Tendenza. Intelligenza artificiale in crescita e alla ricerca di professionisti
L'intelligenza artificiale è ormai già presente
Il mercato globale dell’Ia-Intelligenza artificiale è in continua crescita: nel 2022 siamo passati da 93,5 miliardi di dollari a 136,6 miliardi e, secondo le proiezioni, si arriverà a toccare i 1.811,8 miliardi entro il 2030. Il World Economic Forum ha stimato che i posti di lavoro che l'Ia creerà supereranno quelli che sostituirà in tutto il mondo di ben 12 milioni di posizioni. Non solo: con oltre il 77% delle aziende che già utilizzano o esplorano l'uso dell'Ia, appare evidente che questo sarà sicuramente uno dei settori su cui puntare a livello lavorativo. Anche se il 38% delle persone si aspetta che l'Ia elimini completamente alcuni posti di lavoro nei prossimi tre anni. Questa visione apocalittica, però, è priva di fondamento. Certo, non possiamo negare che alcuni lavori (soprattutto quelli più di routine e ripetitivi come per esempio l’inserimento di dati) potranno essere automatizzati grazie all’apporto della tecnologia, ma nessuna macchina potrà mai sostituire completamente un candidato umano che – grazie a creatività, capacità di risolvere i problemi e pensiero critico – continuerà a essere essenziale. Tuttavia, se volessimo indicare i ruoli che, in questo momento, sono maggiormente richiesti dalle aziende, dovremmo citare: machine learning engineer, data scientist, Ia researcher, Ia engineer e Ia architect. Il machine learning engineer è responsabile dello sviluppo, della creazione e dell'implementazione di modelli e sistemi di machine learning. Un’altra figura chiave è il data scientist, professionista che si occupa di sviluppare strategie per l'analisi, l’elaborazione e l’interpretazione di grandi quantità dati e di fornire indicazioni strategiche per il successo del business attraverso la creazione di modelli predittivi. Risolvere problemi complessi e trovare nuovi ed originali modi per creare sistemi sono due dei compiti più impegnativi per gli Ia researcher. L’Ia engineer, invece, crea e gestisce sistemi e applicazioni di intelligenza artificiale. Si occupa, inoltre, della progettazione, dell'implementazione, dell'integrazione dei sistemi di intelligenza artificiale con le applicazioni esistenti e dell’ottimizzazione dei modelli di Ia. L’Ia architect, invece, è responsabile della pianificazione, della progettazione e dello sviluppo di ecosistemi che facilitano una comunicazione efficace tra diverse tecnologie. «Questo trend – spiega Riccardo Spada, executive manager di PageGroup – ha un impatto notevole a livello di occupazione perché, in questo momento assistiamo a una significativa scarsità di candidati qualificati per occupare tutte le posizioni vacanti nel settore dell’intelligenza artificiale. Basti pensare che a livello globale, infatti, si prevedono entro il 2025 circa 100 milioni di nuovi posti di lavoro legati proprio a questo ambito che, attraverso l’aggiornamento costante delle competenze, dovranno necessariamente essere coperti affinché le aziende non subiscano una perdita di vantaggio competitivo all’interno del proprio settore. Il settore è in continua evoluzione ed offre notevoli opportunità di carriera e di guadagno, anche per i candidati più giovani. L'occupazione in un settore in così rapida espansione porta spesso con sé diverse opportunità di crescita, flessibilità di orari e ruoli ma anche stipendi piuttosto competitivi. A causa della carenza di lavoratori qualificati, il mercato del lavoro dell'intelligenza artificiale è significativamente condizionato, molto più di altri contesti ad alta specializzazione in cui questo fenomeno è già visibile, dagli orientamenti e dalle decisioni dei candidati stessi che, forti dei loro asset di competenza prezzati al rialzo dal mercato, hanno la possibilità di negoziare con maggiore efficacia condizioni più favorevoli o pacchetti retributivi più vantaggiosi».
Un altro settore che si affida all'Ia è la logistica. Magazzini automatici, automazione dei processi e migliore customer care. Sono questi i tre pilastri su cui si fonda quella che potremmo definire la logistica 5.0 e che, grazie allo sviluppo dell’Ia, sta rendendo il settore decisamente più efficiente. Tra i professionisti più richiesti: data scientist e blockchiain developer. Il data scientist si occupa di analizzare, tradurre e interpretare una notevole mole di dati per comprendere i trend e sviluppare dei modelli predittivi. Svolge un lavoro molto complesso che richiede conoscenze tecniche avanzate, nell’ambito della statistica, della matematica, della programmazione e del machine learning. Il lavoro del blockchain developer, invece, consiste nello sviluppo di software e di infrastrutture digitali complesse pensate per l’ottimizzazione dei processi. È, dunque, un tecnico informatico altamente specializzato. «L’Ia – precisa Orazio Stella, senior partner di Loriga&Associati – ha (e avrà in futuro) un grande impatto in tutti i settori, logistica compresa. Grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, sarà possibile passare dalla vecchia concezione della logistica basata sulla reazione (risolvo il problema quando si verifica) a una più smart, all’interno della quale si possono elaborare strategie in grado di prevedere eventuali disguidi, ma anche trend di mercato interpretando correttamente l’enorme quantità di dati che ogni azienda ha a disposizione. Una vera e propria rivoluzione che, da un lato, renderà il settore sempre più efficiente e, dall’altro, aprirà una serie di opportunità professionali estremamente interessanti».
Il dibattito attorno all'intelligenza artificiale
Gli umanisti dovranno imparare la matematica perché l’Ia rivoluzionerà anche le loro discipline. Sono tante le implicazioni che l'Ia sta già avendo sul mondo e il network internazionale di Atenei cattolici Sacru ha scelto di dedicare proprio al ruolo delle istituzioni accademiche nell’era delle intelligenze artificiali il suo primo convegno accademico svolto in presenza e ospitato nel campus milanese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Più di 80 tra professori e ricercatori da Cile, Spagna, Australia, Usa e altri Paesi del mondo, assieme agli otto rettori delle Università coinvolte, si sono riuniti per discutere come le conoscenze e le attività di ricerca degli Atenei del network possano essere messi a sistema per aiutare la società ad affrontare una delle grandi sfide che attende il mondo già oggi. Il convegno internazionale è stato aperto dai saluti del Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione mentre le sessioni plenarie sono state presiedute e coordinate da Antonella Sciarrone Alibrandi, docente della Cattolica e sottosegretaria del medesimo Dicastero. «In questi giorni abbiamo avuto a Milano un colloquio scientifico sull’Intelligenza Artificiale che ha affrontato il tema non solo dal punto di vista tecnologico e del potenziale impatto sociale - dichiara il professor Pier Sandro Cocconcelli, prorettore vicario, con delega per il coordinamento dei progetti di internazionalizzazione dell’Università Cattolica e riconfermato segretario generale del network Sacru per i prossimi tre anni- ma che ha anche discusso come le università debbano rispondere al cambiamento di contesto che sta caratterizzando il settore educativo a livello nazionale e globale. Le otto università condividono una visione comune e una missione comune: formare le giovani generazioni e produrre ricerca che abbia impatto sulla società. Per perseguire questi obiettivi, Sacru ha sviluppato una strategia quinquennale che prevede una forte collaborazione tra gli otto Atenei». Nell’intervento che ha chiuso il convegno The Future of Catholic Universities in the AI Age e che ha riassunto i contenuti della due giorni di lavori in vista del position paper ufficiale del network che sarà pubblicato entro la fine dell’anno sul rapporto tra Atenei e Ia, il professore di Computational Linguistics dell’Università Cattolica Marco Passarotti ha sottolineato la necessità di educare alla Ia, prima ancora di coinvolgere strumenti come ChatGPT nei processi educativi: «Questa educazione sulla Ia deve essere inclusa in qualsiasi curriculum educativo fin dalle scuole primarie, per colmare il divario tra i professionisti altamente specializzati e la società. Le Università devono supportare l’istruzione primaria sulla Ia con competenze e strumenti. Per sostenere i propri laureati con competenze e conoscenze corrette è obbligatorio non avere più confini disciplinari e lanciare corsi di laurea e master interdisciplinari». Per esempio, le materie umanistiche grazie all'Ia possono diventare discipline sperimentali: «Gli umanisti hanno sempre fatto uso dei dati - nota Passarotti - ma non hanno mai avuto una tale quantità di dati a portata di mano e una tale qualità della loro massiccia elaborazione. Tale svolta computazionale non rimuove il ruolo degli umani; eppure, è una nuova sfida per loro: mette nelle loro mani i dati e le correlazioni tra i dati come mai prima d'ora. E rende il loro lavoro replicabile. Niente più separazione tra discipline Umanistiche e Scientifiche: quello della Ia è il tempo della multidisciplinarietà». Per gli Atenei di Sacru l’Ia non minaccia l’uomo, ma consente invece di raggiungere una maggiore comprensione di sé e del mondo, se utilizzata correttamente.
E per questo è fondamentale promuovere una visione dell'Ia come catalizzatore per migliorare il potenziale umano. «È un dato di fatto che la ricerca e lo sviluppo dell'Ia siano una costante e che molte aziende stiano lavorando per sviluppare e introdurre applicazioni pratiche di Ia, vedendo in questa il motore della crescita aziendale», afferma Alberto Sala, Head of Technology di Robert Walters Italia. Questo sviluppo ha portato numerose aziende a entrare in competizione per l’assunzione dei migliori professionisti nell’ambito dell’Ia e della scienza dei dati. Ma è importante sottolineare che ci sia ancora una mancanza di equilibrio tra il numero delle risorse richieste e la quantità di professionisti con le competenze e l'esperienza necessarie per svolgere questo tipo di ruolo. Questo fenomeno determina una forte concorrenza nelle assunzioni. Nel campo della tecnologia e del digitale, è fondamentale puntare su profili professionali che abbiano la capacità di percepire il cambiamento e il desiderio di apprendere e aggiornare le proprie competenze, oltre a possedere abilità ed esperienze che possono essere sfruttate sul lavoro. Per attirare gli specialisti di Ia che scarseggiano a livello globale, è essenziale offrire loro uno stipendio competitivo, ma è sempre più importante che il progetto stesso sia attraente. Inoltre, i candidati tendono a notare se l'azienda ha o meno una visione chiara di come voler sfruttare la tecnologia Ia. «La tecnologia e l'Ia sono arrivate a rendere i processi più efficienti, più veloci e più produttivi. Questo non significa che la maggior parte dei lavori scomparirà, ma che diventeranno più strategici, quindi i professionisti dovranno adattarsi, poiché ci sono competenze umane che la tecnologia non potrà mai sostituire», sottolinea Sala.
Inoltre il 71% dei manager italiani vede l’intelligenza artificiale come la più importante ed efficace opportunità per sviluppare il proprio business oggi e in futuro. È questo uno dei dati principali emersi dall’analisi preliminare di alcuni risultati di un recente sondaggio online condotto da Business International – Fiera Milano per analizzare la percezione e i possibili impatti dell’adozione di applicazioni di AI all’interno dell’impresa contemporanea. Un’analisi che sarà presentata nella sua versione integrale in occasione della sesta edizione di Aixa – Artificial Intelligence Expo of Application. La più grande manifestazione italiana dedicata alle applicazioni di intelligenza artificiale per il mondo del business e organizzata da Business International – Fiera Milano, infatti, l’8 e il 9 novembre tornerà ad animare gli spazi dell’Allianz MiCo di Milano, con l’obiettivo di promuovere una cultura dell’innovazione che porti le imprese del nostro Paese ad aumentare i propri investimenti nel settore, per guardare a una crescita di grande importanza e valore per il futuro dell’industria e dell’economia.
Mentre il 2023 è stato proclamato l’Anno europeo delle competenze su proposta della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante il suo discorso sullo stato dell'Unione lo scorso 14 settembre. E quale occasione migliore per raccogliere la sfida che l’Ia ci propone per investire sulle competenze in ogni ambito e a qualunque età. «I ragazzi di oggi sono immersi in questo mondo, siamo noi – gli adulti – a rimanere sulla soglia con un piede dentro e uno fuori - sostiene Giuseppe Melara, presidente di Fmts Group -. Ne siamo incuriositi ma anche spaventati. Eppure nel nostro vocabolario non mancano parole come metaverso, realtà aumentata e transizione digitale. Ne conosciamo il significato ma fatichiamo ad adottarle come “reali”. Il mondo della scuola in queste settimane è impegnato a fare i conti con il cambiamento dettato dal Piano Scuola 4.0 che prevede un investimento di 2,1 miliardi di euro per realizzare 100mila classi innovative e laboratori per le professioni digitali del futuro. L’innovazione chiede alla didattica di mettere in campo lezioni più interattive e lo fa attraverso strumenti di ultima generazione. Con la startup Itaca proprio a fine gennaio a Salerno è stato presentato un progetto di formazione immersiva, con l’utilizzo di visori e simulatori di Vr/Ar e Mixed Reality, che ha tenuto conto di un approccio educativo basato sui pilastri fondamentali dell’apprendimento: divertimento, emozione, focalizzazione, centralità ed efficacia didattica. La scuola è il primo interlocutore ma non il solo. Durante la tavola rotonda organizzata dal CeSFoL, che ha accompagnato la presentazione dei visori e dei loro contenuti formativi, mi ha colpito l’approccio avuto dagli studenti e dagli adulti nell’indossare i visori. I primi decisamente più disinvolti e inclini a recepire le informazioni per entrare nel nuovo mondo; i secondi, invece, curiosi sì ma più impacciati. È una questione di approccio, dunque, perché poi l’effetto “wow” è stato uguale per tutti. Puntare dunque sulla capacità attrattiva della meraviglia potrebbe essere la password giusta per consentire ai più di accedere a quei mondi per i quali siamo chiamati a rafforzare le nostre competenze e passare così da un livello base di alfabetizzazione digitale ad uno decisamente più elevato. Con il metaverso, ancora allo stato embrionale, si sta parlando di “nuova frontiera dell’interazione sociale”, mentre con Chat Gpt d’intelligenza artificiale conversazionale. La rivoluzione del digitale è in corso, anzi in corsa. Rimanere indietro implicherebbe scontare l’ennesimo ritardo. Uno stop che il nostro Paese non può permettersi, oggi più che domani».
Secondo Mik Cosentino, fondatore di Ulama, «l’Italia è storicamente un Paese basato sulla manodopera e sulla classe sociale media, che svolge spesso lavori umili, poco pagati e, purtroppo, sostituibili da macchine o dall’Ia. ChatGPT semplifica la vita in tantissimi lavori e mansioni, sia in termini di tempo sia di risultato, e consente di non avere in organico figure obsolete. Se nell’epoca della recessione perpetua si avrà modo di delegare alcuni compiti alle macchine, le aziende inevitabilmente lo adotteranno. Come sempre, il problema è alla radice. L’Italia è più spaventata rispetto ad altri Paesi perché ha un’impostazione professionale ancora molto basata su lavori antiquati e che rischiano di scomparire, sotto l’onda dell’innovazione. Ma è anche importante tenere conto del fatto che l’intelligenza artificiale andrà a intaccare lavori ripetitivi, dove non occorrono ingegno e creatività, e che una macchina può fare a costo zero. Tuttavia, i focus si sposteranno da vecchi a nuovi lavori come il prompt writer, che sarà una figura essenziale in azienda. Se è vero che l’Ia sostituirà milioni di posti di lavoro, è anche vero che ne aprirà altrettanti. Software come Chat Gpt sono strumenti potentissimi, ma ciò che li attiva è la persona che sa come porre determinate domande per ricevere le giuste risposte».
Le opportunità formative
Ericsson annuncia l'apertura delle iscrizioni alla nuova edizione del Digital Lab, un programma di formazione all'avanguardia che offre percorsi Stem ai giovani studenti delle scuole secondarie di secondo grado. L’edizione 2023/24 è rivolta alle scuole di Roma e provincia, le quali sono chiamate a manifestare il proprio interesse compilando il form dedicato sul sito dell’azienda entro il prossimo 8 settembre. Giunto alla IV edizione, il Digital Lab arricchisce la formazione tradizionale degli studenti con competenze Stem e soft skill. Privilegiando un approccio learning by doing, saranno tre i moduli al centro dell’edizione 2023/24: intelligenza artificiale, robotica, ed elettronica. Ogni modulo prevede cinque sessioni da due ore. La formazione avrà luogo presso la sede di Ericsson a Roma, in via Anagnina, e sarà tenuta da più di 80 professionisti altamente qualificati dell’azienda, impegnati come volontari. L'impegno concreto di Ericsson verso le giovani generazioni è testimoniato anche dai numeri. Negli ultimi anni, nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro e dei Pcto-Percorsi per le competenze trasversali el'orientamento, Ericsson ha instaurato collaborazioni con oltre dieci scuole distribuite in cinque diverse città (Genova, Milano, Pagani, Pisa, Roma), formando un totale di oltre 900 studenti.
Fastweb digital academy, la scuola per le nuove professioni del futuro fondata nel 2016 da Fastweb assieme a Fondazione Cariplo, ha raggiunto un importante traguardo: dal 2016, anno della sua fondazione, a oggi sono 100mila i partecipanti ai suoi corsi di formazione sulle competenze digitali. Secondo i dati della survey condotta su 15mila iscritti alla community della Fastweb digital academy oltre il 22% dichiara di aver arricchito il proprio curriculum vitae con i corsi Fda riuscendo a cambiare o a migliorare la propria posizione lavorativa, mentre l'85% dichiara di aver frequentato almeno un corso nell'ultimo anno portando a quattro il numero dei corsi effettuati in media dagli iscritti grazie anche alla possibilità di seguire le lezioni in qualsiasi momento in modalità on-demand. La competenza e la disponibilità dei docenti della scuola si confermano inoltre tra gli elementi più apprezzati dagli iscritte e dalle iscritte, seguite dalla fruibilità dei corsi e dall'innovatività dei contenuti offerti. Dati a testimonianza del valore generato dall'offerta formativa della scuola che dalla sua fondazione ha avviato, in presenza o in streaming, oltre 1.000 classi e oggi conta più di 100 corsi a catalogo fruibili on demand. Particolarmente richiesti i corsi nell'ambito del digital marketing e dei social network e della creatività digitale che abbracciano le professioni legate alla grafica, alla progettazione, al visual fino al fashion design, oltre ai percorsi dedicati alla sostenibilità e inclusività e alle tecnologie emergenti come l'intelligenza artificiale e per l'apprendimento di competenze nell'ambito della cyber sicurezza per la formazione di esperti che saranno sempre più ricercati nei prossimi anni.
Cogliere le opportunità offerte dalla rivoluzione tecnologica nel mondo dei servizi linguistici e formare professionisti con competenze a 360 gradi che rispondano alle forti richieste del mercato. È con questi obiettivi che nasce a Milano presso la Civica Scuola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli il primo corso di alta specializzazione per Project manager linguistici in Italia, in collaborazione con Landoor, agenzia di
traduzione, e il patrocinio di Federlingue Confcommercio. Il Project manager linguistico è il vero e proprio “motore” delle agenzie di traduzione e dei reparti di comunicazione e localizzazione delle grandi aziende: si tratta di una figura centrale con visione strategica, di collegamento tra i clienti e l’azienda, che si occupa di coordinamento, pianificazione dei progetti, gestione di tempi e budget, ed è per questo che è molto richiesta dalle imprese. Ha competenze tecniche, ma anche capacità che afferiscono alla sfera dell’intelligenza emotiva, dalla gestione del team alla psicologia delle relazioni lavorative. Il corso offre, accanto all’apprendimento degli strumenti di Language Technology più avanzati, competenze su aspetti organizzativi, commerciali e normativi, passando attraverso l’acquisizione delle nuove abilità in linea con le sfide poste dalla nuova frontiera dell’umanesimo digitale. Possono accedervi laureati in lingue o mediazione linguistica, comunicazione, relazioni pubbliche, economia, gestione aziendale, sia con laurea triennale che
magistrale. Il termine ultimo per l'iscrizione all'ammissione è il 14 settembre 2023. Clicca qui per informazioni e iscrizioni.