Economia

INTERVISTA. Tricarico: «Ma servono subito delle regole chiare»

Andrea Di Turi giovedì 2 maggio 2013
Quanto la speculazione sul cibo incide sui prezzi dei prodotti alimentari? Fao e Unctad hanno lanciato negli ultimi anni l’allarme in tal senso. Ma va chiarita prima di tutto una cosa: «Quelli agricoli sono fra i mercati più imperfetti, con problemi di liquidità, per cui il ruolo dell’intermediazione è sempre stato determinante». A dirlo è Antonio Tricarico, dell’associazione Re:Common, che da anni segue i grandi vertici internazionali dove si scrivono le regole della finanza globale.Incide più la speculazione o fenomeni come la crescita demografica o il climate change?Vari fattori impattano su prezzi e volatilità, in alcuni casi nel lungo e in altri nel breve termine. Il trading di breve termine contribuisce a provocare la volatilità che serve a chi intende speculare.Si può dare un ordine di grandezza di questo impatto?Nel 2012 sono diminuiti gli investimenti nelle commodity agricole e, se si analizzano gli indici medi di volatilità, si trova che è stato l’anno con la volatilità più bassa nell’ultimo decennio. La presenza finanziaria, insomma, ha un effetto moltiplicativo della volatilità. Nel 2010, ad esempio, il problema dei raccolti di grano in Russia, crollati a causa degli incendi, si calcolò potesse avere un impatto del 2% sull’offerta mondiale di grano, ma l’effetto che si registrò fu molto più ampio. Nel breve termine e in alcune circostanze la speculazione può pesare fino al 50%.Queste analisi sono condivise?C’è chi le critica o addirittura respinge, il dibattito è in corso. Ultimamente, però, anche a livello accademico, in particolare da parte dell’Unctad, si sono prodotti studi econometrici che mostrano come queste correlazioni vi siano.Il passo indietro di alcuni grandi investitori è frutto di campagne di pressione?Mi piacerebbe fosse così, anche se è vero che il sentire generale su questi temi sta crescendo molto. Occorre però distinguere attori e tipologie di prodotti. Il fenomeno dell’ultimo anno riguarda soprattutto i grandi fondi pensione, che hanno ridotto l’esposizione su prodotti come gli Etf principalmente perché nel 2012 hanno reso poco. Altri fondi hanno agito sulla spinta dell’opinione pubblica. Le grosse banche d’investimento, nonostante i proclami, non hanno fatto molto.Quali sono gli strumenti per arginare la speculazione?Serve una regolamentazione molto chiara e netta, che metta al bando alcuni prodotti molto speculativi. Altra questione centrale è separare banche commerciali e banche d’investimento, altrimenti la gestione del risparmio continuerà a trasformarsi in un’attività altamente speculativa per generare extra-profitti. E poi occorre rivalutare gli strumenti non finanziari ma economici che aiutano produttori e attori del mercato a coprire il rischio: finché in Europa la Pac stabilizzava i prezzi, per esempio, il mercato delle commodity agricole era praticamente inesistente.