Economia

Creare occupazione. «Io, sarto immigrato, assumo nel mio atelier»

Paola Scarsi giovedì 12 aprile 2018

Daniel Robu è nato in Romania nel 1973 ed è in Italia dal 1999. Sposato, con una figlia già grande, ha iniziato a fare il sarto nel suo Paese. «A 14 anni – racconta – ho realizzato il primo paio di pantaloni e nel 1995 ho aperto un atelier a Bucarest: avevo già una dipendente, ma l’economia stava crollando, arrivavano i vestiti di seconda mano ed ho deciso di coronare il sogno trasferendomi nel Paese della moda, di Armani, di Versace, della tradizione sartoriale». Oggi è titolare di un atelier con annesso show-room a Torino, negli spazi di una storica sartoria dove aveva lavorato agli inizi per pochi mesi. Nel 2015 a Tampere in Finlandia ha rappresentato l’Italia al Congresso mondiale dei maestri sarti. Grandi traguardi, ottenuti con grandi sacrifici e molto impegno. «I primi tempi sono stati durissimi e senza mia moglie non ce l’avrei fatta», continua. «Per due anni abbiamo lavorato come collaboratori domestici, poi lei ha ripreso la sua professione di infermiera e mi ha sostenuto completamente: il suo stipendio non era ancora arrivato sul conto che io già pianificavo le spese della sartoria. Molte volte ho avuto la tentazione di lasciare tutto e tornare ad essere dipendente».

Ha iniziato come imprenditore individuale a Giaveno, poi ha aperto un piccolo atelier a Torino in Corso Regio Parco. Oggi ha numerosi dipendenti, in maggior parte stranieri, ma negli anni «ci sono stati anche tanti italiani. Il lavoro è molto duro e richiede un altissimo livello professionale. In questo momento nell’atelier lavorano sarti professionisti, alcuni stagisti e tre ragazzi rifugiati: un giovane pakistano con contratto da apprendista e due 19enni, uno della Costa d’Avorio ed uno del Gambia entrambi tirocinanti: tutti hanno una grande voglia di lavorare e di integrarsi ». Aprire e mantenere un’attività imprenditoriale in Italia è difficile, afferma. «D’altro canto a chi fa il mio mestiere l’Italia offre l’alta qualità dei materiali, la possibilità di sviluppare un brand apprezzato internazionalmente e la serietà, parlando in generale, degli altri imprenditori e dei clienti». Ora vuole consolidare il business e farlo crescere fino al suo livello massimo: per questo investe molto nei dipendenti, «nel mio atelier voglio i migliori» e nella loro formazione: «Uno di loro va un giorno alla settimana all’Accademia Nazionale di Sartoria a Roma dove frequenta la scuola di taglio. Nello stesso tempo investo anche in tecnologia, necessaria anche nel mio settore. Nel mIo laboratorio taglio solo io, a mano libera, ma non è più sufficiente».