Il pro
blema sono i soldi. Arnaldo Abruzzini, segretario generale di
Eurochambres, l’associazione europea delle Camere di Commercio, lo dice in
maniera meno brusca, ma lo dice: «Le misure per le imprese approvate dal
Consiglio Europeo vanno nella giusta direzione, ma difettano di velocità e
consistenza. Se mi raccontano che tutto lo sforzo per le piccole e medie imprese
vale lo 0,2% del budget europeo, allora non posso non pensare che agli
imprenditori lasciano solo i bruscolini».
Nel piano europeo per il lavoro dei giovani i soldi ci
sono: i fondi sono stati portati da 6 a 8 miliardi. Non basta?
Quella è una misura importante e concreta, e siamo contenti che le risorse
siano state aumentate del 30%. Da anni come rappresentanti delle imprese
ripetiamo che molti sistemi formativi europei non preparano in maniera pratica
al lavoro, quindi occorre organizzare una formazione che scenda sul terreno,
sul piano pratico. Per questo servono risorse per l’apprendistato. Ma è
inaccettabile che il piano parta nel 2014, queste misure devono essere
disponibili da subito.
Per le piccole e medie imprese il Consiglio ha
introdotto anche le garanzie della Bei.
È da un anno e mezzo che portiamo avanti la proposta della creazione di un
fondo di garanzia europeo per le Pmi. Il credito manca perché le banche non
guardano ai rischi in maniera coerente, avere delle garanzie europee aiuterà. Ai
capi di Stato sono state fatte tre proposte per la costruzione di questo fondo,
le differenze riguardano la leva finanziaria. Come minimo ci sono 10 miliardi
di uero di garanzie. Qualunque opzione sceglieranno gli effetti saranno
positivi.
Tutto sommato sembrate soddisfatti delle novità.
Lo ripeto: la direzione è giusta, ma ci sono difetti sui tempi e sulle cifre.
Prendiamo l’accesso ai mercati esteri. Tutti gli Stati dell’Unione hanno dei
piani per aiutare le imprese ad andare all’estero, tutti sono d’accordo che
l’internazionalizzazione è fondamentale. Bene, il piano europeo Cosme mette a
disposizione per l’accesso ai mercati esteri delle Pmi meno di un miliardo in
sette anni, una cifra che potrebbe essere stanziata da una regione italiana...
Diventa una questione di coerenza.
In che senso?
Non si può da un lato parlare di quanto siano importanti le Pmi per l’economia
europea e dall’altro destinare alla competitività solo il 3% dei fondi. Le
imprese non ricevono quello che in qualche modo dovrebbero ricevere. L’Europa
fa tanti bei discorsi, ma soffre del problema della politica: contrariamente
alle aziende, la politica promuove più che essere, continua a inventare slogan
nuovi per mantenersi in vita. Abbiamo sottolineato, per esempio, che gli
obiettivi di "Horizon 2020", che sono giusti e ambiziosi, sono già
stati messi da parte. Non si può andare avanti spostando sempre il traguardo
per non raggiungerlo mai.