.co.pro. È caratterizzato da un regime contributivo esclusivo e non ha quindi un’altra occupazione: si tratta di 569mila lavoratori, il cui reddito medio scende a 8.500 euro. È quanto rileva l’Isfol sulla base dei primi risultati di un progetto di ricerca sul lavoro parasubordinato basato su dati di fonte Inps.Il secondo aggregato di parasubordinati per consistenza numerica comprende quasi 500mila contribuenti alla gestione Inps, composto da amministratori e sindaci di società, con età media sensibilmente più elevata rispetto ai co.co.pro e con un reddito medio significativamente superiore, pari a oltre 31mila euro annui. Va infine aggiunto un ulteriore gruppo di contribuenti meno omogeneo (collaborazioni occasionali, dottorati di ricerca, borse di studio, collaborazioni presso la Pubblica amministrazione eccetera), composto da 270mila lavoratori, con un reddito medio annuo pari a poco più di 11mila euro.Nel periodo 2005-2010 il numero dei parasubordinati ha subito un andamento leggermente ciclico. Negli anni di crescita economica, 2006 e 2007, si sono raggiunti i valori massimi mentre si è registrata una lieve diminuzione nel biennio 2009-10. Complessivamente gli uomini rappresentano circa il 58% del totale, con un reddito medio quasi doppio rispetto a quello delle donne.La variazione media annua del reddito nel periodo 2005-2010 è pari a +3,4%. Per quel che riguarda specificatamente i co.co.pro tale valore si ferma a +2,3%.Alcuni indicatori ricavati dall’indagine Isfol-Plus consentono di verificare il grado di subordinazione al quale è sottoposta la prestazione lavorativa resa dai parasubordinati. L’Istituto evidenzia che oltre il 70% dei collaboratori è tenuto a garantire la presenza presso la sede di lavoro, il 67% ha concordato un orario giornaliero con il datore di lavoro e il 71% utilizza nello svolgimento della prestazione mezzi e strumenti del datore di lavoro. Inoltre, più del 70% dei collaboratori dichiara che la forma di contratto non deriva da una sua scelta ma da una richiesta del datore di lavoro. Tali dati segnalano la concreta possibilità che questi contratti nascondano in realtà forme di lavoro in qualche misura subordinato.