"Muoversi", anche nel lavoro fa bene. I dottori di ricerca
italiani che decidono di andare a lavorare all’estero guadagnano in media il 50% in più di chi non ha intrapreso percorsi di mobilità. E’ quanto emerge
dall’Indagine sulla Mobilità Geografica dei Dottori di Ricerca svolta
dall’Isfol, di cui l’Istituto ha messo a disposizione una prima
anticipazione.
I dati si riferiscono a un vasto campione di individui che hanno
conseguito il dottorato nel 2006 e sono stati intervistati sei anni dopo. A
fronte di un reddito medio annuo dei dottori di ricerca pari a 20.085 euro
netti, chi scegli di lasciare l’Italia percepisce circa 10.000 euro in più (con
un reddito medio di 29.022 euro). Un vantaggio retributivo si riscontra, pur se
in forma minore, anche per coloro che affrontano percorsi di mobilità
geografica all’interno del territorio nazionale (con un reddito medio di 20.524
euro, contro i 19.180 euro di chi non si muove affatto).
Tra gli altri fattori che
determinano disparità di reddito particolarmente rilevanti emerge il peso della
dimensione di genere: i dottori di ricerca maschi hanno retribuzioni maggiori
del 19,6% rispetto alle donne, così come si rileva in generale nel mercato del
lavoro italiano. Dal punto di vista contrattuale, essere un lavoratore
dipendente a tempo indeterminato permette di raggiungere una retribuzione
dell’11% superiore rispetto a chi svolge un lavoro su basi autonome. Viceversa
i lavoratori dipendenti a tempo determinato hanno una riduzione dei salari del
10% se paragonati agli autonomi. La contrazione è addirittura del 22% laddove
la forma contrattuale sia una collaborazione o un lavoro a progetto. Trova
inoltre conferma il forte peso dell’esperienza lavorativa, a scapito
dell’elevato titolo di studio posseduto: coloro che svolgono il medesimo lavoro
da prima del conseguimento del titolo hanno un reddito del 17% superiore.
Gli indirizzi
disciplinari che generano retribuzioni più elevate afferiscono alle scienze
mediche, farmaceutiche e veterinarie (circa +7% del valore medio). All’opposto
si collocano i dottori con studi umanistici e psicosociali (oltre il -16%). I
dottori che svolgono professioni mediamente qualificate presentano retribuzioni
inferiori sia a coloro che lavorano in professioni tecniche sia soprattutto a
quanti lavorano in professioni
high-skill (rispettivamente -6% e
-20,5%).